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IL FUTURO DELL’EQUITAZIONE

  

In considerazione della sempre maggiore sensibilità rispetto al maltrattamento degli animali, lo Sport Equestre ha un futuro soltanto se contribuisce al pieno sviluppo fisico e morale dei cavalli:  questo è stato reso evidente ed attuale dal caso di un’amazzone pentatleta che ha pensato di poter scaricare su di un cavallo testato la sua incapacità di comprenderlo.                                                                                                                                        Oltre a comprenderne il linguaggio il cavaliere deve conoscerne la meccanica in sintonia con le moderne scienze motorie, ed imparare, con i propri aiuti (assetto e mani), ad assecondarla.                                                                                                                                       Gli sport che prevedono il movimento (corsa e salti) basano il loro progresso sullo sviluppo della SPINTA che si ottiene disponendo le leve in modo che la forza risultante sia orientata nella direzione utile per lo sforzo richiesto. 

 

Questa disposizione delle leve si ottiene mediante lo sviluppo della funzione di flesso estensione degli arti che forniscono la spinta.  Nel cavallo la funzione si sviluppa mettendolo prima di tutto negli aiuti, facendolo avanzare (coprire spazio) attraverso l’oscillazione di tutta la linea dorsale (dalla bocca alla coda).   Quindi abbinando la tensione dorsale (che non è mai troppa – IMPULSO) con la CADENZA (ritmo lento) ottenuta con la mano (cedere trattenendo) e con l’assetto (testa alta, spalle aperte e bacino che avanza, peso che scende sulle staffe.    Il suddetto  abbinamento (impulso-cadenza) provoca la flessione delle articolazioni lombo-sacrale e coxo-femorale che dispone la forza risultante (SPINTA) della leva nella direzione ideale (avanti-alto) per saltare senza provocare la flessione del garretto (FULCRO) che ne comprometterebbe la capacità di spinta e quindi la copertura (Equitazione Tedesca – Dressage).  Infatti, il presupposto perchè il suddetto meccanismo funzioni è che la colonna vertebrale sia libera di oscillare:  lo può fare a condizione che la mano CEDA E NON TIRI e che l’assetto del cavaliere non prema sulla delicata zona dorsale e lombare. )  Pertanto la posizione seduta è da proscrivere al trotto e galoppo ed il cavaliere deve basare il suo assetto sul “GIUSTO USO DELLA STAFFA” che gli consente di ottenere la decontrazione del cavallo attraverso l’azione dell’assetto anziché quella delle redini ausiliarie che sono da proscrivere.

 L’andatura ideale per lo sviluppo è il passo allungato perchè stimola l’oscillazione della colonna vertebrale, può essere protratto per molto tempo senza danni anche perchè non provoca compensazioni.  Il trotto provoca compensazioni foriere di gravi lesioni:  è utile con l’ausilio di barriere e cavalletti e nelle variazioni di velocità e può essere iniziato soltanto a muscolatura impostata.    Il galoppo invece è consigliato non appena il cavallo si mantiene negli aiuti perchè aiuta l’allungamento dei fasci muscolari.  

                                            

Gran parte del lavoro, a partire dalla doma, può essere svolto con il lavoro a mano,  prima in dirittura e poi sostituendo le redini con una longhina agganciata ad apposito ponticello ed in un circolo di circa 10 m. con l’ausilio di barriere a terra allo scopo di aiutare la flessione delle articolazioni alte e migliorare l’equilibrio.      La mano di lavoro dovrà essere scelta allo scopo di tenere il cavallo diritto, mettendo le spalle davanti alle anche in modo che tutta la spinta dei posteriori arrivi nella mano pari.                                                                                      Il lavoro a mano consente di anticipare la doma e di dimezzare il tempo necessario per l’addestramento.                                                                                                                                     Consente anche di migliorare e diminuire il tempo necessario per la formazione dei cavalieri, iniziando separatamente il lavoro a mano (con un cavallo addestrato) e l’impostazione dell’assetto, avvalendosi del cavallo artificiale.

 Una parte decisiva nell’ideazione di questo metodo spetta al Prof. Vincenzo Canali, massimo esperto internazionale nelle scienze motorie e nella fisiologia dei muscoli.

