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LA DECONTRAZIONE

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La decontrazione è il presupposto del lavoro corretto, quello che non provoca danni nella struttura del cavallo ma anzi stimola la sottomissione come accettazione cosciente del lavoro che è chiamato a svolgere.

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La decontrazione è quindi la situazione ideale per un atleta ed indica l’assenza di rigidità: nulla a che vedere con il rilassamento che invece indica l’assenza di lavoro producente quando la tensione dorsale è scarsa o nulla dal momento che non riesce a far sollevare la base dell’incollatura.

Naturalmente, non vi può essere decontrazione del cavallo sotto un cavaliere rigido ed attaccato alle redini, oppure che monta dietro al movimento!

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Vi sono diversi gradi di decontrazione che corrispondono ai diversi posizionamenti della linea dell’equilibrio del cavallo (“L’addestramento del cavallo”), da quella in discesa della doma fino a quella in salita della riunione. Ma tutti si ottengono filtrando l’impulso (“La tensione dorsale”) con la mano perché senza impulso non vi può essere estensione ma soltanto distensione che è caratterizzata dal rilassamento e che, a mio avviso, è negativa perchè contraddice la disciplina del lavoro e mette peso sugli anteriori, logorandoli.   Quando desidero far rilassare il mio cavallo lo metto al prato.

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La decontrazione primordiale è quella che si ottiene, utilizzando la mezza fermata,  con la semplice estensione della linea dorsale che serve a “mettere sulle loro gambe” i cavalli caldi e di poco equilibrio dovuto alla costruzione difettosa del treno posteriore, ed a mettere “in movimento” i cavalli freddi attraverso l’oscillazione della loro linea dorsale.

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Quando la linea dell’equilibrio si porta in orizzontale (“Le fasi dell’addestramento”) la decontrazione si ottiene prima di tutto tenendo il cavallo diritto (mettendo le spalle davanti alle anche) perché è la condizione indispensabile dell’impulso; quindi continuando a sviluppare la spinta in una mano che, rispettando le esigenze naturali del cavallo, limiti l’oscillazione allo scopo di pervenire al miglior equilibrio che si manifesta con la cadenza.

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Quando il cavallo raggiunge questo stato di equilibrio si “distacca dalla mano” e mastica il ferro, segno inequivocabile di completa decontrazione. Sta all’abilità, alla sensibilità ed alla conoscenza del cavaliere saper mantenere il cavallo in questa situazione ideale: occorre, oltre ad un coordinamento degli aiuti perfetto (“Il coordinamento degli aiuti”), una grande comprensione delle esigenze fisiche (muscolari ed articolari) del cavallo perché la stanchezza, anche momentanea, si manifesta sempre con delle rigidità che, se non comprese, portano alle difese ed alla non collaborazione del cavallo.

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Questi concetti, che erano ben radicati negli istruttori qualificati alla Scuola di Pinerolo, sono stati nel dopoguerra dimenticati da molti cavalieri, anche molto famosi (es. G. Morris e P. d’Inzeo), che hanno esercitato la funzione di istruttore insegnando ai propri allievi a risolvere le rigidità alla stessa andatura alla quale si manifestano attraverso un lavoro che diventa necessariamente “duro”.

Ora non è più così ed è stato certificato dal nuovo Codice di Tutela degli Equidi la cui applicazione è obbligatoria per tutti coloro che utilizzano un cavallo: la decontrazione è primordiale e deve essere ottenuta, di conseguenza, all’andatura inferiore alla quale si manifesta una rigidità; eventualmente anche da fermo.

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E’ l’unico modo per conservare intatta la collaborazione del cavallo, così come è nella sua natura, dal momento che con il procedere del lavoro ed il perfezionarsi della trasmissione dorsale dell’impulso e del coordinamento degli aiuti il cavaliere può “sentire” le difese prima che si manifestino.

