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IL SETTORE PONY

E’ nato negli anni ’80 per iniziativa di Vittorio Orlandi.
Il pony è, in origine, un piccolo cavallo originario dei paesi nordici (Irlanda, Inghilterra, Islanda) robusto e selezionato nel carattere; quindi idoneo a favorire l’accesso dei bambini all’equitazione diventandone un compagno di giochi.
Quindi il principale pregio del pony è quello di eliminare rapidamente l’impressione del principiante per l’altezza ed, in parte, per la forza del cavallo: queste impressioni, infatti, bloccano ogni capacità di apprendimento e contribuiscono ad instaurare dei difetti.
Il difetto di molti pony, è che hanno delle andature affrettate e poco marcate: di conseguenza, possono influire negativamente sulla sensibilità dei principianti.
Il vantaggio dei ragazzi è che sono vergini nel senso che non hanno difetti consolidati: è quindi facile e rapido impostarli nel corretto impiego delle articolazioni in sella.
Questo richiede, ovviamente, degli ottimi istruttori. Molti centri commettono il grave errore di destinare ai principianti degli istruttori con poca esperienza. I difetti acquisiti sono molto difficili da correggere ed incidono negativamente su tutta l’attività equestre.
Oggi il pony ha l’unico limite che non deve superare l’altezza di 1,51 cm. al garrese. Vengono pertanto selezionati dei cavalli, ottenuti dall’incrocio con l’anglo-arabo, che hanno delle andature e delle potenzialità nelle discipline olimpiche del tutto simili a quelle dei cavalli. L’attività pony può iniziare a quattro anni di età.

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5 Responses to “IL SETTORE PONY”

  1. Giovanna Binetti #

    Molti ponies hanno il collo corto ed andature affrettate, nonchè carattere non troppo dolce. Io che sono una caprilliana convinta monterei quei ponies come facevo da bambina in inghilterra con il sedere appiccicato alla sella e le gambe ben in avanti, quale inforcatura!!!??? Troppi rischi di volare su piantate e scarti. Le cose cambiano con i double ponies che hanno altezze fino al m1,49. Veri e propri cavalli.
    Avevo 12 anni quando me ne capitò uno in Inghilterra a Pulborough nel Sussex dove passavo le vacanze estive. Arrivavo da Torino e Dovadola, ero principiante, ma italianissima d’assetto e lo montai seguendo i dettami della mia scuola, mi divertivo un mondo a dare dimostrazioni e lezioni. Era il periodo , gli anni 60 in cui Piero e Raimondo stravincevano nel mondo…montando all’italiana, in avanti belli inforcati. Mia madre quando vede tutti questi assetti seduti che cirdolano in Italia anche in concorso ippico dice “è tutta colpa dei ponies” e non ha troppo torto.

    17 Aprile 2011 at 21:57 Rispondi
  2. Penso che i ponies abbiano anche il grande vantaggio di avvicinare le persone a montare a cavallo. Intendo con questo che forse varrebbe la pena inserire la previsione di dare dei ponies anche ai principianti ormai adulti (certo, magari dei double ponies) e non solo ai bambini. La diversa altezza rispetto ad un cavallo, una certa (magari errata) considerazione di riuscire a trattanere un animale di taglia ridotta, la facilità nel montare e nello smontare da cavallo, sono alcuni degli aspetti per cui, almeno in certi casi, propenderei per dare i ponies anche ai principianti adulti.
    Filippo Gargallo

    29 Giugno 2011 at 19:39 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      Mi sembra un’ottima idea! Anche perchè sarebbe più agevole farci qualche esercizio di volteggio che non guasta nell’approccio all’Equitazione.

      29 Giugno 2011 at 21:36 Rispondi
  3. Rossana Mulazzani #

    Non credo che l’assetto seduto sia “colpa ” dei pony, è una monta di derivazione tedesca, a prescindere dai pony.
    Credo che comunque l’importante si la leggerezza che ritengo sia decisamente slegata dalla distanza che si ha con la sella. Lavoro con i pony e i bambini da 20 anni, dai principianti sugli shettland ai campionati italiani pony di salto. Spesso, a torto, ci si “arpiona” a dogmi e stereotipi. Nella mia esperienza invece ho imparato che la virtù molto spesso sta nel mezzo e l’assetto da manuale può essere sacrificato in favore della leggerezza e del bell’insieme. Non sempre nella realtà la posizione (stastica) e l’assetto (dinamico) sono sinonimo di equilibrio e leggerezza. Preferisco un bimbo un pò seduto o con le mani un pò alte, al quale risponde un pony sereno, attento ed in equilibrio.

    7 Luglio 2011 at 10:22 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      Cara Rossana,
      le cose sono giuste o sbagliate a seconda dello scopo che ci si propone. Se lo scopo è quello di far fare ai ragazzi dello sport sano e senza ambizioni va bene così. L’unica obiezione è che perchè il pony possa sopportare, senza danni, l’assetto seduto deve avere una muscolatura lungo-dorsale ben sviluppata.
      Se invece lo scopo è quello di progredire nella conoscenza e nella pratica dell’Equitazione fino ai massimi livelli,
      poichè il cavallo si esprime con facilità nella misura nella quale sa usare la sua colonna vertebrale, è evidente che ne va facilitato l’uso: questo si ottiene se ricorrono tre condizioni. La mano con la bocca del cavallo, gli aiuti che fanno avanzare il cavallo e l’assetto unito al movimento che non interferisce con i movimenti della colonna.
      L’equilibrio dipende dalla sensibilità del cavaliere, se è unito al baricentro del cavallo. La leggerezza è tale se il cavallo è leggero agli aiuti: scatta in avanti alla minima pressione delle gambe e rientra alla minima resistenza della mano.
      Un cavallo con il cavaliere che gli pesta sulla schiena non sarà mai leggero perchè la colonna si irrigidisce ed i posteriori si allontanano. Ogni volta che guardo i cavalli del completo nella prova di salto ostacoli provo un senso di pena (con rare eccezioni).

      7 Luglio 2011 at 14:05 Rispondi

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