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GIUDICARE I CAVALIERI

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E’ un esercizio difficile e quindi pericoloso se non viene affrontato con prudenza e seguendo dei criteri ben definiti.

Bisogna anzitutto considerare che è sempre il cavallo a giudicare il cavaliere:  esprime il suo giudizio negativo attraverso la manifestazione delle difese (“Le difese del cavallo”) di cui le più visibili sono quelle della bocca e della coda( dove l’impulso si forma e dove si raccoglie).  Positivo quando collabora volonterosamente con il cavaliere.

Di conseguenza, per giudicare un cavaliere correttamente, bisogna osservare il cavallo.

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Alcuni giorni fa (“Novità e prospettive del mondo equestre”) ho citato –ma senza farne il nome- uno dei migliori cavalieri italiani ed un simpatico e vivace contradditore ha contestato le mie affermazioni. Lo ringrazio perché, quando non si viene compresi, significa che non ci si è espressi in modo compiuto.

L’Equitazione è l’arte di sviluppare e controllare l’impulso del cavallo: questa è quindi la prima capacità che si deve richiedere ad un buon cavaliere. Ricordo che l’impulso è come il vapore: deve avere una buona pressione ed uscire secondo la regolazione della valvola di tenuta (la mano del cavaliere).

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Quindi l’impulso di qualità deve essere sempre presente e disponibile nei confronti del cavaliere: poiché esso dipende da fattori psicologici ancor prima che meccanici, lo può essere soltanto se viene ottenuto attraverso la giusta postura e l’insieme con il cavallo, evitando accuratamente ogni movimento che ne danneggia la locomozione.

Ricordo a questo proposito che le ultime vertebre dorsali (quelle sotto la paletta della sella) se bloccate, interferiscono con la locomozione (Giniaux). Di conseguenza il cavaliere, durante l’impegno agonistico, deve essere fermo nella sella e non seduto: questo è possibile soltanto se avanza e scende nella sella (attraverso la spinta del tallone in basso) facendo corpo con il cavallo.

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Chiaramente questo è impossibile a tutti quei cavalieri (che in Italia sarebbero la maggioranza) che sono stati impostati a cavallo secondo la tecnica dello “sci d’acqua” come mi ha detto un noto tecnico straniero.

Quindi, se vi è impulso, il cavaliere può esercitare i propri aiuti in modo discreto, utilizzandolo per far sollevare al cavallo la base dell’incollatura:  questa è un’altra caratteristica del buon cavaliere.

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Un altro elemento che spesso sfugge ma che è di fondamentale importanza è la cultura equestre del cavaliere che si vede dal modo nel quale risolve o non risolve i problemi meccanici di equilibrio e di impulso del suo cavallo.  Il cavallo addestrato dal buon cavaliere deve diventare sottomesso e facile da montare.

Significa che deve scorrere tra le gambe del cavaliere senza resistenze sulla mano, mantenendo l’equilibrio.

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Infine, “last but not least”, il talento che si vede nella capacità di ascoltare il cavallo e di dargli, nel modo più appropriato, i giusti suggerimenti.  Esso si può manifestare soltanto quando il cavaliere riesce a controllare le proprie emozioni.  L’abbiamo potuto apprezzare ai WEG durante il cambio dei cavalli: è stato straordinario come il Campione abbia compreso i cavalli che montava in pochi istanti!

Per chiudere voglio consigliare al mio cortese contradditore la prudenza (è la prima virtù cardinale): ha citato, a sostegno della Sua tesi, Piero d’Inzeo. E’ bene che sappia che l’ho conosciuto meglio di qualunque altro cavaliere in attività.

Carlo Cadorna

6 Responses to “GIUDICARE I CAVALIERI”

  1. camogli clelia #

    Pienamente daccordo. Pochi si rendono conto di quanto un assetto leggero,molto sull’inforcatura,lasci libera la schiena del cavallo,sia nel lavoro che sul salto. E la morbidezza e la libertà della schiena,danno massima potenza al posteriore,nella spinta.Perchè solo noi “antichi” ricordiamo,e usiamo queste tecniche?

    19 Giugno 2015 at 10:57 Rispondi
    • lastriglia #

      Perchè per acquisire un buon assetto “italiano” ci vuole un buon istruttore(e dov’è?) molta disciplina (sconosciuta) e molta perseveranza (c’è ma al contrario!).

      19 Giugno 2015 at 11:40 Rispondi
  2. camogli clelia #

    A volte sento parlare e sparlare persino di Caprilli che,se ben superato,ha per primo capito cosa significa distrubuire il proprio peso in modo equilibrato sul cavallo,lasciando piena e totale libertà alla schiena e incollatura di flettersi potenziando la spinta. Sembra che una schiena rigida e una bocca contratta siano l’unico modo di gestire un cavallo,oggi. Resto alla mia antichità..grazie e buona serata

    24 Giugno 2015 at 15:44 Rispondi
    • lastriglia #

      Le assicuro, se gradita, la mia compagnia…

      24 Giugno 2015 at 18:37 Rispondi
  3. federico #

    vorrei complimentarmi per il percorso ,di salto ostacoli che ha fatto con il suo cavallo al maneggio new trekking hors un saluto da federico

    9 Febbraio 2016 at 12:59 Rispondi
    • lastriglia #

      Grazie Federico: senza il Tuo prezioso aiuto non potrei fare niente!

      9 Febbraio 2016 at 18:34 Rispondi

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