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LA RAPPRESENTANZA ITALIANA DEL SALTO OSTACOLI

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I recentissimi campionati europei di Acquisgrana mi suggeriscono qualche considerazione per il futuro della nostra squadra di salto ostacoli.

E’ un settore da sempre difficile da gestire perché quando vi erano dei campioni questi facevano le primedonne nei confronti della FISE; oggi che aspettiamo un campione vero da molti anni, abbiamo difficoltà a completare la squadra.

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Negli anni, molti tecnici di grande fama e provata capacità sono stati assunti ma non hanno dato i risultati sperati: a loro dire “in Italia non si può lavorare” per le troppe interferenze e non faccio alcuna fatica a crederlo perché il presupposto per insegnare, soprattutto in questo nostro difficile sport, è la disciplina.

Che per funzionare veramente non dovrebbe essere imposta ma condivisa realizzando quella che viene definita la disciplina delle intelligenze. Appunto, tra persone intelligenti si discute e chi deve convincere lo fa nei confronti di chi deve essere convinto: ma chi non vuole essere convinto perché ha altri interessi deve essere messo in riga mediante dei paletti ben visibili.

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Desidero ora richiamare un concetto che non è mai stato chiaro nell’ambiente equestre: la responsabilità è indivisibile dall’autorità. In parole semplici significa che chi viene investito della responsabilità tecnica del settore ha pieno diritto ad esercitare l’autorità connessa senza alcuna interferenza: in caso contrario si intaccherebbe il senso di responsabilità di chi ne è stato investito. Deve poter designare i candidati, proporre loro uno scambio di vantaggi-doveri secondo il principio “onori ed oneri”. Vantaggi morali, di immagine (che nello sport odierno vale oro), di sostegno tecnico e finanziario; doveri inerenti la tecnica e la prassi di lavoro in collaborazione intelligente con il tecnico, la partecipazione esclusiva alle gare utili, l’obbligo nel corso di esse di fornire dei comportamenti compatibili con l’immagine pubblica che la federazione intende darsi.

E’ evidente che quanto più verranno rispettate queste prescrizioni tanto più probabile sarà la partecipazione al banchetto delle medaglie: il modo più sicuro perché tutto si svolga secondo lo schema illustrato è che ogni decisione venga comunicata con la massima trasparenza alla quale dovrebbero attenersi anche i rapporti tra gli attori principali secondo quello spirito di lealtà che è ben delineato proprio nel codice etico della FISE.

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L’anno scorso noi siamo entrati, contro ogni previsione, nella prima serie; quest’anno abbiamo addirittura vinto il primo appuntamento. Non si può quindi sostenere che il tecnico responsabile non abbia una grande capacità che d’altro canto ha già dimostrato a vantaggio di altre nazioni.

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Poi, dopo il sopravvento della nuova direzione federale, la squadra è stata rimaneggiata più volte fino ad affrontare l’impegno più importante, quello che doveva determinare tutta la programmazione, con una squadra improbabile perché costituita da un unico binomio affidabile a quel livello, due che potevano essere competitivi ad uno inferiore ed uno logoro per un’attività eccessiva in quantità e qualità.

E non si dica che questo è il senno del poi, perché chi fa l’istruttore deve saper giudicare ad occhio se un cavallo ha impulso o non ce l’ha, se è in grado di effettuare un percorso di un certo livello oppure no.

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Questo, d’altro canto, è reso più facile dal fatto che il S.O. odierno si è molto evoluto in senso tecnico valorizzando i cavalli ben preparati piuttosto che quelli più qualitativi: quelli cioè che sono in grado, mantenendosi in equilibrio, di galoppare contro i salti e di partecipare positivamente alla loro valutazione.

Ora che tutti i tecnici sono stati messi in mobilità (preavviso di licenziamento), attendiamo di conoscere le scelte tecniche della nuova dirigenza: resta comunque l’opportunità di coinvolgere prevalentemente dei giovanissimi perché il futuro della nostra equitazione è nelle loro mani.

Carlo Cadorna

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