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IL COORDINAMENTO DEGLI AIUTI

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Nel coordinamento  degli aiuti  risiede la sintesi di tutta l’Equitazione:   anzi  senza di esso, che determina il “tatto” equestre,  non vi è autentica Equitazione.

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Nell’equitazione di scuola esso consiste praticamente nel controllare con la mano quello che si determina con gli aiuti propulsivi:  in altre parole, non bisogna mai provocare con le gambe quello che non si riesce a cestensione 2ontrollare con la mano.

 

 

 

 

Nell’equitazione naturale ha invece una funzione completamente diversa.  Infatti, dal momento che il cavallo ha imparato ad eseguire la mezza fermata,  il controllo della mano non rappresenta più un problema:  il cavaliere si deve concentrare quindi,  nella prima fase dell’addestramento (“Le fasi dell’addestramento”),  sullo sviluppo della linea dorsale del cavallo e sul miglioramento del suo equilibrio.

La preoccupazione maggiore del cavaliere deve essere quindi quella di far avanzare il cavallo nella postura corretta(con la linea dorsale inarcata) e con il motore sempre al massimo (“L’importanza dell’impulso”).  La mano dà al cavallo delle indicazioni;  le gambe e, soprattutto l’assetto,  ne richiedono l’esecuzione.

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Quando il cavallo ha raggiunto l’equilibrio e sostiene l’incollatura usando la schiena(seconda fase),  il problema del cavaliere è quello di aumentare l’impulso attraverso la regolarità:  la soluzione di questo problema è strettamente legata alla tensione dorsale (“La tensione dorsale”) che si ottiene attivando gli aiuti propulsivi, specie dell’assetto, su di una mano che tiene (“L’importanza della mano”),  lasciandosi portare dalla bocca del cavallo (cedere trattenendo).

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Attraverso la sistematicità e la distribuzione del lavoro (vedi gli appositi articoli) si ottiene il cavallo pari (diritto) nella mano con una tensione dorsale che il cavallo produce da solo,  semplicemente inserendosi (il cavaliere) nel suo movimento.

Naturalmente,  tutto questo cammino è semplice ma non credano i lettori che sia facile:  infatti, bisogna  anzitutto  lavorare moltissimo facendo sì che il lavoro montato e quello nel tondino si integrino a vicenda.

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Inoltre,  bisogna aiutare il progresso con la cura della schiena del cavallo (osteopatia) e con una grande attenzione alla distribuzione del lavoro perché le esigenze di un lavoro corretto possono cambiare da un giorno all’altro:  il cavaliere deve imparare a valutarle attraverso la sua osservazione (nel tondino) e le sue sensazioni  (“Le sensazioni a cavallo”) nel lavoro montato.

Più il cavallo progredisce nell’equilibrio e nell’impulso, maggiore deve essere la componente propulsiva rispetto a quella di contenimento fino ad arrivare al rapporto 9:1 .

Carlo  Cadorna

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