Carlo Cadorna

 

10 Responses to “LA DECONTRAZIONE”

  1. Naty #

    Caro Colonnello, è Utah con lei nelle foto ?
    Articolo meraviglioso.. Nella parte in cui specifica la grande differenza tra decontrazione e rilassatezza.. Si vedono molti cavalli appesi ( io li chiamo così) con questi trotti svogliati,senza Impulso e annoiati! A volte mi chiedo cosa montano a fare se devono trasmettere questa apatia! Mica ci è stato ordinato dal dottore di montare a cavallo!! Voglio dire : tiriamo fuori l’entusiasmo e la voglia di portarci avanti – e portare avanti il nostro cavallo!
    È una sensazione bellissima essere portati dal proprio cavallo… Io l’ho provata diverse volte (soprattutto in inverno perché il mio cavallo ha un impulso naturale e adora i climi rigidi- l’ estate da bravo stallone ha altri pensieri 😉 e non è qualcosa che ci cade addosso,quanto un lavoro quotidiano. Io ricerco e costruisco l’impulso ogni giorno.. E mi rendo conto che non tutti i giorni sono uguali per il mio amico.. A volte ha un impulso che reagisce ai miei stimoli in tempi brevissimi a volte ci impiega più tempo ma alla base di tutto il mio umile lavoro c’è sempre la
    Decontrazione e posso dire che il mio cavallo gradisce moltissimo..
    Poi quando leggo le cose sensatissime del suo blog tiro un piccolo sospiro di sollievo.
    ….. Evviva la Decontrazione muscolare!!….. Anche per gli umani si intende..
    Del resto un cavaliere / amazzone rigido non potrà che avere un cavallo rigido …

    5 Settembre 2015 at 23:20 Rispondi
    • lastriglia #

      Il cavallo delle foto è Utah (ma nella foto di presentazione è Gordon) con il quale sto finalmente venendo a capo dei suoi enormi problemi muscolari dovuti, probabilmente, a vecchie aderenze e compensazioni. Alla base di ogni risultato vi è l'assieme con il cavallo: i cavalieri che montano dietro al movimento non potranno mai ottenere la decontrazione ma solo distensione.

      6 Settembre 2015 at 05:33 Rispondi
  2. timoteo #

    Interessante la possibiltà di ottenere la decontrazione anche da fermo..ma come si fa se non c’è impulso?.

    16 Ottobre 2015 at 15:34 Rispondi
    • lastriglia #

      Il cavallo deve avere impulso anche da fermo: posto che l’impulso è una qualità psicologica, discende dalla sua possibilità di avanzare perché le leve posteriori sono disposte nella direzione efficace e vi è una certa compressione che carica le molle. Quindi, quando un cavallo si ferma contro la mano con i posteriori che si allontanano, non può avere impulso. Se invece si ferma diritto, piazzandosi nella tensione dorsale, ce l’avrà e sarà pronto a riprendere il movimento(anche il galoppo) ad una semplice cessione della mano ed il comando degli aiuti.

      17 Ottobre 2015 at 06:23 Rispondi
  3. Alberto Alciator #

    Buonasera Colonnello, rileggo questo articolo alla luce di alcune osservazioni che ho fatto ultimamente e le chiedo come al solito un parere. Ho notato che con cavalli non sani è molto difficile o anche impossibile ottenere la decontrazione. Guardando la cosa al contrario si può, in linea di massima, affermare che la difficoltà ad ottenere la decontrazione è già un sintomo di qualcosa che non va anche se il cavallo ancora non zoppica ?

    Le chiedo questo anche perchè ho notato che alcuni cavalli che non zoppicavano ma non erano mai decontratti hanno subito infortuni poco tempo dopo rispetto a quando li ho visti io.

    A proposito di decontrazione, al fine di migliorare la mia capacità di valutare quello che vedo, ho guardato alcuni video tra cui quello del seguente link:

    https://www.youtube.com/watch?v=CMZK7_CQqSM

    Potrebbe darmi un suo parere sul lavoro che si vede in questo video ed in particolare per quanto riguarda il lavoro al trotto?

    Grazie ancora per il tempo che dedica agli appassionati di equitazione.

