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LA LEZIONE DI PIERO

Nel 1971 mi trovavo a Fontainebleau per partecipare ai campionati mondiali militari ed ho avuto l’opportunità di assistere ad una lezione di eccezionale valore tecnico.

Un ufficiale francese che montava bene volle far provare il suo cavallo a Piero D’Inzeo.  Il nostro portabandiera ne apprezzò il lavoro rifinito e la morbidezza ma fece notare al francese che il cavallo non era “in avanti” secondo i concetti della nostra scuola e, quindi, la sua leggerezza era soltanto apparente.     Poi,  quale dimostrazione,  si mise a lavorare il cavallo mandandolo nella mano fino a che tutta la sua linea dorsale si tese in avanti e nella mano:  in essa rimbalzava tutta la forza proveniente dai posteriori provocando l’inarcamento della schiena.

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Questo tipo di lavoro e di monta, che si richiama all’equitazione classica del Conte D’Aure, è stato spesso criticato ed il fratello di Piero, Raimondo,  non l’ha mai adottato.  La ragione sta nel fatto che,  perchè  il cavallo possa tendersi nella mano inarcando la schiena, deve prima avere sviluppato la muscolatura dorsale:   altrimenti la schiena si imbarca.  Di conseguenza deve avere completato il percorso dell’equitazione di base:  se la linea dell’equilibrio è in discesa (cavalli col posteriore alto), deve prima essere portata in orizzontale (“L’equitazione dei nostri campioni”).

Inoltre questo metodo richiede molto tempo con i cavalli di poco sangue.  Ma sono certo,  per averlo sperimentato con cavalli da corsa, da completo e da concorso,  che è l’unico metodo che consente di ottenere due risultati:    la sottomissione totale del cavallo – dove vanno le mani, in quella direzione va il cavallo, perché il cavaliere è nella situazione per utilizzare esclusivamente l’azione del peso del corpo –  ed il perfetto equilibrio perché è l’opposizione della mano a renderlo possibile.

Ho recuperato dei cavalli da corsa  con gravi lesioni ai tendini e, finchè li ho montati io,   non hanno mai avuto problemi;  una volta che, essendo indisposto,  sono dovuto ricorrere ad un’altra monta, si sono subito risentiti.

 

 

 

 

 

 

Certamente,  la condizione indispensabile per poter adottare questo metodo, che rappresenta la vera essenza della scuola italiana,  è che l’assetto del cavaliere lasci passare l’impulso:   questo avviene solo se il cavaliere è fermo perchè ha fermato (non fissato!) il ginocchio,  porta il peso sulle staffe, abbassa i talloni  ed è inserito nel movimento del cavallo piegandosi all’inguine ed aprendo le spalle.    Il movimento della mano deve essere in sintonia con quello del bacino.

Con un’espressione efficace, Piero raccomandava questo modo di montare dicendo “metti il cavallo contro se stesso“!

 

 

 

 

 

 

 

Oggi, che il Comune di Roma si appresta ad intitolare una strada ai nostri “fratelli d’Italia” mi accingo a fare un consuntivo per cercare di esprimere un giudizio:  Raimondo e Manzin bocciavano il metodo.  Io ho fatto, in passato, delle esperienze positive con dei cavalli che vi si adattavano.

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Ma oggi che monto un cavallo di tale carattere che ogni giorno mi dà una lezione di Equitazione, debbo dire che Lui si è schierato inequivocabilmente dalla parte di Raimondo!

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Oggi purtroppo sono pochi i cavalieri che conoscono questa lezione:   invito pertanto i lettori ad osservare l’amazzone americana B. Madden.   Il cavaliere italiano che meglio interpreta questa “lezione” è Luca Moneta.

Carlo Cadorna

4 Responses to “LA LEZIONE DI PIERO”

  1. gianni saba #

    OK!!!!!!!!!!!

    28 Aprile 2016 at 14:23 Rispondi
    • lastriglia #

      Grazie!!

      28 Aprile 2016 at 18:10 Rispondi
  2. Federico #

    Oggi il meraviglioso mondo di internet ci da la possibilità di assistere alle lezioni dei massimi esponenti dell’equitazione moderna tramite video. Beezie Madden ripropone il concetto espresso da Piero D’Inzeo in una lezione sull’allora nuovo cavallo della sua allieva Cincinnati kid. Il cavallo all’epoca della lezione ha 8 anni, ora ne ha 10 e ha vinta un GP della NC montato dalla suddetta allieva. Nella lezione il cavallo, sicuramente di carattere, quando diventa “light in the croup” (leggero nella groppa) e si solleva togliendo l’appoggio viene sollecitato ad avanzare, viene posto l’accento sul metterlo sempre avanti agli aiuti attraverso l’uso della gamba e il tenerlo sempre molto attivo. I cambi di mando vengono eseguiti con spostamenti delle spalle (preferisco spostamenti della groppa perchè collegano la gamba alla spinta dei posteriori, tuttavia su un cavallo con poco impegno cambiare di mano sollecitandolo con le game è sicuramente meglio di eseguire una semplice mezzavolta). Ogni colta che il cavallo cerca di scappare viene prima corretto ma mai fermato, bensì corretto e poi mandato avanti, si ricerca sempre (come si evince dai commenti della madden) di averlo “pesante” sulla mano mandandolo con la gamba. L’equitazione moderna non può che passare a mio parere tramite questo concetto. Solamente un cavallo in avanti, che ricerca l’appoggio della mano distendendosi, è veramente negli aiuti, facilmente governabile e rispondente. La top 5 mondiale e oltre monta tutta così. Inserisco il link al video (https://www.youtube.com/watch?v=L8-2jdnQATE).
    F

    15 Ottobre 2022 at 12:01 Rispondi
    • lastriglia #

      Approvo lo scritto, ma quello che si vede non ha nulla a che vedere con Piero d’Inzeo (ho lavorato 8 anni con Lui). Il cavallo non è mai in avanti perchè è quasi sempre in difesa (codone e quindi schiena rigida): di conseguenza non è mai realmente appoggiato perchè l’incollatura non si estende. Il motivo risiede nell’assetto dell’amazzone che non sa fare il giusto uso della staffa e quindi è sempre dietro il movimento del cavallo. Piero diceva giustamente che l’assetto caprilliano è “di staffa”!!! A Fiera cavalli (Verona), presenterò l’equitazione di Piero (Caprilli moderno) con l’approvazione e la partecipazione del Prof. V.Canali (il Caprilli dell’atletica internazionale).

      15 Ottobre 2022 at 16:53 Rispondi

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