Tra gli aiuti, a disposizione del cavaliere per influire sul movimento del cavallo, è il più importante perchè è naturale e quindi percepito ed efficace su tutti i cavalli. Alcuni autori lo definiscono, impropriamente, azione dell’assetto: ma in realtà quello che agisce è il peso del cavaliere che il cavallo percepisce naturalmente come un aiuto perché gli alleggerisce le spalle senza interferire con le funzioni della schiena.
Consiste nel seguire il baricentro di un cavallo in equilibrio senza mai precederlo. Di conseguenza, può essere utilizzato in modo permanente sui cavalli che hanno imparato ad impegnare entrambi i posteriori e sono quindi leggeri davanti (riuniti). Il cavaliere deve quindi avere sempre la sensazione che il cavallo gli sia davanti, con la tensione dorsale.
Al passo inarcando la schiena, avanzando con il bacino contro il pomo della sella e scendendo con le gambe allo scopo di ottenere una grande tensione davanti a sé; al trotto deve sollecitare il cavallo spingendo i talloni in basso nel tempo seduto ed inarcando la schiena in quello sollevato, avanzando con la cintura dei pantaloni. Al galoppo dovrebbe riuscire a sollecitare il cavallo semplicemente spingendo in basso i talloni nel secondo tempo ed avanzando nella sella dall’indietro in avanti.
Ovviamente (“L’assetto in sella”) perché possa scendere con i talloni è necessario che il cavaliere avanzi nella sella attraverso l’azione della sua schiena (che è quella che sostituisce le gambe). Deve anche essere più vicino alla sella (ma senza sedersi)nella posizione sollevata, avvicinandosi all’arco anteriore.
Perchè questo possa avvenire è indispensabile che abbia l’assetto fermo come descritto nell’apposito articolo (“L’assetto in sella”) e che durante l’addestramento alterni all’azione delle gambe (“L’azione delle gambe”) appunto, l’azione del peso del corpo.
Quindi, è l’azione del peso del corpo che permette al cavaliere di far lavorare il cavallo in assenza di aiuti non naturali (gambe e frusta) utilizzando l’impulso che si è creato attraverso il lavoro(“L’atleta è il cavallo”): in particolare, le transizioni (discendenti) al trotto con i cavalli che hanno dei movimenti, oppure il lavoro di flesso-estensione nel tondino con i cavalli che non ne hanno ed il lavoro al passo (“Il lavoro al passo”) anche a mano.
In altre parole, l’azione del peso del corpo costituisce il VOLANO del motore del cavallo. (Il volano è quella parte di un motore a scoppio che consente di agire sulla trasmissione utilizzando la forza d’inerzia). Con un assetto che non sa fermarsi ed interferisce con la funzione della schiena del cavallo, il cavaliere sarà costretto ad utilizzare in modo permanente le gambe allo scopo di mantenere l’impulso (equitazione tedesca).
Nella sequenza in alto lo vediamo chiaramente durante la battuta: il cavaliere (Nelson Pessoa) spinge in basso i talloni e ferma l’assetto. Il cavallo “esce” in avanti e può saltare in leggerezza.
Il contrario avviene nella foto allegata all’articolo “La responsabilità dell’istruttore” ed in quella a fianco. L’assetto corretto e l’azione del peso del corpo sono la condizione necessaria perché il cavaliere possa unirsi, nel salto, al proprio cavallo mantenendo un contatto costante con la bocca ( per i cavalieri che montano più o meno seduti, è impossibile!).
Per una migliore comprensione mostro due cavalli nella stessa situazione di frenata davanti all’ostacolo per tramutare l’energia cinetica in avanti in elevazione. In questa circostanza l’azione del peso del corpo è fondamentale perché consente al cavaliere, che ferma il ginocchio spingendo il tallone in basso (giusto uso della staffa) di resistere con il corpo e con la mano senza tirare: permette così al cavallo di rimbalzare per aria.
