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IL “CEDERE” A CAVALLO

                                         

                    

 

 

Mi dicono che durante i Corsi di Formazione per i tecnici FISE, il personale docente oppone resistenza al concetto del “cedere”, anzi, non ne vuol proprio sentir parlare!  

Premesso che non bisogna più meravigliarsi di niente perché al peggio non c’è mai fine,  cercherò di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.  

Innanzitutto cedere significa non fare resistenza, ovvero lasciarsi portare la mano, che impugna la redine, dalla bocca del cavallo. 

E’ ovvio che quanto più la mano del cavaliere è leggera e sensibile nel contatto con la bocca del cavallo,  tanto più il cavallo assumerà le sue iniziative come, ad esempio, quella di tendere l’incollatura in avanti nella seconda parte del salto allo scopo di facilitare il sollevamento della groppa.  

 Lo stesso farà ogni volta che vuol impegnare la schiena!caccavella

 

 

 

 

 

Ma la mano potrà essere sensibile soltanto se la ceduta partirà dai talloni del cavaliere, per salire attraverso i muscoli delle gambe al bacino che ruota in avanti ed in basso e, da questo, attraverso la tensione delle reni alle braccia:  è il movimento che si effettua quando ci si alza da uno sgabello!

 

 

 

 

L’addestramento consiste proprio nel suggerire e favorire le giuste iniziative del cavallo contrastando, di converso, attraverso le resistenze quelle che non rispondono a quella meccanica che gli consente di effettuare il massimo lavoro con il minimo sforzo. 

 

 

 

 

 

Ma è altrettanto evidente che il saper cedere è il presupposto del saper resistere. Il cavaliere che non cede perché non ha un assetto che gli garantisce l’indipendenza della mano,  quando crede di resistere in realtà TIRA,  opponendo al cavallo il peso del suo corpo ! 

In sintesi, cedere significa mantenere sempre la stessa tensione delle redini(impulso) durante tutto il percorso! 

E questo concetto è essenziale in tutta l’Equitazione e non è certo riservato al salto.  Quando il cavallo deve girare (al trotto) c’è un solo modo per non fargli perdere impulso: avanzare (cedere) con la mano esterna in modo che il laterale  esterno si allunghi e copra più spazio di quello interno.  Almeno con un cavallo che ha impulso…(“La tensione dorsale”).   Al galoppo, poiché la meccanica del cavallo è rovesciata, è la mano interna che deve cedere(in direzione della traiettoria che porta all’ostacolo).

 

 

 

 

 

 Questa prescrizione non l’ha scritta Caprilli ma un grande cavaliere (campione europeo), istruttore e giudice di dressage che si chiama Alois Podhajsky, famoso direttore della Scuola Spagnola di Vienna e risponde ad un principio logico elementare.  Dimostra la sostanziale unità dei buoni cavalieri: si discute tanto di dottrine ma, alla fine, è la sensibilità e l’arte del cavaliere a fare la differenza (oltre alla logica, ovviamente).

In tutto il mondo l’addestramento del cavallo è basato sull’impulso che si esprime con la tensione dorsale (“La tensione dorsale”):  se non vi è tensione non vi può essere ceduta ed il cavallo non può sviluppare la sua meccanica giusta.

Eppure vi sono degli istruttori che insegnano ad iniziare il lavoro con la spalla in dentro:  forse non hanno considerato che essa sottrae impulso e può essere eseguita correttamente soltanto se il cavallo si mantiene diritto. Allora io domando: ” Come si fa a mantenere il cavallo diritto senza tensione dorsale?”  Non si può! Questa è l’incoerenza che dimostra come la nostra equitazione brancola nel buio,  scopiazzando malamente a destra ed a manca.

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Se si ricominciasse a preoccuparsi della tensione dorsale (che non ha niente a che vedere con il cavallo che tira) si farebbe un bel passo avanti:  gli istruttori devono mettersi davanti al cavallo piazzato e tirare le redini nella giusta misura e della giusta escursione perché l’allievo possa comprendere quello che deve fare con le mani e con le braccia per cedere.

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Se la FISE, attraverso i Suoi “tecnici” non conosce questi concetti elementari di Equitazione, faccia un esame di coscienza e provveda rapidamente ad un aggiornamento dei testi e del personale docente

Infatti la misura è ormai colma:  di ruberie, inefficienze, incapacità  ed ignoranze i tesserati TUTTI ne hanno abbastanza! 

La nuova dirigenza ha fatto molte promesse:  per quanto riguarda l’Equitazione non si può pensare, nel 2016, di aggrapparsi a vecchie abitudini che sono prive di un forte sostegno logico. La meccanica del cavallo è ben nota:  la buona equitazione deve essere in grado di favorirla e svilupparla. Ma i mezzi che il cavaliere ha per farlo stanno tutti, oltre che nella conoscenza, nella qualità dell’assetto la cui funzionalità deve essere conosciuta nei minimi dettagli.  Non per niente questo argomento è stato ignorato dalle passate gestioni con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti!

