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PERCHE’ TANTI INCIDENTI MORTALI ?

                                         

                                                                                             

 

Gli incidenti mortali che coinvolgono i cavalli suscitano grande emozione in un pubblico che è sempre, giustamente, più sensibile al tema del benessere degli animali. 

Ma spesso questa emozione suscita delle reazioni che non sono né logiche né produttive.  In un convegno federale dell’anno scorso gli etologi ci hanno ricordato che senza gli sport equestri e le corse il cavallo sarebbe un animale estinto non venendo utilizzato più né come strumento bellico né come mezzo da lavoro. 

 

 

 

 

 

Ma questo non ci autorizza certo a maltrattarlo perché i cavalli sono spesso migliori di noi, come giustamente ha affermato l’ex campione del mondo di S.O. subito dopo la vittoria. Anzi, la sopravvivenza stessa degli sport equestri è strettamente dipendente dal legame che vi è tra l’addestramento del cavallo, il suo corretto impiego ed il suo benessere:  ne sanno qualcosa gli amici appassionati di ippica che sta andando a fondo per la troppo diffusa immoralità dell’ambiente. 

Infatti, il poter cogliere gli obiettivi che l’addestramento dei cavalli si propone,  dipende prima di tutto dall’etica delle figure tecniche preposte (addestratori, istruttori, direttori di campo, disegnatori di percorso) e poi dalla loro professionalità.  Questo significa che, a prescindere dalle conoscenze tecniche e dalle esperienze, essi debbono avere come faro il benessere del cavallo:  di conseguenza qualsiasi metodo addestrativo deve essere verificato concettualmente ed applicato con la prudenza, la progressione e la precisione che la complessità psicologica e fisica del cavallo richiede.

 

 

 

 

 

In altri tempi queste mansioni venivano svolte da personale militare che poteva unire alla piena disponibilità elevate qualità morali, intellettuali e culturali.  Oggi l’ambiente è frequentato soprattutto da persone che, per montare a cavallo, hanno abbandonato gli studi ed ogni altra attività culturale:  io sono con loro ma, dal momento che il cervello è un muscolo, non si possono attendere e pretendere delle grandi capacità di analisi. 

 

 

 

 

 

Ma proprio per sopperire a queste deficienze vi sono i regolamenti che servono appunto a mantenere il nostro sport nei corretti binari.  Questo avviene ovviamente soltanto se i regolamenti sono scritti da persone nelle quali la tensione morale e la competenza sono presenti in misura elevata.  Ne è un buon esempio il regolamento per il Dressage. 

Che cosa dire invece del regolamento di S.O. che permette l’uso delle redini ausiliarie che,  bloccando il movimento dell’incollatura, fermano l’oscillazione della colonna vertebrale che governa la locomozione e l’equilibrio del cavallo?

Poi naturalmente i regolamenti vanno applicati (anche perché la mancata applicazione potrebbe comportare, almeno in Italia, delle implicazioni penali) e questo è un problema di controlli e di formazione etica delle figure professionali coinvolte.   Perché il passaggio di sentiero di Ginevra non era costruito in modo da sollecitare l’impegno al salto della cavalla Camille(“La costruzione dei percorsi di S.O.”) che, altrimenti, si sarebbe fermata dal momento che qualcuno l’aveva mandata in campo a disputare una categoria impegnativa completamente priva di impulso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Come si vede non è un problema soltanto italiano: ma noi abbiamo la fortuna di avere il miglior direttore di campo ed il miglior disegnatore di percorso al mondo:  diamo loro più responsabilità.

                                                                                           Carlo Cadorna

La FEI ha costituito una commissione tecnica (Ottobre 2016)  presieduta dall’americano D. O’ Connor per studiare delle misure da apportare nella disciplina del completo allo scopo di evitare i numerosi incidenti verificatisi nell’anno.

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