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QUALITA’ DEL LAVORO ED INTEGRITA’ DEL CAVALLO


 

 

 

 

 

 

Tra i due aspetti vi è una stretta correlazione che determina anche l’aspetto morale così come è stato sancito dal Codice di Tutela degli equidi.

 

 

 

 

 

 

Il cavallo nasce per pascolare: ma noi lo “atletizziamo” allo scopo di poterlo utilizzare come compagno di sport.

 

 

 

 

 

Occorre subito precisare che non tutti gli organi del cavallo possono essere appositamente preparati per sostenere lo sforzo agonistico: per esempio i piedi restano come madre natura li ha fatti. Quattro ventose che ammortizzano il peso che la massa del cavallo porta sui piedi: il movimento ammortizzante ha l’importantissima funzione di mantenere viva la circolazione del sangue nella grande quantità di capillari che abitano all’interno del piede.

Infatti, se la circolazione è insufficiente, si determina l’infiammazione e conseguente calcificazione dei navicolari. Ma molti non sanno che il movimento ammortizzante può svolgere la sua funzione soltanto se sul piede non vi è sovrappeso e se la ferratura consente alla ventosa di allargarsi.

 

 

 

 

 

 

Qui cominciano i dolori perchè un cavallo in equilibrio si vede dal libero uso dell’incollatura anche e soprattutto nel salto e tutti gli affezionati lettori possono vedere quanto pochi ve ne sono.

 

 

 

 

 

 

Quanto alla ferratura, osservate quanti cavalli portano due barbette agli anteriori: alcuni anni fa, ad un convegno organizzato dalla FISE per gli istruttori, il più famoso maniscalco olandese disse che era una pratica illogica ed insensata perchè il piede non può allargarsi: come un atleta umano che porta le scarpe strette!

Dovrebbero riflettere anche tutti coloro che tengono i propri cavalli in box troppo stretti per poter inscrivere un circolo: il cavallo non si muove per 22 ore ed i piedi ne soffrono certamente.

 

 

 

 

 

 

Altro organo del cavallo d’importanza essenziale ma delicato è il garretto: infatti è l’articolazione che trasmette la spinta che il treno posteriore è in grado di esprimere. Avendo la funzione di spinta non può avere anche quella di sostegno (come nella scuola tedesca) altrimenti parte della spinta viene meno e diminuisce la copertura del cavallo.

 

 

 

 

 

 

Se il garretto ha due funzioni va inoltre sotto sforzo: questo si vede e si manifesta attraverso la rotazione di un garretto e l’appoggio sul bordo esterno del piede. Provate a flettere le ginocchia e poi a ruotarle per rendervi conto di quale danno un tale movimento può determinare.

 

 

 

 

 

 

Eppure lo determinano inconsciamente tutti coloro che “girano” alla corda dei puledri senza tondino: infatti, se il cavallo tira sulla corda, il garretto esterno si torce.

Inoltre il cavallo nasce per andare diritto e prima di costringerlo a girare deve aver sviluppato una condizione muscolare che sostenga le articolazioni.

 

 

 

 

 

 

Il cavallo può muoversi in equilibrio soltanto se è leggero, attitudine che si può ottenere soltanto facendo lavorare il cavallo come un tutt’uno affinchè possa coordinare le sue funzioni (“Cross-country: equitazione in declino?”) e favorendo la flessione delle articolazioni lombo-sacrale e coxo-femorale che porta la forza risultante dal garretto nella giusta direzione: la flessione si ottiene amplificando l’oscillazione dorsale di tutta la colonna vertebrale che viene stimolata dal giusto uso dell’incollatura del cavallo.

 

 

 

 

 

 

Il posteriore che va sotto sforzo non può utilizzare la forza delle leve ed è costretto a ricorrere a quella dei muscoli: non quelli giusti ma quelli di compensazione che sopportano una funzione che non è la loro e quindi si danneggiano.

 

 

 

 

 

Il caso più comune è quello derivante dall’iperflessione dell’incollatura che provoca un forte impegno innaturale della muscolatura dorsale.

 

 

 

 

 

In conclusione, il risultato più importante e significativo di un lavoro corretto, deve essere l’assenza di gonfiori e processi infiammatori nell’apparato locomotore del cavallo.

Soltanto in questo modo l’Equitazione ed il benessere del cavallo si sposano a vicenda.

Carlo Cadorna

 

4 Responses to “QUALITA’ DEL LAVORO ED INTEGRITA’ DEL CAVALLO”

  1. Alberto Alciator #

    Buonasera Colonnello, spero che in tanti, anzi tantissimi leggano questo articolo. E’ di grande attualità in questo momento che vede gli appassionati discutere sulla possibilità o meno di iscrivere nei ruoli federali cavalli ” DPA “. Tanti appassionati non sono a favore di questa possibilità ed io concordo con loro ma tutti questi bei discorsi rimangono solo fumo se si continuano a permettere e spesso incentivare tecniche di allenamento/addestramento che mettono fuori uso i cavalli in pochi anni di attività.

    Grazie per l’attenzione

    Alberto Alciator

    10 Gennaio 2018 at 21:23 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro Alberto,
      purtroppo Tu sei uno dei pochi a comprendere come il tema trattato sia centrale per il futuro dello sport equestre. Troppi non comprendono come molte modalità di lavoro, prese dall’equitazione di scuola, siano superate dai tempi perché in contrasto con la meccanica e la fisiologia del cavallo. L’importanza dell’assetto che è il presupposto della leggerezza della mano.

      11 Gennaio 2018 at 06:55 Rispondi
  2. Mala tempora currunt.
    Oggi è normale vedere cavalli che sugli anteriori hanno ferri con 2 barbette.
    Già di suo i cavalli passando la maggior parte del tempo nel box, poco si muovono a scapito della circolazione sanguigna sugli arti.
    Aggiungi le 2 barbette che tenendo chiuso lo zoccolo non consentono al piede di pompare il sangue verso il cuore.
    La ferratura era necessaria quando i cavalli andavano per le strade o su terreni ” pietrosi ”
    Da circa 20 anni non metto ferri ,senza problemi.
    Mettevo in giostra uno stallone per almeno 3 ore al giorno e dovevo cambiare i ferri ogni 20 giorni ( fondo in sabbia ) perché si consumavano a zero.
    Il cavallo senza ferri aveva bisogno di venir pareggiato.
    La ferratura è il male minore dicevano un tempo.

    2 Maggio 2018 at 17:20 Rispondi
    • lastriglia #

      Condivido il concetto e l’ho scritto ma non vale per tutti i cavalli: il mio, figlio di un vincitore del S. Leger inglese, ha i piedi anteriori con le suole talmente sensibili che ha bisogno di un ferro a binda larga, cui aggiungo una soletta di cuoio in punta allo scopo di distribuire meglio la pressione. Senza ferri e senza soletta va zoppo. L’ho comprato perché ha l’unghia di buona qualità e perché mi piace (è il cavallo per me…). Vent’anni fa ho comprato una due anni a Newmarket di grande genealogia ed aveva lo stesso problema. Oggi vi è un evidente problema di cultura, generalizzato, accompagnato da molta presunzione. Basta vedere l’uso che si fa delle coperte. Ho un bellissimo libro francese, inizio ‘900, sull’allevamento ed allenamento dei cavalli da corsa: racconta che vi era a Longchamps (rimesso a nuovo ed inaugurato domenica!) un allenatore che vinceva tutto. Il segreto? Non usava le coperte e selezionava la qualità della biada.

      3 Maggio 2018 at 08:38 Rispondi

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