Leggo su internet alcune critiche ai provvedimenti federali che denotano, soltanto per quanto riguarda i militari, una scarsa conoscenza del problema.
Fin dal 1999 lo Stato Maggiore dell’Esercito aveva deciso la chiusura di tutti gli impianti equestri militari per mancanza di risorse. Si evitò quel provvedimento attraverso una convenzione tra l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, il cui compito istituzionale è quello di salvaguardarne le tradizioni, e lo Stato Maggiore.
Scopi della convenzione sono quelli di consentire agli enti militari interessati (13) di autofinanziarsi attraverso l’organizzazione di manifestazioni, aprendo ai civili l’uso degli impianti e delle strutture, mettendo a loro disposizione le professionalità presenti. Di conseguenza una buona parte, in progressivo aumento, della possibilità per questi enti di sopravvivere dipende dalla FISE (dal momento che il contributo della Difesa è in progressiva diminuzione): dalla redditività delle manifestazioni che vengono assegnate, dai costi diretti per spese d’iscrizione e tasse varie (spese di funzionamento).
La convenzione ha permesso di mantenere in vita ed in ottime condizioni di manutenzione impianti di eccellenza quali quelli di Montelibretti e Tor di Quinto che sono intrisi della tradizione equestre militare.
Di valorizzare delle grandi professionalità militari nel campo equestre e veterinario a vantaggio della FISE e del movimento sportivo. Di approfittare della capacità organizzativa di quegli enti in connessione con il loro ruolo istituzionale. Di mantenere in vita attiva e produttiva numerose scuole aperte ai giovani ed ai diversamente abili.
Il mantenimento della tradizione equestre militare è strettamente legato alla nostra rinascita sportiva: è di tutta evidenza che il vero declino è iniziato quando un presidente ha deciso che bisognava abbandonare quella tradizione e diventare tedeschi!
Quindi, le facilitazioni concesse ai militari (quelle che sarebbero a carico dei comandi) non sono un privilegio ma soltanto un mezzo per evitare il rischio di chiusura dal momento che la cosidetta spending review ha toccato veramente soltanto il Ministero della Difesa (2,5 mld.). Ovviamente questo è vero soltanto se i cavalieri militari rappresentano un modello tecnico ed etico-sportivo: ritengo quindi che debba esservi maggiore attenzione nella scelta e nella gestione dei cavalieri che devono sentire su di sé l’antica massima “onori ed oneri“.
Quindi, a parte il fatto che il mantenimento in vita di quegli impianti rientra tra gli scopi statutari della FISE, i tesserati non devono sentirli come un corpo estraneo e privilegiato ma il fiore all’occhiello della nostra tradizione equestre: essa è ancora famosa nel mondo e non dobbiamo lasciarla morire perché rappresenta indiscutibilmente la vera equitazione moderna.
Ho aperto questo sito proprio per mettere a disposizione di tutti, gratuitamente, l’essenza di questa tradizione. So che molti cavalieri la ritengono superata: in equitazione non si possono fare paragoni con cavalli diversi ma soltanto confrontando il risultato, sullo stesso cavallo o sullo stesso allievo, di due metodi diversi. Chi è scettico organizzi una prova: io non mi tirerò certo indietro.
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Ma il nostro simpatico amico, che deve avere qualche noiosa escrescenza di origine militare, continua il Suo attacco all’Istituzione, definita “casta”. Questa volta, dimostrando nuovamente la Sua scarsa conoscenza dei problemi, accusa addirittura i militari di aver sabotato i Pratoni. Affermazione sorprendente sia perché non vi è una vera connessione tra i due problemi riguardanti organismi con scopi e realtà diverse, sia perché tale congettura presuppone che l’istituzione militare abbia una strategia di lungo corso che sicuramente non ha. Sappia infatti il nostro amico che, purtroppo per le tasche dei contribuenti, ogni volta che cambiano i responsabili politici cambiano spesso anche le strategie.
