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LA TENSIONE DORSALE

La tensione dorsale costituisce il presupposto perché il cavallo sia diritto ed abbia impulso:  Piero d’Inzeo usava, allo scopo di far comprendere il meccanismo, paragonare i laterali del cavallo a due stecchini di lunghezza differente;  per portarli alla stessa lunghezza bisogna premerli contro una superficie piatta.  Quello più lungo si accorcerà permettendo a quello più corto di raggiungere la stessa lunghezza. Nell’addestramento corretto si fa avanzare il cavallo in una mano pari.

Quindi, tutti i metodi addestrativi che non generano tensione dorsale non hanno alcun valore per l’impiego sportivo del cavallo perchè non possono ottenere il risultato più importante di tutto l’addestramento:  il sollevamento della base dell’incollatura(“La base dell’incollatura”) In particolare quelli che prevedono l’impiego del cavallo senza imboccatura che, importati d’oltre oceano, trovano spesso molti seguaci in Italia.

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La tensione dorsale, per essere compatibile con la struttura del cavallo, deve permettere alla sua colonna vertebrale di estendersi inarcata e di premere nella mano soltanto e sempre DALL’INDIETRO IN AVANTI: in caso contrario si determinerebbe una pressione contraria che andrebbe ad incidere sulle articolazioni posteriori che generano il movimento, danneggiandole (“Equitazione: tecnica, rispetto, sicurezza”- “A proposito di doping”).  L’unico modo per ottenerlo consiste nel far avanzare (perché l’avanzare=coprire spazio fa tendere l’incollatura in avanti) il cavallo in una mano passiva(che cede).

Il cavaliere deve avere la sensazione di far avanzare la linea dorsale del cavallo tra il corridoio delle redini, senza spezzarla:  è infatti solo la bocca del cavallo che deve cedere alla tensione e diventare “pastosa”.

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Naturalmente bisogna prima aver insegnato al cavallo a tenere un contatto corretto (“Appoggio e contatto”) e costante con la mano (“Riflessioni ed esperienze sull’addestramento del cavallo”) ed a rispondere in avanti agli aiuti propulsivi.  E’ inoltre necessario che la mano sia indipendente e si lasci portare dalla bocca del cavallo.  Questa è la cosa più difficile perché presuppone un assetto che sia sempre perfettamente inserito nel movimento del cavallo e fermo (altrimenti non può essere ferma la mano e resistere alla tensione senza tirare).

Molti istruttori usano rivolgersi agli allievi raccomandando una prima fase del lavoro di stretching prima “di prendere il cavallo in mano” .   Questo modo di esprimersi(derivante dall’equitazione di scuola) indica una ignoranza totale della funzionalità dell’assetto a cavallo (“L’assetto in sella”) perchè il cavallo non si deve mai “prendere in mano” ma vi deve venire da solo come conseguenza dell’avanzare e dell’equilibrio.

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Nell’equitazione di scuola si cerca la tensione attraverso la forza dell’inforcatura conseguente all’assetto seduto:  è una tensione artificiale che penalizza moltissimo,  da parte del cavallo, l’uso della schiena(errori di posteriore).

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Nel lavoro del cavallo,  poiché è lui a dover venire nella mano del cavaliere, non ci possono essere delle fasi distinte come in campo umano: quando il cavallo ha i muscoli freddi esprimerà una tensione appena accennata.  Ma essa andrà aumentando mano a mano che aumenterà il riscaldamento e la flessibilità delle sue leve posteriori.

@Photos Les Garennes

@Photos Les Garennes

 

 

 

 

 

 

Quindi il cavaliere deve saper aspettare aiutando il riscaldamento con esercizi semplici (ad esempio con delle volte al passo alle due mani e transizioni trotto-passo). L’andatura più indicata per il riscaldamento è il passo allungato perché facilita l’impiego corretto delle cerniere del cavallo.

