About the Post

Informazioni Autore

I CAVALLI ED IL TERRITORIO

 

 

 

 

 

                                                                                           

                                                                                      La distruzione ambientale è sotto gli occhi di tutti:  ogni volta che piove avvengono devastazioni e perdite di vite umane con sempre maggiore frequenza e virulenza. 

Infatti  l’acqua, quando raggiunge una velocità ed una portata notevoli, travolge tutto quello che ostruisce il suo corso e più si cerca di ingabbiarla costruendo delle difese maggiore diventa la sua velocità e quindi la sua pericolosità. 

Ben si comprende quindi come le promesse di mettere le abitazioni “in sicurezza”,  mediante opere in cemento,  sono proprie di una classe dirigente incompetente e corrotta:  pretende di speculare anche sulle disgrazie della povera gente! 

In verità c’è un solo modo di risolvere il problema e cioè quello di diminuire portata e velocità dell’acqua che arriva a valle:  il problema va quindi risolto a monte in tutti i sensi perché l’acqua proviene dalla collina e dalla montagna. 

Qui bisogna aumentare la quantità di acqua piovana che viene assorbita dal terreno e diminuire la velocità di quella che scorre comunque verso valle.  I terreni collinari che non vengono coltivati o pascolati formano una crosta che li rende impermeabili all’acqua:  bisogna quindi favorire la coltivazione dei terreni od il loro utilizzo come pascolo. 

 

 

 

 

 

In questo ambito l’allevamento del cavallo potrebbe costituire uno strumento valido anche perché la concimazione naturale dei terreni li rende più permeabili:  lo tengano presente i numerosi aspiranti alla presidenza della FISE nei loro indispensabili contatti istituzionali. 

 

 

 

 

 

Ma il vero disastro è dovuto al fatto che tutti i comuni montani hanno costruito, asfaltato tutte le strade e cementato anche i fossi laterali in violazione della legge:  bisogna invece ripristinare i fossi laterali naturali e mettere dei piccoli dossi obliqui sulle strade per convogliarvi l’acqua piovana in modo che essa venga trattenuta ed assorbita in massima parte. 

 

 

 

 

 

Sono provvedimenti che costano poco e, proprio per questo motivo (c’è poco da lucrare) ignorati. 

Bisogna inoltre, anziché aumentarla, rendere più efficiente la rete di comunicazione esistente, eliminando tutti i motivi di rallentamento.  Basta rendere il traffico più scorrevole per ottenere risparmi consistenti  nei consumi,  nell’inquinamento e negli incidenti. 

Bisogna passare dal principio  di limite di velocità a quello di velocità media obbligatoria:  si è dimostrato che l’aumento del costo dei carburanti produce questo effetto.  Si potrebbe quindi trasferire sulle accise altre tasse a cominciare dal bollo auto, senza aumento della pressione fiscale complessiva ma anzi risparmiando per la maggiore efficienza del prelievo.

                                                                                         Carlo  Cadorna

One Response to “I CAVALLI ED IL TERRITORIO”

  1. giuseppe maria de nardis #

    Da molto tempo i criteri di selezione delle classi dirigenti italiane, ai più alti livelli ed in tutti gli ambiti, sono prevalentemente fondati su logiche di appartenenza e di obbedienza.
    Guai alla competenza, morte all’onestà.
    E’ il motto che potrebbero farsi tatuare i tanti predatori che occupano il potere pubblico. Con complicità, forse talvolta involontaria, di noi cittadini italiani quando esercitiamo il diritto di voto.
    De Andrè scrisse nel 1996 una canzone che parlava di una tragica alluvione degli anni ’70 nel genovese. Dal 1996 ad oggi i nomi della politica ligure sono per lo più gli stessi, declinati secondo i diversi incarichi (sindaco, ministro, presidente).
    Per stare nel mio territorio, l’ascolano, nel 1992 vi fu una grave alluvione del Tronto: negli anni ’70 il piano territoriale aveva autorizzato campate dei ponti di larghezza dimezzata rispetto a quella prevista negli anni ’30(quando tutto era campagna), e ridotto drasticamente le distanze di rispetto dagli argini per edificare.
    Ma nessuno aveva interpellato il fiume.

    giuseppe maria de nardis

    27 Novembre 2014 at 17:20 Rispondi

Lascia un commento a giuseppe maria de nardis