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L’ENDURANCE ED IL DOPING

 

 

 

 

 

Ennesimo atto della battaglia in corso, in seno alla FEI, per modificare nella sostanza la disciplina dell’endurance.

I paesi arabi hanno una sensibilità diversa dalla nostra (“L’etica dello sport” 06-12) in fatto di doping e stanno, da almeno due anni,  approfittando dei loro soldi e della presidenza della FEI per ottenere un allentamento dei vincoli.

Ma è di tutta evidenza che il giorno che si insinui il sospetto che i risultati degli sport equestri sono condizionati dai farmaci sarebbe la fine del nostro sport che ha il benessere del cavallo come fine dichiarato dai regolamenti.

Dopo aver infranto le regole del salto ostacoli alle ultime olimpiadi, gli arabi desiderano modificare lo spirito e la sostanza (eventualmente sdoppiando la specialità) dell’endurance: da prova massima della buona condizione del cavallo a vera e propria corsa.

Negli ultimi anni gli arabi ed in particolare lo sceicco Al Maktoum, marito della presidente FEI, si sono distinti non solo per i risultati sportivi (è campione del mondo di endurance e proprietario della più importante scuderia da corsa) ma anche per i numerosi e ripetuti casi di doping di cui si sono macchiati nell’endurance e nelle corse.

 

 

 

 

 

Il peggio è che hanno fatto i furbi chiedendo che il responsabile dell’eventuale doping non sia il cavaliere ma il capo scuderia, facile da sostituire scaricando la responsabilità su di lui.

Ora hanno fatto di peggio, nominando una commissione di controllo FEI sull’endurance della quale fanno parte solo arabi tra cui proprio Al Maktoum.  La cosa è grave non solo perché implicati clamorosamente nei casi di doping, ma anche perché l’endurance non è stata inventata dagli arabi ma dagli americani.

Per fortuna, con una lettera durissima inviata alla FEI, le federazioni sportive olandese e svizzera hanno stigmatizzato l’accaduto ed ottenuto qualcosa: Al Maktoum è stato sostituito da un altro arabo ed è stato aggiunto Frank Kempermann che è olandese,  presidente della commissione dressage.

Ma non è un uomo di cavalli:  è un uomo d’affari che gestisce anche il concorso di Acquisgrana.  Quindi mi pare che gli arabi non demordono.

Quello che è grave è  il silenzio della nostra  federazione che con Al Maktoum promuove affari..

E’ proprio questo eterno atteggiamento da “furbetti” che fa si che l’Italia, in Europa, sia considerata meno che zero:  abbiamo quello che ci meritiamo!

Carlo Cadorna

P.S.  Alla riunione della FEI di fine aprile i delegati di 100 federazioni nazionali hanno votato per la concessione alla principessa Haya di un ulteriore mandato per altri quattro anni.

 

 

 

 

 

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