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Con un cavallo che venga poco nella mano per mancanza di spinta è utile iniziare ad ottenere la tensione su di una mano sola, aiutandosi con la frusta nell’altra: quando si è consolidata una buona tensione conviene passare alle due mani.  Di particolare aiuto è il trotto in leggera salita perchè invita il cavallo ad inarcare la schiena (aumenta il braccio di leva).

 

L’esercizio più efficace per ottenere una grande tensione sono le transizioni sempre più rapide e vicine;  l’andatura che provoca maggiore tensione è il galoppo.  Il cavallo sarà tanto più diritto, non solo quanto più premerà “pari” nella mano del cavaliere, ma soprattutto quanto più breve sarà l’adattamento al cambio di mano.

 

 

 

 

 

 

Ma il cavaliere che vuole migliorare deve imparare ad ottenerla al passo perché a questa andatura la meccanica del cavallo ha un linguaggio di più facile comprensione sia per esso che per il suo addestratore.

Per concludere, qualsiasi lavoro eseguito con il cavallo senza tensione dorsale è inutile e controproducente!  Purtroppo è disarmante vedere quasi tutti i cavalieri internazionali (S.O.) lasciare le redini ogni qualvolta il cavallo si tende:  è la prova provata della loro mancanza di assetto.

E’ anche importante rilevare che soltanto con la tensione dorsale il lavoro ha effetti positivi sul benessere del cavallo.

Per comprendere come deve essere la tensione dorsale corretta, non c’è che un metodo: montare un cavallo lavorato dall’istruttore in modo da poterne comprendere la sostanza attraverso le sensazioni.  L’unica alternativa parziale è il lavoro sulle transizioni con una mano sola.

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Come per ogni esercizio muscolare, lo sviluppo dei muscoli che consentono al cavallo di mantenere la tensione dorsale, deve essere sviluppato con il lavoro moderato ma di lunga durata.  Di particolare utilità per l’ottenimento di questo risultato è il lavoro al passo allungato nel tondino (“Il lavoro nel tondino”) che può essere seguito dal lavoro a mano(“Il lavoro a mano”), che può essere protratto per alcune ore:  si otterrà così una condizione ottimale che consentirà al cavallo di esprimere la tensione senza alcuno sforzo e di goderne gli enormi vantaggi nell’impiego:  come dire la conquista dell’IMPULSO!!!

Oggi si vedono quasi tutti i cavalieri che hanno bisogno di galoppare seduti per avere una tensione dorsale: è la chiara dimostrazione che essa non è stata recepita dal cavallo con la necessaria disciplina.

Carlo    Cadorna

4 Responses to “LA TENSIONE DORSALE”

  1. I seldom read articles from beginning to end as they usually have poor content and are dull. I really appreciate this article because it has great content and it’s interesting.

    31 Ottobre 2013 at 17:22 Rispondi
  2. Naty #

    Questo articolo lo conosco a memoria..
    Rileggendolo mi chiedevo.. A fine lavoro il mio cavallo esprime un passo allungato di grande qualità dovuto innanzitutto alla sua naturale elasticità. È un passo allungato davvero brillante rispetto al passo allungato di inizio lavoro!
    Però volevo sapere da lei: quel passo allungato in cui veramente lo sento tendersi è talmente allungato che devo ( attraverso il mio corpo) impedirgli di rompere al trotto. Come deve comportarsi la mia mano? Tenere una tensione pari sulle redini o lasciarle affinché lui scenda completamente con il Naso a terra?
    Credo di sapere la risposta ma mi è stato consigliato di lasciare le redini e quindi……
    A presto

    28 Settembre 2015 at 23:03 Rispondi
    • lastriglia #

      Approfitta di quella bella spinta per lavorare il Tuo cavallo: devi trattenere cedendo, imponendogli la cadenza(che deve essere molto lenta): l’azione dovrebbe essere svolta più dal peso del corpo che dalle mani.

      29 Settembre 2015 at 21:11 Rispondi

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