E’ stato inoltre pubblicato il libro “Equitazione Naturale Moderna nel segno di Caprilli” Bastogi Libri 2022.

copertina Libro

 

 

 

 

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9 Responses to “IL FUTURO DELL’EQUITAZIONE”

  1. giuseppe maria de nardis #

    È davvero un bel segnale che Fieracavalli e FISE Veneto dedichino spazio alla formazione degli appassionati di equitazione nel segno della qualità e del benessere dei cavalli. Un sentiero che dovrebbe essere percorso anche dalla FISE e dagli altri comitati regionali.
    Sarebbe interessante che le lezioni venissero riprese e rese disponibili in Internet per la visione successiva di chi non può essere lì. È prevista una diretta streaming?
    A quando il libro in vendita?

    giuseppe maria de nardis

    29 Ottobre 2022 at 09:05 Rispondi
    • lastriglia #

      Sarà registrato dal comitato FISE Veneto che mi supporta nell’organizzazione. Il libro è già in vendita su amazon e in libreria tramite ordinazione a Bastogi Libri. La stampa e la rilegatura sono di grande qualità…

      30 Ottobre 2022 at 16:21 Rispondi
  2. Enrico Costantini #

    Molto interessante.

    31 Ottobre 2022 at 08:06 Rispondi
  3. Federico #

    Buongiorno,
    Approfitto di questo spazio per condividere un po’ di riflessioni sull’addestramento del cavallo e porre qualche quesito, nella speranza di poter iniziare uno scambio di confronto con i frequentatori di questo blog.
    Ho avuto la fortuna di entrare in contatto con questo blog agli “inizi” del mio percorso equestre, così ho avuto modo di recuperare le fonti valide e discernere quali avessero i principi ritenuti più logici. Ho così avuto la possibilità di leggere gli articoli di questo blog, ricercare gli interventi di Angioni in rete e leggere Cossilla (per adesso “Equitazione Superiore”, “Gente di Cavalli” mi è risultato ancora irreperibile).
    Ho anche avuto la fortuna di approcciarmi all’equitazione con l’occhio critico e il metodo scientifico di chi è allenatore di altri sport la cui prestazione “vive e muore” su differenze di angolazioni delle articolazioni del corpo umano di qualche grado. Il primo cavallo che ho montato con regolarità è stato un cavallo di 18 anni che aveva partecipato a dei GP 3*, cavallo con una discreta dose di sangue. È stato provvidenziale iniziare su tale cavallo: sensibile, in avanti, non dotato di particolare equilibrio e movimento ma di potenza incredibile, galoppare in campagna con un cavallo del genere è una di quelle cose che ti “danna” ai cavalli per la vita. Successivamente ho montato vari cavalli, saltatori di secondo grado in Francia e appena giunti in italia a fine carriera, abbastanza di sangue da permettermi di capire cosa voglia dire un cavallo che prende appoggio e dalla mano si distacca, senza dover intervenire in modo particolarmente generoso con le gambe, tipologia di intervento che vista la mia scarsa esperienza non sarei stato in grado di fare.
    Ho iniziato da circa 4 mesi a lavorare un cavallo che ho in mezza fida che, sempre lavorato con assetto di scuola (sebbene concedendo una discreta libertà di incollatura), aveva problemi alla grassella e una rotazione del bacino praticamente inesistente (l’ordine in questo caso è effetto – causa). Dapprima ho avuto parecchie difficoltà col cavallo poiché al cessare dell’azione della gamba cessava completamente qualsiasi impulso (con perdita di equilibrio e qualità di andatura che ne sussegue). Il cavallo ha lavorato in distensione per circa 3 mesi, ha preso circa 50kg e, complice un cambio di ferratura accurato, ha migliorato i movimenti. A causa delle punte troppo lunghe a un bilanciamento del ferro scorretto (tallone basso peso in punta), il cavallo aveva preso una postura con marcata flessione del femore e inesistente rotazione del bacino. Per riportare la locomozione ad essere corretta ho pensato prima al lavoro in distensione completa (Angioni afferma che con Mangilli trottava almeno due ora in campagna con incollatura distesa). Ho trovato questo lavoro molto produttivo nel costruire l’incollatura sollevata e accennare un minimo di rotazione del bacino, tuttavia per il livello a cui era il cavallo, a posteriori, non lo trovo un lavoro ideale. In questa condizione ho notato che, specie alla mano ove la rotazione del bacino è peggiore, il cavallo sì ruotava il bacino di qualche grado, ma per portare l’appoggio del posteriore ben sotto la massa (specie in circolo alla corda) estendeva completamente la grassella la quale andava a “bloccarsi”. Il contraccolpo creato da questo blocco riportava immediatamente in bacino in posizione estesa e non ruotata.
    Nel lavoro montato ho avuto parecchie difficoltà ad avere buone sensazioni sino a quando ho appreso per la prima volta l’utilità del frustino. Il cavallo stava pian piano acquisendo impulso ma specie nel lavoro al galoppo tale impulso moriva, in campagna un po’ meglio che in campo ma comunque non sufficiente a produrre alcun che di produttivo. Col frustino il cavallo sta migliorando l’impulso di settimana in settimana in maniera macroscopica, si rileva e ruota il bacino pian piano sempre di più ma soprattutto ha un’estensione della grassella consona alla rotazione del bacino (lavorano più insieme, prima lavorava solo la grassella e il bacino assente). Ho notato dunque che per il lavoro di questo cavallo purtroppo mal lavorato per anni, la mano è essenziale per evitare che “spanci” nell’estensione del bacino. Anche al passo allungato, che lavoro costantemente in campagna, dopo una prima fase di decontrazione completa (la distensione dell’incollatura e gli sbuffi lo segnalano), inizio a accorciare le redini e, sebbene la lunghezza del passo ne risenta in estensione, la posizione del bacino è tutt’altra. Il cavallo al galoppo a mano sinistra, anche col nuovo impulso, tende a ruotare esternamente il femore in fase di flessione del posteriore sinistro, per poi riportalo dentro in fase di estensione, sintomo che la sezione lombare ancora non funziona correttamente (penso anche sul piano orizzontale oltre che quello verticale).

