Le transizioni costituiscono la base dell’arte equestre perché agiscono positivamente sia nei confronti del cavaliere che del cavallo.
Infatti, obbligano il cavaliere ad un uso indipendente ed efficace degli aiuti: ma questi potrà esercitarli soltanto migliorando il proprio assetto.
Nei confronti del cavallo ne fanno funzionare la struttura osteo-muscolare come una fisarmonica, esercitando e facilitando la flessibilità delle sue cerniere-articolazioni che sono alla base del movimento corretto.
Il presupposto perché le transizioni siano efficaci è che il cavallo sia messo correttamente negli aiuti (“Le sensazioni a cavallo”-“L’addestramento del cavallo”)) e ne sia rispettata l’integrità della linea dorsale.
Bisogna distinguere le transizioni di andatura da quelle di velocità: le prime sono il presupposto delle seconde perché insegnano al cavallo a comprendere gli aiuti.
La transizione più importante è quella passo-alt. Ricordo di aver letto, negli anni ’80, di un corso di dressage tenuto dalla campionessa Kyra Kirklund: i partecipanti pensavano di doversi soprattutto esercitare nei piaffè-passage. Ma, con loro sorpresa, la grande amazzone, dopo aver constatato il livello dei partecipanti, li fece esercitare unicamente al passaggio dal passo all’alt e viceversa allo scopo di insegnare a cavalli e cavalieri la differenza tra la mano che cede e la mano che resiste.
In questa lezione fondamentale vi è tutta l’equitazione ed è incredibile il numero di cavalieri, anche impegnati in competizioni di alto livello, che non sanno applicare in modo soddisfacente questi principi fondamentali. Ne abbiamo una dimostrazione nel numero di cavalli che vengono impiegati con dei chiudi-bocca stretti (“Gli strumenti di tortura”) perché questo accessorio esclude l’addestramento della bocca del cavallo e, quindi, della mano del cavaliere (“Il lavoro all’ostacolo”).
Un cavallo vergine che apprende in fase di doma questa lezione, sarà facile da montare e progredirà velocemente(“Riflessioni ed esperienze sull’addestramento del cavallo”).
Ricordo che per ottenere il passo indietro l’assetto e le gambe invitano il cavallo ad avanzare ma la mano non cede. Le transizioni di andatura devono essere ripetute fino a che il cavallo è all’ascolto e le esegue con aiuti leggerissimi, ma senza precedere l’ordine del cavaliere. Bisogna infatti pretendere che il cavallo “esca” nell’andatura superiore soltanto quando è completamente decontratto e copre terreno (“La seconda fase dell’addestramento“).
Il cavallo deve “entrare” nell’andatura inferiore con grande impulso: lo può fare soltanto se il cavaliere esercita l’azione del peso del corpo (“L’azione del peso del corpo”). Entrare nel passo allungato dal trotto aiuta il cavallo a trovare il contatto corretto con la mano del cavaliere.
Le transizioni di velocità servono a sviluppare l’impulso e la flessibilità del cavallo(“Preparazione per il rettangolo”). Nell’allungare il cavallo deve allungare la sua linea dorsale ed aumentare il movimento di flesso-estensione degli arti mantenendo costante il ritmo ed una sufficiente regolarità (“La cadenza”);
nell’accorciare deve cedere con la bocca, sollevare la base dell’incollatura e flettere le articolazioni alte posteriori che, quindi, si caricano rendendo possibile un nuovo allungare.
Ovviamente l’allungare deve essere richiesto soltanto quando il cavallo sia completamente decontratto!
E’ utile e conveniente abbinare l’accorciare ad una volta, soprattutto con i cavalli giovani, perché li aiuta a rimettersi in equilibrio ed a decontrarsi.
In queste transizioni, la fase più importante è quella dell’accorciare perché può essere ottenuta correttamente soltanto se il cavaliere abbina alla resistenza della mano (“L’importanza della mano”) l’azione del peso del corpo(“L’azione del peso del corpo”): cavallo e cavaliere imparano così a comprendere e ad utilizzare questa importantissima azione che costituisce la chiave dell’equitazione di qualità.
In fase di addestramento le transizioni di velocità sono facili con i cavalli dotati di movimenti naturali: con quelli che non li hanno, vuoi perché sono costruiti male(“La costruzione fisica del cavallo”) o perché hanno contratto delle lesioni, conviene esercitarle nel tondino.
Inoltre, possono essere sostituite in parte dalle barriere a terra e soprattutto dalla collina: in leggera salita il cavallo inarca la schiena (per fare meno fatica allungando il braccio di leva) e si tende in avanti come per allungare. In discesa deve cedere con la bocca e flettere le articolazioni alte posteriori: lo può fare se il cavaliere lo tiene diritto ed esercita l’azione del peso del corpo.
Carlo Cadorna
Grazie per l’eccellente sintesi che condivido.
Purtroppo l’equitazione insegnata oggi nelle “scuole”, nella maggior parte dei casi, ha tutt’altro orientamento.
In considerazione alla mia modesta esperienza, mi permetto di evidenziare che il passo correttamente eseguito è l’andatura più difficile.
Cordialmente,
Tiziano Bedostri
Grazie per l’apprezzamento. Il passo è difficile quando l’assetto del cavaliere non è “inserito”. Leggendo i commenti dei cosidetti esperti di dressage sul passo mi viene la pelle d’oca! Sarà l’argomento di un prossimo articolo.