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L’IMPEGNO DEL POSTERIORE E LA RIUNIONE

Questo articolo completa quello sul cross-country (“Equitazione in declino?).

Si tende nel mondo equestre a fare grande confusione tra impegno dei posteriori e riunione:  l’impegno dei posteriori è la capacità di questi di produrre spinta e quindi velocità, tanto maggiore quanto più avanzeranno sotto la massa del cavallo,  esattamente come dei remi (la funzione di flesso-estensione).        L’impegno è funzionale al disimpegno per effetto della forza risultante dalle leve posteriori.

La riunione invece riguarda la capacità dei posteriori di sostenere parte del peso della massa del cavallo.  Come ho spiegato negli articoli dedicati all’addestramento,   l’impegno dei posteriori è il presupposto della riunione:  ma quando questa produce delle andature “riunite” la capacità del cavallo di produrre velocità diminuisce fino a  diventare nulla nella figura più riunita (il piaffè),  perchè la necessità degli arti posteriori di portare molto peso, impedisce la funzione di flesso-estensione.  Per questo, nel parlare della preparazione  al dressage,  ho consigliato di alternare le andature riunite con quelle allungate;      altrimenti il cavallo perde la capacità di estendersi e ne soffrirà la qualità delle andature di base.

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Ne possiamo vedere la conseguenza evidente all’ingresso in rettangolo di molti cavalieri del dressage internazionale (Gal..): il cavallo si arresta con gli anteriori nell’alt ed i posteriori si allontanano a dimostrazione di un impegno NON accettato (il punteggio dovrebbe essere tre perché è un difetto grave).

Sulla base della mia esperienza personale,  per fare presto con i cavalli bisogna lavorare per stadi successivi.  Se la funzione di flesso-estensione non è stata ben sviluppata il cavallo tenderà a fermare la schiena:  perchè lo sviluppo della funzione di flesso-estensione costituisce le fondamenta sulle quali si costruisce tutto il resto.  Partendo da quando il cavallo riesce a sostenere l’incollatura,  conviene  iniziare dal passo allungato e portarlo fino a tre ore e mezza senza alcun segno di affaticamento.  Quindi si può iniziare a sviluppare il trotto, ma interrompendolo spesso per insegnare al cavallo a riprendere fiato:  si noterà che le basi create con il passo consentono al cavallo di non fermare mai la schiena. A questo punto il cavallo è maturo per le transizioni di velocità inframmezzate da circoli stretti per migliorare la flessibilità laterale (“Preparazione al rettangolo”).

Per quanto riguarda il salto poi, mentre è indispensabile l’impegno dei posteriori non lo è  affatto la riunione se non nella misura che consente al cavallo di avere l’avantreno libero  e leggero.  Anzi, un livello avanzato di riunione è controindicato perché limita la possibilità  del cavallo di coordinare correttamente il treno posteriore con quello anteriore.

L’ostacolo più significativo dell’addestramento reale di un cavallo saltatore è la gabbia  stretta di passaggi di sentiero(o oxer) pari:     perché richiede moltissimo impulso (elasticità della  schiena) e poca velocità.  Ricordo che Piero d’Inzeo mise una combinazione del genere  in un campionato a Grosseto e fu molto criticato:  abbiamo perso una grande occasione per  imparare qualcosa!  Oggi, questo tipo di ostacolo è comune nei concorsi negli USA.

Un cavallo molto riunito (seduto sui posteriori) non potrebbe passarla indenne come succede  spesso ai cavalli dei cavalieri tedeschi.

Nella foto in alto,  Graziano Mancinelli mostra un cavallo che si presenta all’ostacolo in modo ideale:    come si può vedere ha i posteriori molto impegnati ma è poco riunito.    Per i lettori più giovani,  G. Mancinelli è stato il terzo (insieme ai d’Inzeo) dei nostri grandi campioni:  tre cavalieri così non si sono ancora visti nel mondo perchè al talento univano la provenienza da una grande scuola.  Spesso mi viene chiesto di fare un confronto:  difficile tra grandi artisti!   Però, Raimondo è quello che ha vinto di più nel mondo;  a parità di cavalli ho visto molte volte Piero battere Raimondo sul tempo.  Una volta ero presente a Piazza di Siena quando, in una situazione di aperta rivalità con Piero, Graziano disse “adesso gli faccio vedere io” .  E ,  chiamando a partire grande un cavallo che era un “polmone” (poco sangue!) vinse la categoria superando Piero che era in testa!

 

Carlo Cadorna

4 Responses to “L’IMPEGNO DEL POSTERIORE E LA RIUNIONE”

  1. adolfo sandri poli #

    Mi farebbe molto piacere un suo parere (ricordando i percorsi dei nostri tre grandi e di quelli montati da Mastronardi) sulla differenza dei percorsi anni 60- 80 e quelli di oggi considerati più tecnici in confronto a prima nei quali le altezze erano complessivamente più importanti! Qualche anno fa, a Villa Glori, montai una doppia gabbia di quelle a barriere pari per Raimondo D’Inzeo, dietro sua richiesta, che superò brillantemente malgrado i suoi anni già avanti e la considerevole altezza!
    Grazie

    20 Maggio 2013 at 16:52 Rispondi
    • lastriglia #

      Le barriere sono di 8 cm. di D. (erano da 12); molti ostacoli sono a fronte stretto(barriere 3 m. e anche meno..) i larghi sono tutti pari, sono molto usate le barriere a colore unico e sfuocato. I cucchiai che sostengono le barriere sono di plastica e quasi piatti.
      Oggi, se non hai un cavallo in perfetto equilibrio e totale controllo, non puoi fare netto. A livello internazionale bisogna anche girare stretto per stare nel tempo accordato. In alcune linee ci sono tre o quattro tempi tra un ostacolo e quello successivo. Quasi tutti gli ostacoli sono leggeri, trasparenti e poco naturali; sono sparite, ad esempio, le siepi di riempimento.
      Nel complesso però, questi cambiamenti sono positivi perchè favoriscono i cavalieri che praticano una buona equitazione.
      Su una rivista internazionale c’è stato un intervento di Beerbaum in risposta a chi gli chiedeva un confronto con l’equitazione di Winkler. Ha detto che non ci può essere paragone perchè lui a Winkler avrebbe dato cinque secondi almeno: risposta antipatica ma vera. Questo per l’equitazione di Winkler, non certo per quella dei d’Inzeo, di Mancinelli e di d’Oriola, campioni, a mio parere, insuperati perchè al grande talento univano il vantaggio della migliore scuola.

      20 Maggio 2013 at 20:28 Rispondi
  2. adolfo sandri poli #

    Tutto vero! Comunque come afferma, nel caso ad esempio di Raimondo D’Inzeo, preparava il lavoro in piano in modo eccezionale.Nelle girate in percorso i suoi cavalli giravano anche spostando il posteriore in senso contrario all’anteriore in una pirouette che raccorciava gli spazi drasticamente, in assetto leggero che dava la massima libertà di reni. Spero di essere stato comprensibile!

    20 Maggio 2013 at 21:28 Rispondi
    • lastriglia #

      Certo! Per girare stretto e veloce un cavallo deve girare come un cavallo da polo…Appunto…i cavalli da polo allungano ed accorciano in continuazione: è così che si sviluppa la capacità di un cavallo di sostenersi.

      21 Maggio 2013 at 06:13 Rispondi

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