    Faccio un piccolo sunto di quanto appreso sino ad ora:
    Lavoro in distensione: a mio parere utile su di un cavallo con una rotazione del bacino consona alla flessione del femore e estensione della grassella
    Lavoro montato: senza impulso coerente completamente inutile, a posteriori mi sono reso conto di utilizzare azioni di redine contraria intermedia (cfr. “Equitazione Superiore”) per rimettere a mano sinistra le spalle davanti alle anche, tuttavia appena cessata tale azione di redine, l’atteggiamento ritornava scorretto.
    Lavoro produttivo: su di un cavallo con scarsa anteroversione del bacino in relazione al movimento della grassella abbandonare il lavoro in distensione (se non per riscaldamento) e accentuare il lavoro “in avanti”. Se il cavallo prende appoggio pari si mantiene dritto, nel caso non prendesse appoggio o fosse impari, è la gamba che deve correggere, non la mano che deve riassestare il cavallo.
    Transizioni tra andature: la più utile la transizione trotto passo; il bacino ruota e il posteriore assume il carico resistendo all’avanzamento, utile per sviluppare gruppo iliaco, una volta sviluppato a sufficienza utile la transizione trotto – passo – trotto, perché unisce la capacità acquisita di assumere il carico a quella di spingerlo mantenendo la medesima postura (il cavallo inizierà, una volta fermato al passo, di dover ripartire al trotto, quindi ruoterà il bacino per fermarsi ma sarà già in spinta pronto a ripartire). La transizione trotto-passo distende incollatura e tende a distaccare correttamente il cavallo
    Transizioni intra-andatura: transizioni di galoppo le più efficaci, il galoppo mette il cavallo in avanti, più facile che esso prenda in corretto appoggio. Andature sostenute (ovviamente fatte sul dritto) mettono il cavallo dritto e lo coordinano, galoppi relativamente più intensi fan si che compensare le proprie lacune con movimenti scorretti sia molto difficoltoso per il cavallo.
    Lavoro alla corda: ho notato che al trotto il cavallo disteso, pur essendo sulle spalle, ha una buona rotazione del bacino, può essere utile in una prima fase di costruzione del gruppo iliaco.
    Lavoro sul salto: utile anche in un cavallo del genere, condizione necessaria è che il cavallo sappia alzare la base dell’incollatura e distenderla. Se sa fare ciò, al momento della battuta i posteriori saranno relativamente pari e le flessioni di garretto, grassella, coxo-femorale e rotazione del bacino saranno tutte coerenti. Arrivare con un po’ di avanzamento aiuta il cavallo a non dover cercare copertura “spanciando” dietro.

