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UN PREMIO AL MIGLIOR CAVALLO

 

 

 

 

 

 

 

                                

                                                           

Si è appena chiusa l’emozionante finale del campionato del mondo di S.O. ed il primo pensiero che mi viene spontaneo  è che c’è qualcosa di incoerente nella formula. 

Non certo nello scambio dei cavalli perché consente di valutare impietosamente la sensibilità equestre dei cavalieri finalisti.  Un po’ come ascoltare un pianista e, subito dopo, ascoltarne un altro con una maggiore sensibilità musicale che suona lo stesso pezzo.  Il primo Vi sembrerà meno bravo.

Nemmeno il tipo di selezione perché la somma delle penalità di tutti i percorsi determina un verdetto che tiene conto di tanti fattori:  l’abilità del cavaliere, l’addestramento e l’allenamento del cavallo,  la sua integrità fisica e, soltanto alla fine, la sua qualità. 

Il punto è che il campionato del mondo dovrebbe incoronare il miglior atleta che, nei WEG 2014 di S.O., è stato il cavallo Cortez.  Non certo perché ha una qualità superiore ad altri,  ma perché la sua amazzone e addestratrice ha saputo renderlo padrone del suo equilibrio reale più e meglio degli altri. 

Ritengo quindi che sarebbe giusto pensare anche ad un premio adeguato per il miglior cavallo che valga a riconoscere lo smisurato, paziente, lunghissimo e difficile lavoro di preparazione svolto per anni dalla sua valente amazzone. 

 

 

 

 

 

 

Il campionato, nel suo complesso, ha mostrato il progresso complessivo compiuto dall’equitazione mondiale:  i tre campioni delle tre specialità olimpiche hanno mostrato una tecnica ed una sensibilità univoche:  si pensi al cavallo della Dujardin che galoppava nel giro d’onore come un campione di salto ostacoli. 

 

 

 

 

 

 

Né è stato da meno il cavallo della grande amazzone del completo Auffahrt. 

 

 

 

 

 

Il campione di S.O. Dubbeldam ha montato con una sensibilità che denota una classe senza precedenti,  se non tornando a dei campioni di casa nostra.  Bisogna dire che è stato avvantaggiato dal fatto che la Madden ha montato il cavallo di Bengtsson prima di Lui e “l’ha messo sulle sue gambe”.  Altrimenti non usciva netto dalla doppia gabbia.

A proposito di Italia, mi diceva un bravo tecnico:  “tutti i cavalieri vogliono insegnarmi come si monta a cavallo”.  Quando ci renderemo conto che siamo a zero e che dobbiamo ripartire dalle aste,  allora ricominceremo a risalire la china.

                                                                                                     Carlo  Cadorna

 

2 Responses to “UN PREMIO AL MIGLIOR CAVALLO”

  1. timoteo #

    Bene ,i Suoi commenti a suo tempo fatti su Delaveau e Madden sono stati esattamente confermati dai risultati ai Weg.
    Sarebbe interessante conoscere da un punto di vista della storia della equitazione come la scuola americana e francese (Samur ?) sono pervenute a questo metodo , negli anni passati ,se autonomamente o con qualche influenza di istruttori ( caprilliani ? )

    10 Settembre 2014 at 12:04 Rispondi
    • lastriglia #

      I francesi sono stati l’unica nazione di rilievo che non ha mandato allievi a Pinerolo(secondo la tradizione francese…). Però, hanno elaborato, attraverso il Col. Danloux, un loro metodo naturale che è stato criticato e distrutto in numerosi libri dal grande cavaliere e tecnico(olimpiadi di Montreal) francese D’Orgeix. Il metodo Caprilli ferma la gamba dal ginocchio al piede; il metodo Danloux sostiene la mobilità del ginocchio (il cavaliere non ha più un punto fermo per resistere alla tensione dorsale= niente impulso). Però i migliori cavalieri francesi copiarono gli italiani: in particolare, prima della guerra il Ten. Bizard. Dopo la guerra D’Oriola. Purtuttavia, la scuola francese si è successivamente orientata ad un miscuglio tra equitazione di scuola e metodo caprilliano. Il metodo di Caprilli è approdato negli USA per merito soprattutto del Cap. Littauer, frequentatore di un corso a Pinerolo ed autore del libro “Forward Riding” (1932) autenticamente caprilliano e molto diffuso negli USA. Ricordo inoltre il Cap. Harry D. Chamberlin, altro frequentatore di Pinerolo, capitano della squadra che ha vinto le olimpiadi di Los Angeles(1932) autore dei libri “Riding and schooling horses” 1935 e “Training Jumpers” 1938. Ha avuto vari allievi tra cui il più famoso è Gordon Wright, istruttore di W. Steinkraus(olimpiadi Messico). Però, nella trasmissione, il “giusto uso della staffa” si è perso, almeno così come l’aveva concepito Caprilli. Quindi, ha insegnato per tanti anni De Nemethy, proveniente dalla scuola ungherese che mischiava equitazione di scuola e naturale. Anche G. Morris, l’istruttore degli ultimi anni, mischia le due equitazioni(allievo di De Nemethy) seppur con prevalenza di quella naturale. Attualmente, l’unico cavaliere che interpreta in modo perfetto il sistema di equitazione naturale è l’americana B. Madden (ma anche L. Kraut): ma Lei è allieva del marito John e del cognato Frank che è il più grande istruttore specializzato nelle categorie di equitazione. Osservi come i cavalli della Madden scorrono in leggerezza venendo da soli nella mano con la bocca pastosa: perché sono veramente riuniti(selfcollection) con le anche attive ed abbassate e con la spinta dei due laterali assolutamente pari. E’ una questione di assetto che consente l’inserimento costante nel movimento del cavallo e, naturalmente, di lavoro. Su you tube vi sono dei clinics della Madden che danno l’idea.

      10 Settembre 2014 at 13:50 Rispondi

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