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PRATICA DI SCUDERIA – ALIMENTAZIONE DEL CAVALLO

Il cavallo è un animale creato per stare all’aperto, e quindi naturalmente rustico e resistente alle intemperie.   Questo dato di fatto non va mai dimenticato nella gestione quotidiana dei cavalli:  se esageriamo con le cure diventano delicati e quindi molto più soggetti a malattie e lesioni.

Il cavallo che non lavora dovrebbe essere tenuto prevalentemente al prato,  condizione naturale nella quale è in grado di badare a se stesso. Se il cavallo lavora,  dovrebbe essere tenuto in box, o in un recinto coperto di ampiezza limitata per recuperare le energie spese nel lavoro e per riflettere sulle lezioni ricevute.

Il box dovrebbe avere una dimensione tale da consentire al cavallo di inscrivere un circolo stretto (min. 3,5 X 3,5 per un cavallo non troppo grande).  Ricoverare un cavallo in un box troppo piccolo o male dimensionato,  impedisce al box di svolgere la sua funzione che è quella di consentire al cavallo di muoversi in sicurezza.  Il  cavallo sarà inoltre soggetto al rischio di rimanere incastrato contro le pareti del box, procurandosi, con elevatissima probabilità, delle lesioni vertebrali.

Le pareti devono essere solide, a prova di calcio, per evitare gravi lesioni alle arterie degli arti. Il cavallo non deve mai essere lasciato con la capezza indossata quando è libero nel box o nel paddock: potrebbe strangolarsi.

Il cavallo ha bisogno di molta aria pulita: di conseguenza, se i box danno sull’interno della scuderia, è opportuno aprire anche delle finestre verso l’esterno o almeno delle prese d’aria a girandola a circa 1 m. di altezza.

Il tetto deve essere riempito di materiale isolante,  le porte devono essere larghe per evitare il rischio di lesioni alle anche che possono provocare lussazioni lombo-sacrali.  Dovrebbe contenere una mangiatoia, possibilmente ripiegata all’interno, per evitare uno spreco di mangime ed un abbeveratoio da mettere in un angolo.  Abbeveratoio e mangiatoia devono essere controllati ed eventualmente puliti tutti i giorni.   E’ opportuno, sopratutto d’estate, mettere un rullo di sale nella mangiatoia per reintegrare i sali minerali dispersi nel sudore.

Se dovessi ricostruire  una scuderia mia, realizzerei una grande tettoia ben coibentata: sotto di essa dei recinti infilati nel terreno e spostabili in modo che si possa utilizzare tutto lo spazio anche se vi sono pochi cavalli ricoverati ed assicurare ad essi aria a volontà e la possibilità di vedersi e vivere in comunità nel rispetto della loro natura.

Il pavimento del box non deve essere scivoloso e dovrebbe garantire un buon assorbimento dei liquami. La lettiera dovrebbe assicurare un buon assorbimento ed uno spessore sufficiente per la comodità del cavallo quando si corica. Non deve essere polverosa.  I materiali più indicati sono il truciolo ed il cocco.  La paglia, che è la più gradita ai cavalli, presenta problemi di stoccaggio, smaltimento, ingestione da parte del cavallo ed indurimento dei fettoni (ce ne vuole almeno mezza balla al giorno).
Deve essere rinnovata e mantenuta sempre asciutta e pulita.   Particolare cura deve essere dedicata al rispetto delle norme antincendio (in scuderia NON si fuma e bisogna avere sempre degli estintori efficienti a disposizione).

Il cavallo tenuto in box deve essere pulito: per pulizia si intende soprattutto l’asportazione dello sporco che occlude i pori della pelle.  Si effettua, principalmente, con la striglia napoletana (ne esistono esemplari eccellenti in alluminio) esercitando una pressione commisurata alla sensibilità della pelle del cavallo,  nei due sensi, con movimenti semicircolari. Si completa con la spazzola di setole dure che viene usata nei due sensi e viene pulita sulla striglia. Il cavallo è pulito quando con la striglia non esce più niente e con la spazzola è stato asportato tutto lo sporco dal pelo.  Si completa la pulizia con il bruscone che rimuove lo sporco dagli arti e dai crini.  La coda deve essere impugnata sotto il codone con la mano sinistra per evitare di strappare i crini (ci mettono almeno sei mesi a ricrescere) e pulita con il bruscone.  In caso di forti reazioni sulla schiena è sempre prudente chiamare il fisioterapista-osteopata:  con tutta probabilità si tratta di compensazioni muscolari dovute ad un problema vertebrale.