    Fondamentalmente ritengo che la gamba, con un assetto corretto e in questa fase del lavoro, sia un po’ la cura di ogni male, o forse sono io che riesco a trovare le sensazioni corrette solamente con un cavallo un minimo avanti. Quando è in questa condizione è anche più concentrato, meno propenso a guardare e sono in grado di “sentire” quando si irrigidisce per preparare delle piccole difese, quando le sta per fare la gamba manda avanti, riprende contatto e tutto è terminato.
    Al livello mio e del cavallo attuale, ritengo che il lavoro descritto in “Equitazione Superiore” sia forse addirittura controproducente, probabilmente per accedere a quel tipo di lavoro il cavallo deve ave sviluppato una condizione fisica ma ancor di più mentale dell’essere “in avanti” per far si gli spostamenti di equitazione di scuola, sebbene eseguiti con i principi caprilliani, siano produttivi. Al nostro livello mettono un tampone decisamente momentaneo al problema e servono aiuti propulsivi costanti e vigorosi per mantenere un minimo di efficacia.
    Sarei lieti di avere un ritorno da parte vostra sulle deduzioni e potermi confrontare con le vostre vedute, a maggior ragione se differiscono dalle mie.

    Grazie,
    F

    10 Novembre 2022 at 14:28 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro Amico, la Sua lettera denota una cultura sportiva elevata e concordo con tutto quello che scrive. Durante la Resistenza ero nascosto in una cantina del varesotto insieme con la figlia di Cossilla (collaboratore a Milano di mio Padre). Ho avuto Equitazione superiore in bozza prima della pubblicazione. Cossilla ha lavorato un mio cavallo mal costruito e non sano per una settimana. L’ha messo negli aiuti e poi ha cominciato ad allungare-accorciare nel grande prato di Tor di Quinto. Molto lavoro al passo durante il quale la disparità posteriore del cavallo era evidente. Aveva un assetto molto profondo ed una grande capacità di utilizzare l’azione del peso del corpo che, a livello avanzato, sostituisce le gambe. Il mio cavallo attuale (Osteopatia) aveva il lato sx fuori uso. Attraverso il lavoro a mano 90′ al dì su strada, ho portato i due posteriori quasi a parità di flessione. Ora il cavallo avanza e sulla leggera resistenza della mano si estende in avanti e verso il basso. Dopo il lavoro a mano, ora effettuo un lavoro che è il più redditizio: vado in leggera salita al trotto, chiedendogli estensioni ed appoggiandolo lontano /grande sviluppo muscoli di spinta, quindi in discesa tenendolo nella mano/sviluppo muscoli di flessione. Questo metodo ha l’approvazione del Prof. V. Canali (sport e postura) che ha condiviso il mio libro appena pubblicato. Abbiamo qualcosa in comune perchè, prima di montare a cavallo ero uno dei migliori schermidori italiani, sci, tennis, salto in alto. Il primo cavallo che ho montato per due anni, è stato Taranto II, cavallo vincitore di categorie alte in internazionale, ma molto difficile e violento (P. d’Inzeo se lo fece assegnare ma dopo tre mesi lo restituì!). Il mio istruttore, Col. Paglieri, mi insegnò che era tutta una questione di mano….