Il cavaliere a sx (L. Dinitz) ha un assetto francese (polpaccio spinto contro il fianco del cavallo), non spinge il tallone in basso e quindi non ha il ginocchio fermo: di conseguenza tende a precedere il cavallo col peso e con le mani. Infatti, pur disponendo della migliore scuderia del mondo (Barone Rothchild) fa sempre qualche errore di anteriore.
A fianco c’è Piero d’Inzeo: inutile dire che è perfetto! Infatti, qualunque cavallo montasse, difficilmente faceva errore di anteriore.
Con il progredire dell’addestramento l’azione del peso del corpo assume sempre maggiore rilevanza rispetto agli altri aiuti, fino a -idealmente- sostituirli completamente.
Ma deve essere chiaro che il presupposto perché il cavaliere possa sentire ed impiegare quest’azione è che il cavallo abbia impulso e sia “in avanti“: messo al galoppo deve poterlo mantenere da solo e saltare senza alcun intervento. Se un cavaliere che monta un cavallo in avanti non sa usare l’azione del peso del corpo, al galoppo sarà incapace di controllare il cavallo.
A questo proposito è rimasta celebre la risposta del Gen. Ubertalli, -grande cavaliere ed istruttore del passato, detentore del primo record di elevazione omologato (2,20), allievo ed amico di Caprilli- ad un cavaliere straniero che definiva l’assetto caprilliano “in avanti” :” L’assetto caprilliano è indietro! E’ il cavallo che deve essere in avanti”. Risposta certo paradossale ma che dice, giustamente, che il cavallo per essere in avanti deve saper portare il baricentro indietro flettendo le articolazioni alte posteriori; come dire che equilibrio ed impulso sono strettamente collegati fra di loro. Niente di più vero!!!!!
In conclusione è proprio l’azione del peso del corpo a dimostrare che l’impulso non dipende dalle gambe ma dalla condizione fisica e mentale che una giusta postura ha saputo creare nel cavallo, condizionandone positivamente il cervello.
Carlo Cadorna
Buona sera Sig , Cadorna ,
sono passati molti anni da quando io allievo e Lei già cavaliere affermato ci trovavamo nel periodo estivo ai pratoni.
leggo con interesse i Suoi articoli che sono tra i pochi oramai che trattano la Buona Equitazione…. complimenti davvero e speriamo che da questi semi sparsi apparentemente al vento possa rinascere quella cultura equestre che sembra si stia perdendo.
grazie
Giorgio
Grazie! Mi ricordo…. Le lettere come la Sua fanno sì che qualche fruscio, di quel vento, arrivi anche a me. Mi aiuti a diffondere il blog…
La rilettura di articoli come questo rinnova il desiderio di montare sperimentando sempre. .
grazie.
Gli esperimenti fanno parte della mia personalità: spesso sono falliti (per una conoscenza ancora incompleta della meccanica del cavallo)… facendomi perdere molte opportunità. Ma senza di essi non avrei le certezze di oggi… Non bisogna però dimenticare che la logica precede la sperimentazione (“Le responsabilità dei media”) tanto che oggi ho riscontri positivi all’ultimo (“Il cavallo”), quello di seguire la stessa strada dell’atletica umana.
Sono sempre più convinto che Caprilli è attuale più che mai.
Ci sono poche fonti dove trovare quale era il suo sistema.
Una sono gli scritti suoi e dei suoi allievi, disponibili a tutti i cavalieri che hanno la pazienza di leggere.
Ancora per poco, alcuni ex militari di cavalleria oramai in pensione conservano la conoscenza del sistema Caprilliano.
Purtroppo sono poco considerati ed ascoltati.
E’ stato un genio: con delle conoscenze legate ad un’epoca arretrata, con la semplice osservazione ha inventato l’unico sistema logico per assecondare il cavallo. E’ scandaloso che noi italiani abbiamo dovuto sentircelo dire (in diretta) dall'”uomo che sussurra ai cavalli”, l’addestratore americano al quale è stato dedicato un famoso romanzo ed un bel film! Però vi è nel mondo qualche cavaliere che applica il Suo Sistema: l’ultimo che ho visto a Goteborg è Chriss Chugg, cavaliere australiano che con un cavallo privo di esperienza sui percorsi europei, è stato all’altezza dei migliori…