L’uso dell’acqua per pulire il cavallo è da proscrivere: l’unica parte del cavallo che ne beneficia, sono i piedi che possono essere lavati con un secchio ed una spugna.

E’ anche opportuno passare la spugna umida in tutte le parti che sudano – tra le coscie, nella zona della sella e delle cinghie- sul contorno degli occhi e nelle narici, nella zona toccata dalle stinchiere,  eventualmente aggiungendo all’acqua un tappo di lisoformio per disinfettare e tenere lontane le zecche ed altri parassiti.

Prima di montare il cavallo bisogna prendere l’abitudine di far scorrere la dita sui tendini anteriori: devono essere freddi ed asciutti.  In caso contrario il cavallo deve solo passeggiare a mano ad evitare di aggravare una tendinite: nel dubbio, chiamare il veterinario.  Ma, col tempo,  un cavaliere può diventare molto esperto e battersela con l’ecografo.

L’alimento di base per il cavallo è il fieno: dovrebbe essere tagliato una settimana prima del pieno fiore ed asciugato bene per mantenere il massimo valore nutritivo. Purtroppo, per ragioni commerciali, perché il prodotto raddoppia di volume, si tende a tagliarlo molto più tardi.  Quando il fieno assomiglia alla paglia, ha poco valore nutritivo;  i cavalli gonfiano la pancia e non hanno condizione.  Il fieno naturale polifita è il migliore, ma possono essere utilizzati anche quelli a seminagione annuale:  la medica contribuisce alla condizione del cavallo ma deve essere consumata con gradualità e moderazione (max 4 kg.) perché è molto riscaldante.   Se il fieno è asciugato male, produce delle muffe: in questo caso non deve essere utilizzato, nemmeno bagnato. Lo stato di conservazione del fieno si giudica dal profumo; la qualità dallo spessore degli steli e dalla presenza di fiori.  Nulla può sostituire il buon fieno nell’alimentazione del cavallo.   Un sistema pratico per stabilire le quantità, è quello di darne a volontà finchè lo lascia.  Il cavallo che non mangia abbastanza fieno è soggetto a coliche ed ulcere gastriche.

Al cavallo che lavora, si sostituisce parte della quantità di fieno con dei cereali in relazione alla quantità e qualità del lavoro: questa quantità deve essere quella sufficiente a che il cavallo recepisca il lavoro senza mostrare eccessivo affaticamento. Nulla di più (normalmente 1 kg/quintale al massimo).  Per evitare coliche e podoflemmatiti (grave degenerazione del piede) è essenziale regolare giornalmente la quantità di concentrati ed applicare, ad ogni cambio di regime, il criterio della gradualità.

I cereali più adatti per i cavalli sono l’avena e l’orzo.  Possono essere somministrati al 50%.  L’avena può essere somministrata intera;  deve essere pulita e di alto peso specifico. L’orzo deve essere schiacciato o messo a bagno o ancora cotto.  Può essere impiegato anche il mais ricordando che è molto riscaldante.  I mangimi bilanciati fanno risparmiare tempo e sono quindi consigliabili se di buona qualità.  Bisogna controllare il cartellino: il primo prodotto può essere  al 30%, il secondo al 15, il resto in piccole quantità. Di conseguenza i primi due contenuti dovrebbero essere cereali: diffidare della medica perchè spesso vengono acquistate delle partite andate a male. La qualità si vede subito sul pelo del cavallo…. Una volta alla settimana, allo scopo di mantenere in buono stato l’intestino e l’appetenza del cavallo, è opportuno aggiungere 80 gr. di solfato di sodio nel beverino.  Trenta grammi di bicarbonato di sodio aiutano il cavallo che lavora a smaltire l’acido lattico.   Bisogna  controllare tutti i giorni l’atto di fiantare dei cavalli: deve essere facile ed abbondante e di media consistenza.  Se sono poche e/o consistenti, somministrare erba fresca e solfato perché il fegato non funziona correttamente.  E’ utile anche aggiungere ai cereali 150 gr.  di olio di mais.  Se il cavallo mangia le sue fiante è carente di vitamina B12.