    Alberto Alciator

    1 Maggio 2018 at 19:01 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro Alberto, è un piacere scambiare opinioni con Te! La decontrazione, per la fisiologia dei muscoli, è la prima cosa da ottenere: ma per decontrazione s’intende quella che si ottiene in una situazione di grande impulso e parte dalla pari spinta dei posteriori per arrivare alla bocca. L’amazzone che hai postato monta bene e le dò 8 ma al lavoro che svolge dò 5 (sufficiente): questo perché il cavallo al passo è privo d’impulso, al trotto pochissimo dopo molto riscaldamento, al galoppo sufficiente. L’impulso è fondamentale per mettere il cavallo diritto e sviluppare alla pari la spinta dei due posteriori: difatti il cavallo al trotto è privo di cadenza e stenta a partire al galoppo da una parte perché non è diritto (spinge di più col sx). Lavorando in questo modo il cavallo si logora inutilmente e richiede tanto tempo per maturare. Invece conviene partire dal lavoro al passo con una grande tensione(la massima che si riesce a controllare) protratto per almeno un’ora. Quando il cavallo ha imparato a trattenere in sé il proprio baricentro pur allungando al massimo, allora sarà pronto per trottare mantenendo la cadenza e si potranno mettere barriere a terra sempre più larghe. Appena il cavallo mantiene un giusto contatto al passo conviene galoppare alle due mani (sollevati) insistendo a quella nella quale viene di meno nella mano, perché il galoppo fa distendere i muscoli. I cavalli non sani debbono essere lavorati solo al passo e curati: in genere si tratta di lesioni dorsali che conviene trattare con la tintura e poi con eparinoidi e manipolazioni.

      1 Maggio 2018 at 20:23 Rispondi
  4. Alberto Alciator #

    Grazie della risposta. Internet ci da la grande possibilità di vedere tanto materiale video e può insegnare molto se si è guidati nella visione da persone della sua cultura ed esperienza. Purtroppo quello che manca oggi nei maneggi è montare fianco a fianco con cavalieri in grado di far vedere una bella e giusta equitazione che insegnerebbero anche soltanto guardandoli.
    Ieri mi è venuto in mente di consultare l’annuario dell’accademia di fanteria e cavalleria del 1934, anno in cui mio padre mi pare fosse al terzo anno. I responsabili dell’istruzione a cavallo erano Tommaso Salazar e Gerardo Conforti……..è chiaro come solo stare a guardare due cavalieri di quel livello e partecipare alle loro lezioni fosse “una marcia in più”.

    3 Maggio 2018 at 15:34 Rispondi
    • lastriglia #

      Tommy Salazar era un cavaliere perfetto; Conforti(che ho conosciuto molto bene) meno, ma è stato un ottimo istruttore. Aggiungo che bisogna anche trovare dei filmati adatti come quello che hai postato: oggi tutti tirano con le mani e credono di ristabilire l’impulso con il sedere. In mezzo c’è il povero cavallo trattato come una salsiccia!

      3 Maggio 2018 at 21:59 Rispondi
  5. Alberto Alciator #

    Nelle gare l’esperienza ed il talento di cavalli e cavalieri hanno per forza di cose un importanza enorme e io trovo molto interessante guardare i cavalieri in campo prova o nel warm up perchè si vede un lavoro più vicino a quello a cui possiamo ispirarci noi amatori . Questo di Michael Jung è un video che trovo interessante. Potrebbe darci una sua opinione.

    https://www.youtube.com/watch?v=lM0fZQ2iHrQ

    Grazie ancora

    Alberto Alciator

    4 Maggio 2018 at 13:00 Rispondi
    • lastriglia #

      Rinnovo i complimenti con l’avvertenza che bisogna osservare e comprendere le ragioni per le quali il cavallo di Jung lavora in un atteggiamento della linea dorsale ad arco, con una tensione stabile perché è stabile l’appoggio e leggerissimo il contatto(ogni tanto si vedono delle piccole cessioni). Quindi il tipo di lavoro non c’entra: quello che conta è l’atteggiamento del cavallo che, guarda caso, è completamente decontratto. Per ottenere questo bisogna saper montare a cavallo: ma Jung era ai Pratoni con gli stessi cavalli ed il pubblico era assente! Ignoranza o presunzione? Aggiungo che la preparazione al galoppo è adatta al dressage: per il S.O. è controindicata la posizione seduta perché tende a fermare la schiena, impedendo al cavallo di coordinare treno posteriore con anteriore: è responsabile dei cavalli che scalciano indietro.

      6 Maggio 2018 at 17:45 Rispondi

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