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LA SECONDA FASE DELL’ADDESTRAMENTO

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                

                                                                                                                   Ottenuto l’equilibrio nella prima fase (“Le fasi dell’addestramento”) questa ( fase) mira ad ottenere l’impulso.

Esso dipende dall’uso volontario che il cavallo fa delle sue leve posteriori attivate dalla flessione delle articolazioni alte, lombo-sacrale e coxo-femorale. 

La spinta sarà soddisfacente soltanto quando sarà uguale da parte dei due posteriori, conseguente ad una pari flessibilità.

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Se il cavallo sarà stato adeguatamente preparato ed avrà sviluppato una forza soddisfacente da parte di entrambi i posteriori attraverso lo sviluppo della funzione di flesso estensione (transizione passo-trotto), non ci vorrà molto ad ottenere l’impulso purchè il cavaliere abbia sviluppato la giusta capacità di “sentire” (“Le sensazioni a cavallo”).

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La condizione per riuscirvi è quella di saper individuare ogni giorno il diagonale che si impegna di meno:  è quello nel quale la schiena si inarca di meno e, di conseguenza, è minore l’estensione dell’incollatura.  Essa può essere “sentita” agevolmente perché, essendo il cavallo in equilibrio,  non pesa sulla mano (prima fase).

 

 

 

 

 

 

Il modo più semplice per aumentare la flessibilità delle articolazioni posteriori è di lavorare sulla transizione trotto-galoppo:  mano a mano che esse si flettono il ritmo del galoppo diventerà sempre più lento fino a marcare,  ben staccati,  i tre tempi. 

Al trotto il cavallo diventerà comodo come una poltrona  ed il cavaliere dovrà limitarsi ad esercitare l’azione del peso del corpo (“L’azione del peso del corpo”). Aumenterà quindi anche la possibilità da parte del cavaliere di “sentire” con l’inforcatura e con la mano. 

 

 

 

 

 

 

Perché l’esercizio sia efficace bisogna chiedere il galoppo soltanto quando, al trotto, il cavallo si è completamente decontratto ed avanza con franchezza abbandonando l’incollatura nella mano del cavaliere.  Perché la decontrazione è il presupposto dell’impulso. 

Al galoppo bisogna ottenere che il cavallo, estendendo l’incollatura, sollevi la sua base (sotto il garrese).

Al trotto il cavaliere deve sentire la bocca del cavallo che gli porta in avanti la mano, ugualmente alle due mani:  perché per fare questo il cavallo deve usare la schiena.

 

 

 

 

 

Ottenuta la flessibilità desiderata, accontentandosi di un piccolo progresso giornaliero,  bisogna continuare a lavorare fino a che sia il cavallo, da solo, (“Il cavallo in avanti”) a portarci in avanti. 

 

 

 

 

 

 

 

In questa seconda fase l’uso del dislivello e dei cavalletti è da evitare per non caricare ulteriormente i posteriori che sono già abbastanza sollecitati.  E’ infatti importante, soprattutto in questa fase, mantenere il cavallo “fresco”:  a questo scopo può essere anche utile aggiungere il lavoro montato a quello nel tondino a giorni alterni (la Dujardin monta il suo cavallo tre volte alla settimana).

La massima flessibilità si può osservare nell’esecuzione corretta di una piroetta al galoppo (C. Dujardin su Valegro). 

Questo lavoro, trattandosi di una ginnastica per il cavallo (palestra),  deve essere eseguito in posizione seduta.

                                                                                                            Carlo  Cadorna

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