I cereali devono restare più tempo nello stomaco per consentire ai succhi gastrici di trattarli:  di conseguenza devono essere somministrati al cavallo almeno un’ora dopo il fieno e lontano dal lavoro(2 ore).  Essendo lo stomaco del cavallo molto piccolo, la razione deve essere suddivisa in più pasti (min. 2+2).   Per mantenere il cavallo in buono stato,  nulla può sostituire l’erba fresca di prato naturale:  basta l’equivalente di 20 ‘  di pascolo.  Ha un effetto depurativo sul fegato, fornisce le vitamine necessarie e contiene la silice che determina il consumo regolare della dentatura. Il consumo della dentatura deve essere anche equilibrato perché ha influenza sull’equilibrio della colonna: periodicamente (ogni 2-3 anni) è opportuno un controllo da parte di un dentista specializzato ( un semplice veterinario non è indicato).

In maggio è conveniente sostituire il fieno con l’erba per un mese.  Bisogna fare attenzione che il pascolo non contenga piante velenose;  esse (ad es. le felci…) sono velenose anche se sono affienate!  L’eventuale somministrazione di erba medica deve essere molto graduale e comunque per quantitativi limitati perchè è molto riscaldante e può provocare delle coliche (è indicata per i cavalli in accrescimento).   L’erba tagliata non deve essere ammucchiata  perchè farebbe reazione diventando indigesta.

I vermi, parassiti dell’intestino, devono essere combattuti perchè influiscono sulla condizione del cavallo e possono provocare coliche.  Bisogna evitare di mettere il cavallo in un recinto dove sono passati altri cavalli, senza una pulizia accurata.  Conviene somministrare un vermifugo ad ampio spettro ad ogni cambio di stagione, senza esagerare per non distruggere le naturali difese del cavallo.  Aiuta la somministrazione di tabacco da masticare (sigari tagliati).    Lo stato della dentatura ha molta importanza nella capacità del cavallo di masticare correttamente ed il suo equilibrio influenza quello della colonna vertebrale:  ogni due anni bisognerebbe far visitare il cavallo da un apposito dentista che, con uno strumento idoneo, elimina le punte che impediscono ai denti di combaciare.  I denti si consumano naturalmente se il cavallo mangia erba fresca per il suo contenuto siliceo.

I cavalli che lavorano dovrebbero essere ferrati allo scopo di mantenerli sempre in perfetto appiombo.  Il giusto appiombo di un cavallo non può essere misurato con uno strumento ma attiene all’occhio dell’uomo di cavalli: è quello che, allineando le falangi, assicura al cavallo la posizione che gli viene più comoda.  La proiezione del pastorale dovrebbe toccare terra al centro del piede.  Il piede ha una funzione amortizzante, come una ventosa(“La ferratura”).  La ferratura  la deve favorire anche perchè è necessaria una buona circolazione sanguigna (la moda vigente di applicare agli anteriori ferri con due barbette è assurda: come obbligare un saltatore a portare scarpe strette!).  Poichè tendono a crescere le parti che sopportano meno pressione,  se il piede è in perfetto appiombo cresce poco ed in modo uniforme.  Se il cavallo consuma maggiormente un lato(quarto) del ferro, bisogna pareggiare l’unghia dall’altra parte.   I ferri dovrebbero essere abbastanza larghi da assicurare un appoggio sicuro:  è incredibile quanto una buona ferratura possa influire sulla locomozione del cavallo!  E’ provato che i ferri realizzati con materiali di scarsa conducibilità elettrica (alluminio) rendono le estremità dei cavalli più soggette a lesioni varie.   Le unghie troppo secche si spaccano: bisogna ingrassarle, sopratutto d’estate, con grasso animale due-tre volte alla settimana.