Riporto l’episodio più eclatante e sconosciuto ai più per il silenzio colpevole della stampa: nel 1999, nell’ambito della riforma dell’esercito voluta dal ministro Andreatta, fu deciso di accorpare il cosidetto polo blindo-corazzato costituito dalle specialità di cavalleria di linea, carristi e cavalleria dell’aria (ex aviazione dell’esercito) allo scopo di diminuire la spesa aumentandone l’efficienza: infatti, le tre specialità avrebbero potuto maggiormente integrarsi anche in fase addestrativa oltre che operativa. A questa riforma, che interessava il 40% dell’esercito, fu dato grande risalto con una cerimonia tenuta a Pinerolo alla presenza del Capo dello Stato: in quell’occasione Egli consegnò ai nuovi reparti dei nuovi stendardi, simbolo della tradizione e dell’onore militare. Nel 2002, il nuovo ministro, soggiacendo alle pressioni della lobby aviazione dell’esercito (connessa con il commercio delle armi) con un provvedimento interno ricostituì l’Aviazione dell’Esercito: come dire “abbiamo scherzato”… a Pinerolo il Presidente ha fatto finta….
Tale vergognoso provvedimento, che denota una totale mancanza di senso delle istituzioni e dello Stato, è stato preso da due personaggi che sono stati premiati, uno con l’intitolazione di un ippodromo, l’altro addirittura con la candidatura di questi giorni alla carica più alta dello Stato. Questo succede nelle cose “importanti”, figuriamoci in quelle sportive che nell’ambiente militare sono di serie C e, checchè ne dica il nostro amico, non aiutano certo la carriera! Dovrebbe invece essere grato al personale che si è succeduto al CME dal 2000 per averlo salvato dalla chiusura migliorandone sensibilmente le strutture( tutti i terreni sono irrigabili e sono stati insabbiati): è un fatto, che se non vi fossero gli impianti militari, il completo a Roma sarebbe finito.
Diverso il discorso sui Pratoni (“Il CEF in rovina”, “Pratoni day”, “Manifestazione ai Pratoni”) ed anche qui il nostro amico fa un po’ di confusione: il terreno dei pratoni è speciale (o meglio, lo era perché a furia di passarci con i mezzi pesanti tutta la parte bassa si allaga!) perché di origine vulcanica ed i pratoni sono stati acquistati per le olimpiadi del ’60 ed utilizzati prevalentemente per la preparazione olimpica. Ma da allora il completo è molto cambiato: da una gara di origine militare ad una multidisciplinare il cui compito principale (vedi intervista ad A. Nicholson) è quello di coinvolgere il pubblico ed i media. Ne abbiamo avuto un esempio riuscito alle recenti olimpiadi di Londra, dove il completo non è stato organizzato in uno degli impianti storici, ma in un parco di Londra che ha facilitato la presenza del pubblico, ottenendo un successo senza precedenti. I Pratoni invece hanno ampiamente dimostrato (leggere il commento internazionale ai campionati europei del 2007) di essere allergici al pubblico e l’unica volta che ve n’era un pochino (15.000) è stato pagato dalla FISE L. 80.000 a persona (1995).
Quindi i Pratoni sono idonei per la preparazione dei cavalli, gare comprese, ( ma con adeguati investimenti) e non per l’organizzazione di gare di livello internazionale. Se il nuovo Consiglio che ci apprestiamo ad eleggere riterrà di dedicare una parte del bilancio federale alla preparazione dei cavalli i pratoni debbono e possono essere riutilizzati con una gestione efficiente, economica e trasparente: il CONI ovviamente è guardingo perché non può dimenticare che l’organizzazione che ha gestito il CEF negli ultimi 15 anni è stata una delle principali sedi di sprechi e, probabilmente, di ruberie che hanno mandato a picco non solo il CEF, ma anche la FISE. Peccato che in quegli anni la voce del nostro amico sia stata troppo flebile per essere sentita!
Carlo Cadorna