      11 Novembre 2022 at 06:34 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro Federico, Ti rifaccio i complimenti per la notevole analisi che sei riuscito a sviluppare: ricorda che nelle cose difficili, per arrivare ad un risultato certo, bisogna semplificare. L’esperienza e gli insegnamenti dei miei istruttori mi hanno insegnato che la palestra migliore è il lavoro a mano al passo su di un terreno consistente e piano o leggermente ondulato. L’ideale è una strada asfaltata di recente e non consumata (non è scivolosa). Metti al cavallo un’imboccatura dolce in modo che vi si appoggi bene, unisci i due anelli del ferro con un ponticello dotato di anelli e vi agganci una longhina al centro o leggermente da una parte se il cavallo non sta diritto e lo devi correggere. Poi con la frusta da dressage nella sx lo tocchi dietro in modo da mantenere una buona tensione nella Tua mano dx. La mano deve essere leggera sulla bocca e fare un movimento ondulatorio dall’indietro in avanti e da sx a dx, chiudendosi leggermente a sx e dx quando vanno in appoggio i rispettivi anteriori. Alla tensione che deve rimanere costante devi associare una cadenza la più lenta possibile (devi faticare con la schiena come quando sei a cavallo). Se il lavoro è ben condotto il cavallo deve prima scaldarsi e poi inizierà a cedere con la bocca mantenendo un contatto più leggero sul quale dovrai addolcire la mano ed aumentare l’azione della frusta ed il movimento di oscillazione per ottenere un’andatura che copre più spazio. Se il cavallo Ti fa difficoltà e resiste, Ti consiglio di massaggiare dolcemente ma a lungo la colonna da D14 a D18 fino a L5 con Hirudoid, tipo forte prima del lavoro. Se la colonna non si decontrae sotto le Tue dita prova a passare un pò di alcool sulla pomata per migliorare la penetrazione. Mano a mano che il cavallo si decontrae allungati la longhina fino ad arrivare a poter stare dietro ai posteriori del cavallo. Attendo notizie, spero di progresso!!!!!

      23 Gennaio 2023 at 17:48 Rispondi
  4. Federico #

    Grazie molte, avrei da parlare per ore delle esperienze e dagli insegnamenti che ne sto traendo in questi 3 mesi passati dall’ultimo mio intervento. Cercherò di ritagliarmi il tempo necessario sebbene la parola sarebbe molto più efficiente dello scritto. Ho letto qualcosa di L’hotte, D’aure, Steinbrecht, Baucher, Karl. Scuole tutte diverse cercando di discernere il buono dal meno. Interessante che l’evoluzione del salto ostacoli abbia preso i principi dell’equitazione di scuola piuttosto che dall’ippica. Mi sembra, allo stato delle mie conoscienze attuali, che i requisiti per un cavallo vincente in S.O. siano un buon misto delle qualità richieste al galoppatore (copertura, rotazione delle articolazioni, spinta) e cavallo da polo (riunione in assenza di flessioni eccessive, dovuta alla condizione mentale di dover essere sempre pronto a eseguire qualsiasi cambio di direzione per cui è dunque necesario trattenere a se il proprio baricentro, vedasi riunione). Bisognerebbe riuscire a discernere sempre il buono da tutto e la tendenza di essere molto analitici porta spesso a rivisitazioni di propri credo e cambiamenti di vedute anche repentini. Penso che mi ci vorranno decenni e molti cavalli per essere del tutto convinto di quanto prescritto dai maestri o per formulare un pensiero mio compiuto. Nel mentre, continuo a sperimentare, con la consapevolezza che la pratica non supportata dalla teoria e dalla logica è solamente perversione. Spero di avere l’occasione di confrontarmi e discutere con chiunque abbia volontà delle idee e dei principi che sottostanno l’addestramento del cavallo, anche a voce.

    Grazie ancora moltissimo,
    F

    26 Gennaio 2023 at 15:31 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro Federico,
      siccome parli di equitazione di scuola, il testo di riferimento è il Conte D’Aure, ossia l’equilibrio ottenuto per opposizione della mano all’impulso e non per azioni sul treno anteriore, dall’avanti all’indietro. Quando hai ottenuto questo ed il cavallo ha completato la rotazione del bacino, avrai una grande leggerezza davanti ma anche una grande pressione nella Tua mano: mantenendo questa pressione puoi avvicinarti ad un salto di 160 e saltarlo con facilità purchè Tu sappia mantenere la postura descritta, come in tutti gli altri sport.
      Se hai difficoltà sono a Tua disposizione!

      3 Marzo 2023 at 06:58 Rispondi
  5. giuseppe maria de nardis #

    La risposta è un esemplare modello di capacità di sintesi, che fornisce una spiegazione non tralasciando nulla.
    La capacità di sintesi è prerogativa di chi padroneggia ciò di cui parla, coniugata all’attitudine a divulgare.
    Potrebbe essere utilizzata come domanda da porre agli Istruttori per saggiare la loro conoscenza dell’Equitazione, ma per carità di Patria forse è meglio non farlo.

    giuseppe maria de nardis

    10 Marzo 2023 at 10:14 Rispondi

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