Le coperte modificano la natura e quindi sono, finchè possibile, da evitare (è scientificamente dimostrato da più di un secolo che peggiorano la condizione del cavallo perché non ne favoriscono il ricambio).  Il cavallo soffre il caldo, non il freddo: infatti, la temperatura ideale per lui è di 10° e, se non è tosato, è in grado di resistere fino a -15°.  Si può tosare il cavallo solo nelle parti dove suda maggiormente,  oppure tosarlo in novembre, durante l’estate di S. Martino: il pelo ricrescerà, ma mai come prima. Se si mette in condizione il cavallo utilizzando l’andatura del passo allungato,  protratto per almeno 2 ore, si potrà poi trottare e galoppare senza che sudi troppo, anche se non è tosato(il pelo, più si tosa, più tende a crescere).  Un’alternativa, in zone molto fredde, è quella di mettere una coperta solo la notte.  Usare delle coperte di poco peso con sottocoda e sotto pancia: è importante che scivoli bene sul pelo del cavallo e  che non sia troppo grande, altrimenti scenderà sulla spalla e premerà sul garrese.  Le statistiche dicono che nei cambi di stagione le coliche sono più frequenti: è probabile che sia determinato proprio dall’uso delle coperte.

Si possono anche utilizzare, per asciugarlo (il cavallo non deve mai essere messo nel box sudato o accaldato), le lampade agli infrarossi che hanno un effetto benefico immediato sulla muscolatura dorsale.  D’estate va asciugato all’ombra.     La pioggia non fa alcun danno al cavallo:  è sufficiente, dopo il lavoro,  passare il raschiasudore sul pelo perchè si asciughi in pochi minuti.  L’unica parte che va asciugata accuratamente è la fronte per evitare sinusiti.

L’uso delle fascie da riposo è da sconsigliare perchè i cavalli tendono a farci l’abitudine ed a gonfiarsi se non si mettono.  Il cavallo che si gonfia agli arti posteriori ha fatto qualche sforzo da giovane e si è compensato:  quando le articolazioni alte non funzionano il cavallo si compensa.  Mettere le fascie, che servono a migliorare la circolazione e non devono essere strette, apporta un miglioramento solo apparente.  Conviene metterle solo in situazioni particolari come durante i trasporti e le trasferte per assicurare al cavallo una maggiore protezione ed un miglior riposo oltre che nelle malattie da raffreddamento.

 Le fascie da lavoro invece possono essere utili perchè insegnano al cavallo a non attingersi e danno un certo sostegno ai tendini:  è essenziale saperle mettere.  Devono essere ben tese(non strette) ma in modo uniforme su del cotone.  Non devono comprendere il nodello.   Ve ne sono in commercio con la parte sotto in pile e quella sopra di elastico, che hanno il vantaggio di essere facili da mettere e di non scendere anche se non sono molto strette.  Per il lavoro quotidiano vanno bene la fascie da polo (in pile).

Gli occhi del cavallo sono come i nostri e meritano una particolare attenzione.  Mai mettere il cavallo in un luogo dove vi sono delle piante con i rami bassi.  Possono procurarsi delle micro-lesioni agli occhi che sono difficili da diagnosticare.  Quando un occhio lacrima insistentemente bisogna immediatamente trattarlo con un antibiotico adatto e specifico (cloramfenicolo, tetraciclina – le penicilline sono inefficaci) ;   sono controindicati i cortisonici perchè nascondono l’eventuale lesione.  Gli occhi si puliscoono con acqua borica.  Non bisogna assolutamente tagliare le vibrisse, i lunghi peli che sorgono nel contorno degli occhi e sotto il muso: esse rappresentano le antenne del cavallo per percepire gli ostacoli anche al buio.

Per poter utilizzare i cavalli con la neve, bisogna ungere bene i piedi(suola e forchetta) con grasso:  si evita così che facciano lo zoccolo di ghiaccio.