 

 

                                                                                                     Carlo Cadorna                          

8 Responses to “IL “CEDERE” A CAVALLO”

  1. Premesso che il mio riferimento al concetto di “ceduta” è stato esposto in maniera sintetica, il mio obiettivo era soprattutto quello di evidenziare l’aridità intellettuale e culturale di certi “luminari” che occupano posizioni sicuramente non per meritocrazia, ma per ben altri motivi che ho già esposto in passato sul Suo sito.
    In merito al cap. Caprilli, mi pare, abbia elaborato la nozione del “cedere e del “appoggio” esponendola in alcuni suoi scritti, riportati nel libro di Carolo Giubilei “Federico Caprilli”.
    Riporto di seguito alcuni brani che mi paiono significativi:
    “Ricordiamoci che a cavallo fare e tirare è assai facile e troppo spesso nocivo – assai difficile, e quasi sempre utile, saper lasciar fare il cavallo e saper cedere in qualunque circostanza; e questo essenzialmente si deve apprendere e si deve insegnare. Chi è capace di cedere sempre saprà tirare a tempo debito e nella giusta misura” (p. 73)
    “… nelle azioni del cavaliere, esse devono sempre mantenersi basse e pronte a cedere in direzione della bocca, per permettere al cavallo di prendere la posizione del collo che più gli conviene, senza ricevere un urto sulle barre, ma avendo sempre lo stesso leggerissimo appoggio.” (p. 79)
    Ai sofisti suggerisco di perdonare al Maestro l’uso del termine “tirare”, deve essere contestualizzato nel periodo in cui è stato esposto.
    Se questi concetti siano stati elaborati in precedenza, o ripresi successivamente, da altri autori mi pare poco rilevante.

    Grazie per la disponibilità,
    Tiziano Bedostri

    1 Aprile 2014 at 09:04 Rispondi
  2. Alberto Alciator #

    Buonasera Colonnello, grazie ancora per il prezioso lavoro che svolge a favore di tutti gli appassionati.
    A proposito della “ceduta sul salto” mi sembra che, oltre a permettere la giusta libertà di incollatura al cavallo, sia anche funzionale al giusto movimento che il cavaliere deve fare per rimanere insieme al cavallo.
    In altre parole, io cederei anche se montassi senza redini, d’altra parte il cavallo si equilibra con l’incollatura, l’uomo con le braccia.
    Si tratta solo di una mia impressione e gradirei avere un suo parere.

    Grazie

    Alberto Alciator

    3 Aprile 2014 at 21:12 Rispondi
    • lastriglia #

      Il cavallo ha bisogno di libertà d’incollatura e di schiena: quindi il cavaliere deve fare il “giusto uso della staffa” per non fare da peso morto. Se ha le redini in mano deve cedere, ossia farsele portare in avanti senza precedere: lo faceva in modo perfetto Piero d’Inzeo! Se non ha le redini no perché il cavaliere non ha bisogno delle braccia per equilibrarsi perché altrimenti la mano non sarebbe indipendente. Non per niente Piero ci ha fatto giocare a Polo: è un ottimo sistema per fare l’assetto purchè non si stia seduti. Comunque, il saper cedere è la cosa più importante a cavallo: Caprilli aveva ragione! Il primo vero cavallo che ho montato è stato Taranto, del mio Maestro Paglieri: era un cavallo di straordinaria forza e difficoltà. Se ti prendeva il ferro non lo fermavi più(anche Piero che l’aveva provato vi aveva rinunciato): Paglieri mi ricordava sempre che a tirare si deve essere in due! Lui aveva una mano incredibile, tipo L. Piggot…

      3 Aprile 2014 at 23:08 Rispondi
  3. Filippo Gargallo #

    Già, a tirare si è sempre in due!

    7 Aprile 2014 at 18:40 Rispondi
  4. Alberto Alciator #

    Buongiorno Colonnello, le chiedo se gentilmente mi può dare un suo parere tecnico su questo video;

    https://www.facebook.com/pferdia/videos/1065644670150026/

    Nonostante il nome importante dell’amazzone che lo presenta questo lavoro sui cavalletti non mi convince, non vedo l’armonia che dovrebbe esserci tra cavallo e cavaliere. Passare sui cavalletti con l cavallo così “nelle mani del cavaliere” mi sembra comporti per il cavallo uno sforzo supplementare che potrebbe essere evitato con più libertà di incollatura e mano che cede. Qui si vedono cavalli con buone doti atletiche che riescono ugualmente a destreggiarsi, ma penso che cavalli poco dotati si troverebbero in difficoltà con questo tipo di lavoro.

    Grazie per il tempo e che ci dedica

    Alberto Alciator

    20 Maggio 2016 at 09:43 Rispondi
    • lastriglia #

      Hai ragione! Al trotto sollevato le amazzoni sono dietro al loro cavallo per mancanza di assetto (staffatura troppo lunga e mancanza di giusto uso della staffa): si vede chiaramente per il contatto intermittente e per la mancanza di tensione appena si allungano un pochino le redini (dovrebbe restare intatta). Va meglio infatti al trotto seduto perché sono cavalli con grande attitudine alla riunione ed un posteriore molto forte. Ho visto il video dei Tuoi allievi e sono perfetti! L’assieme del cavaliere con il cavallo è la prima e la più importante condizione per ottenere l’impulso.

      20 Maggio 2016 at 11:36 Rispondi
  5. timoteo #

    Buongiorno, la meccanica del cavallo sarà ben nota a Voi iniziati , ma quando un giovane cavaliere mi ha chiesto di indicargli un libro di biomeccanica , possibilmente in italiano , non ho saputo rispondergli ., poi li ho consigliato la lettura di tutti gli articoli tecnici della Striglia.
    Grazie per il suo lavoro..

    21 Maggio 2016 at 11:31 Rispondi
    • lastriglia #

      Ho a casa i principali libri di equitazione: è difficile avventurarsi anche perché l’equitazione è antica ma l’assetto no. Ho scritto la Striglia apposta per cercare di cogliere il meglio di un’equitazione in linea con i tempi. I Libri migliori li ho indicati nell’articolo “Didattica equestre”.

      21 Maggio 2016 at 21:31 Rispondi

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