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LA CRESCITA AGONISTICA DEI CAVALLI GIOVANI

La crescita agonistica dei cavalli giovani è un grave problema italiano dal momento che si allevano degli ottimi cavalli, anche se in numero limitato, che ad alto livello non compaiono perchè a 7 anni sono già finiti.

La FISE ha inteso adottare delle correzioni ai regolamenti per cercare di invertire questo percorso negativo:  sono stati aboliti i premi per i cavalli di 4 e 5 anni diminuendo, nel contempo, le spese di iscrizione e di scuderizzazione.

I cambiamenti sono stati accolti in modo parzialmente negativo dai cavalieri interessati perchè,  senza la possibilità di pagarsi le spese,  i cavalli giovani saranno lasciati a casa.

Io non condivido la soluzione federale:  bisogna assicurare la crescita tecnica dei cavalli e farli vedere in una specie di vetrina in modo che possano essere venduti.   Per ottenere questo risultato vi è un solo metodo efficace:  far competere i cavalli giovani (6 anni compresi) esclusivamente in categorie di attitudine premiate generosamente:  naturalmente devono essere giudicate da persone in grado di valutarne l’equilibrio reale e di provata moralità.  Non essendo un’attività particolarmente impegnativa, si potrebbero utilizzare anche i giudici over 70. (leggi “La valutazione dei cavalli giovani nelle categorie a giudizio”- “L’addestramento dei puledri italiani”).  Ritengo infine che sia sufficiente un giudice unico dal momento che,  con i moderni sistemi audiovisivi,  è facile per il responsabile federale controllare  che l’operato dei giudici sia aderente ai principi della buona equitazione (essenzialmente che i cavalli galoppino in assenza di aiuti).

Bisogna inoltre sfatare una diffusa credenza:  che i cavalli si “costruiscano” da soli,  semplicemente facendo i percorsi.  Purtroppo non è così:  ce lo ha sempre insegnato P. d’Inzeo dicendo che un cavallo salta o non salta a seconda della situazione tecnica nella quale si trova(di equilibrio ed impulso).   Infatti,  quando dirigeva la sezione S.O. (anni ’60) i cavalli lavoravano in piano (perchè è lì che si creano le condizioni per saltare) e quando gli sembravano pronti gli metteva qualche percorso di assaggio in casa:  quelli che superavano positivamente la prova, andavano direttamente in internazionale;   in quel periodo eravamo tra i primi nel mondo!

La foto che pubblico mostra un giovane cavallo montato da un’amazzone priva di assetto(sfila indietro).  Di conseguenza il cavallo è sulle spalle e pesante sulla mano:  i posteriori sono costretti ad uno sforzo innaturale.   Un giovane cavallo  montato in questo modo sarà soggetto a tendiniti e navicoliti agli anteriori ed a gravi compensazioni muscolari sulla schiena (leggi “L’assetto a cavallo”).

Carlo Cadorna

2 Responses to “LA CRESCITA AGONISTICA DEI CAVALLI GIOVANI”

  1. Filippo Gargallo #

    Ben comprendendo la portata mondiale della crisi economica ed in particolare quella che attanaglia la nostra Nazione ne consegue un ridimensionamento generale in tutti i settori e quindi di conseguenza anche in quello dei premi per i giovani cavalli. Eppure allevare un cavallo, sopratutto in Italia con un alto costo del lavoro ed in assenza di grandi quantitativi di foraggio è particolarmente impegnativo e senza un incentivo diventa quasi impossibile poter invogliare gli allevatori a continuare nei grandi numeri, sperando esca fuori il campione. In assenza di incentivi, la produzione diminuisce e il campione si allontana. E solo il campione può ripagare (sia in termini economici che di soddisfazione) gli sforzi degli allevatori.
    Personalmente ho sempre comprato giovani cavalli ed ho tentato, insieme ai miei figli, di portarli avanti nell’addestramento per cercare di ottenere i risultati che ci prefissiamo (migliorare il nostro modo di montare e fare dei passi in avanti nelle tre discipline olimpiche). Ora mi piacerebbe cimentarmi nella riproduzione di una fattrice che abbiamo in casa. Ma con questi presupposti …..
    Cordialmente,
    Filippo Gargallo

    22 Maggio 2013 at 18:29 Rispondi
    • lastriglia #

      Come ho scritto nell’apposito articolo, allevare in Italia è un atto d’amore per i cavalli. E’ un’esperienza bellissima che consiglierei a chiunque. Ma se dal piano sentimentale scendiamo al piano pratico, non conviene.
      Anche in Italia ci sono tanti allevatori che producono del buon materiale ma non sanno a chi affidarlo per l’addestramento. Quanto alla fattrice di casa è l’idea peggiore (anch’io ho fatto questo errore) a meno che abbia vinto una categoria a Piazza di Siena….

      22 Maggio 2013 at 19:14 Rispondi

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