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POLEMICHE SUL NUOVO REGOLAMENTO S. O.

 

 

 

 

 

 

Leggo la bella intervista del Presidente della FISE a proposito della Sua strategia anche in rapporto alle polemiche suscitate dal nuovo regolamento.

Mi devo congratulare con il Presidente, che in effetti conosco poco, perchè la penso esattamente come Lui. Il programma che ha enunciato e le modalità per metterlo in atto denotano una cultura autenticamente liberale che condivido. Infatti è questo tipo di cultura, applicata con coerenza, che assicura il successo di qualunque attività si voglia intraprendere.

Al contrario è la carenza di cultura liberale che ha trasformato la grande area di libero scambio europea in un contesto di soprusi scambiati per regole: infatti queste sono indispensabili e servono soltanto se si può farle rispettare e rappresentano la cornice nell’ambito della quale l’attività si possa svolgere in piena libertà e nel rispetto delle regole della concorrenza, unico fattore di vero progresso sulla via del benessere e dell’efficienza.

 

 

 

 

 

Ha spiegato il Suo punto di vista sulla figura del tecnico selezionatore: la stagione agonistica passata ha dimostrato che, ove ci vengano a mancare i cavalieri che risiedono all’estero e che non montano cavalli propri, abbiamo molte difficoltà a mettere in campo una squadra competitiva.

Dobbiamo quindi allargare il campo dei cavalieri di primo livello, con particolare attenzione ai cavalli, veri protagonisti del nostro sport.

 

 

 

 

Per formare dei cavalli è necessario disporre di un tecnico a tempo pieno che si rivolga soprattutto ai talenti più giovani (“La strategia degli Arabi” vincitori consolazione Nations Cup): infatti, questo problema si incrocia con quello, di natura essenzialmente educativa, di formare dei cavalieri che sentano la preminenza della rappresentanza nazionale rispetto al richiamo del vile denaro. Richiamo il fatto che, se manca questa formazione educativa, lo sport perde la sua funzione principale.

 

 

 

 

 

 

Questo vale soprattutto per lo sport equestre che, se correttamente insegnato, ha sicuramente una valenza educativa maggiore degli altri. Ma, come ha autorevolmente dichiarato G. Morris, bisogna insegnare a montare a cavallo prima di insegnare a montare i percorsi:    e montare a cavallo significa innanzitutto averne rispetto nei suoi punti più delicati che sono la bocca e le reni.

 

 

 

 

 

Queste cose si devono mettere in pratica ben prima di affrontare le gare più impegnative perchè il cavallo può conservarsi sano esclusivamente se sviluppa un’attitudine con la schiena inarcata (e non imbarcata) che gli consente di saltare in completa decontrazione.

Ecco perchè è indispensabile favorire lo sviluppo dei concorsi più facili e la formazione di direttori di campo che sappiano aiutare la crescita dei giovani cavalli.

Carlo Cadorna

P.S.  Si apprende (14dic.) che la FISE ha nominato G. Nuti tecnico della prima squadra oltre che dei giovani emergenti:  mi sembra che siamo sulla strada giusta perché questo provvedimento accoglie sostanzialmente quello che avevo già auspicato(“La nuova struttura equestre”).

 

 

 

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