Se dovete fare delle iniezioni al vostro cavallo ricordate che quelle intramuscolari si fanno nella parte alta del collo, dove c’è muscolo, dopo aver ben disinfettato la parte.  Quelle in vena nella parte anteriore del collo:  bisogna, prima di immetterlo molto lentamente in circolazione, mischiare bene il prodotto da iniettare con il sangue venoso.  Bisogna sempre leggere le istruzioni perché molti prodotti (es. antibiotici) non devono essere iniettati in vena.   E’ opportuno tenere a disposizione in scuderia del cortisone:  iniettato in vena entro 40 secondi permette di salvare dalla morte un cavallo colpito da shock anafilattico.

                                                                                Carlo Cadorna

4 Responses to “PRATICA DI SCUDERIA – ALIMENTAZIONE DEL CAVALLO”

  1. Tutti molto utili consigli quelli riportati nell’articolo. Cerco di seguirli scrupolosamente e me ne sono sempre tornati benefici ai miei cavalli, cosa che mi riempe di soddisfazione e mi concede dei ritorni in benessere degli animali e quindi anche nelle loro prestazioni sportive. Purtroppo, da ultimo, mi è accaduta una cosa difficilmente preventivabile e dalle conseguenze non ancora definite. Un mio pony, per giocare con il cavallo vicino di box, ha protratto il suo collo molto fuori dalla finestra sopra la porta del suo box ed è andato a infilare la sua testa tra le sbarre del box del vicino. E’ rimasto incastrato con la bocca tra le sbarre e per liberarsi ha tirato con forza, frantumandosi le due branchie della mascella inferiore e lacerandosi le mucose della bocca. Di conseguenza si è dovuto intervenire chirurgicamente per ridurre le numerose fratture scomposte alle ossa della mascella (con chiodi e cerchiaggio) e da ben due settimane si sta nutrendo il cavallo con passati di verdura “imbutati” con una sonda che dal naso va diretta allo stomaco al fine di non farlo mangiare con ancora delle importanti ferite in bocca non del tutto rimarginate.
    Insomma, ancora una volta, pur cercando di pensarle tutte per evitare inconvenienti nel ricovero del cavallo in box, questi nostri straordinari amici cavalli ne pensano una più del diavolo per farsi male!
    Dovendo fra qualche giorno riportare il pony a casa,sto pensando di foderare la parte delle sbarre del suo box e di quello del vicino per evitare altri inconvenienti del genere.
    Filippo Gargallo

    24 Giugno 2011 at 15:26 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      In genere si applicano le sbarre per evitare il ballo dell’orso: ma come evidenzia questo caso, si può fare peggio…
      Con i cavalli bisogna prevenire: nel box sono rimasti strozzati dei cavalli ai quali era stata lasciata la capezza senza che, in apparenza, vi fossero degli appigli.

      24 Giugno 2011 at 15:45 Rispondi
  2. Naty #

    Caro Colonnello,
    L articolo è utilissimo ma avevo bisogno di chiederle quante razioni di fieno andrebbero somministrate al giorno. Molti maneggi lo distribuiscono mattina e sera altri tre ( anche a pranzo )
    Nella scuderia dove sono da tre anni si é sempre distribuito in tre razioni ma da un mese a questa parte L hanno diviso in due. Mattina e sera. Visto che la cosa ha suscitato parecchi malumori volevo chiederle se era giusto passare da tre a due. Motivazione: i cavalli lo lasciano e lo sprecano
    Grazie

    22 Dicembre 2015 at 18:53 Rispondi
    • lastriglia #

      In natura il cavallo mangia per 15 ore: più ci si avvicina alla natura meglio è – IN TEORIA. In realtà una certa disciplina non guasta dal momento che il lavoro in natura non esiste. Una volta si portavano i cavalli a bere due o tre volte, prima di mangiare: i vet. dicevano che era un ottimo sistema perché l’acqua bevuta dopo annacqua i succhi gastrici. L’importante è di dare sempre il fieno almeno un’ora prima del cereale-mangime. Quindi può andare bene anche due volte: se lo spreca significa che è troppo oppure che non è buono. Un cavallo come il Tuo dovrebbe mangiare 12 kg. complessivi: es. 7 fieno + 5 cereali. Per evitare lo spreco si può usare le reti che devono essere appese a media altezza in modo che il cavallo non ci possa mettere i piedi dentro ma anche non debba sollevare l’incollatura.

      22 Dicembre 2015 at 21:53 Rispondi

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