Riguarda sopratutto i posteriori del cavallo perché è il loro impegno-disimpegno a provocare l’estensione corretta degli anteriori.
Questo tema è stato recentemente trattato, ad uso umano, in un convegno organizzato dal dott. Gianluigi Giovagnoli, responsabile federale per il benessere del cavallo.
Il conferenziere era il Prof. Vincenzo Canali, professore di biomeccanica e scienze motorie all’Università di Parma e molto noto per essere il preparatore atletico di alcuni campioni tra cui il saltatore Gibilisco, la tuffatrice Cagnotto. Il tema, trattato in modo scientifico seppur per una durata troppo breve, mi ha stimolato ad approfondire l’argomento con il Professore.
Da ragazzo praticavo l’atletica nella specialità del salto in alto: il preparatore atletico mi faceva fare ginnastica a corpo libero, molta corsa e molti salti. Oggi invece gli atleti lavorano in palestra con esercizi ed attrezzi appositamente pensati per lo sviluppo della funzione di flesso-estensione: grazie a questa tecnica hanno raggiunto traguardi agonistici prima impensabili.
La funzione di flesso-estensione è di un’importanza capitale perché presiede all’equilibrio ed alla locomozione del cavallo. L’estensione dipende dalla flessione perché è questa che dispone le leve posteriori del cavallo in modo che la forza risultante(sulla bisettrice degli angoli articolari) vada in direzione utile per il movimento richiesto (leggi “L’addestramento del cavallo”, “Note sull’addestramento italiano”,”Il circolo”, “Costruzione di un tondino” “L’Equitazione nell’ottica delle funzioni, “Equitazione, agonismo e benessere dei cavalli”, “A proposito di doping” ). lA FORZA RISULTANTE DETERMINA LA SPINTA che è molto più efficace della forza pura(l’ha inventato Archimede 2300 anni fa!!!!!!!!).
Per facilitare la comprensione dei lettori, Li invito a fare questo esperimento: provino a sollevare un peso con la mano destra. Faranno tanto meno fatica quanto più fletteranno l’articolazione del gomito e solleveranno il braccio: questo perchè più il gomito si flette ed il braccio si solleva, più la forza risultante della leva (sulla bisettrice dell’angolo tra il braccio e l’avanbraccio) va verso l’alto.
Nella meccanica del cavallo è l’oscillazione della colonna vertebrale che determina il movimento attraverso, appunto, la flessione delle articolazioni posteriori. A sua volta, l’oscillazione della colonna vertebrale è stimolata dal movimento dell’incollatura; un po’ come, nell’uomo, il movimento delle braccia.
L’oscillazione della colonna favorisce la flessione delle articolazioni alte, lombo-sacrale e coxo-femorale che provoca la rotazione del bacino: essa determina l’abbassamento delle anche e di conseguenza l’innalzamento della forza risultante proveniente dai garretti. Poiché il punto di equilibrio (“La costruzione fisica del cavallo”) sul treno anteriore, posizionato a ¾ della spalla, è fisso, abbassando le anche si porta la linea dell’equilibrio del cavallo prima in posizione orizzontale (equilibrio di base) e poi in salita (riunione) (“L’addestramento del cavallo”).
La corretta flessione delle articolazioni alte, lascia ai garretti ed alle ginocchia (che sono solidali) il solo compito di spingere in avanti che potranno, quindi, svolgere nel migliore dei modi e senza sforzo. Tutte le forze(muscoli ed articolazioni) del cavallo saranno impiegate per spingere in avanti ed esso presenterà la postura che Federico Tesio (allevatore di Nearco e Ribot) definiva “ben disceso”. Nella fotografia si può vedere come, un’accentuata flessione delle articolazioni alte, ottenuta sviluppando la funzione di flesso-estensione, manda verso l’alto la forza risultante della leva che ha per fulcro (perno) il garretto senza che questo abbia bisogno di flettersi: quindi con grande risparmio per la sua integrità.
Vediamo ora attraverso quali esercizi si può sviluppare la funzione di flesso-estensione.
Sicuramente alle andature basculate, passo e galoppo, perché l’oscillazione è massima. Al trotto, soltanto nelle transizioni e nell’esercizio sulle barriere ed i cavalletti. Nei salti al trotto e nei dentro-fuori. Nel lavoro in dislivello ed in compagnia.
Ma, poiché i muscoli si sviluppano quando si contraggono (dopo essersi distesi), sarà sempre necessario il leggero contatto della mano. Inoltre, poichè il cavallo ha quattro arti, dovrà essere diritto: lo potrà essere soltanto in presenza di una tensione dorsale che non è mai troppa e nel lavoro in un circolo abbastanza piccolo (8-10 m.)ed alla mano che mette le spalle davanti alle anche.
L’andatura che favorisce maggiormente lo sviluppo della funzione è il passo allungato, nella sua massima estensione, effettuato preferibilmente su di un terreno consistente (ottimo l’asfalto), perché obbliga il cavallo ad appoggiare bene a terra i quattro piedi evitando le compensazioni che il cavallo effettua con la rotazione o con l’appoggio laterale dei piedi posteriori (è di particolare importanza una ferratura che offra un buon appoggio).
Il passo ha il vantaggio che può essere protratto per lungo tempo: ai primi del ’900, nelle scuderie da corsa, i cavalli in allenamento passeggiavano, dietro ad un caposezione che faceva l’andatura, fino a sei ore prima di andare in pista a galoppare. In ambito militare si organizzavano delle gare al passo. Federico Tesio giudicava i cavalli dalla lunghezza del passo.
Naturalmente, il presupposto perché l’esercizio funzioni è che la mano del cavaliere vada con la bocca del cavallo determinandone nel contempo l’equilibrio; inoltre è importantissimo che la funzione si sviluppi in modo uguale dalle due parti. Il lavoro in circolo permette di pareggiare le funzioni mettendo all’interno il posteriore che ha la funzione meno sviluppata (perchè lo costringe a sollevare la groppa interna). Il lavoro in dirittura è particolarmente efficace se l’addestratore riesce ad abbinare una grande tensione dorsale con un ritmo molto rallentato (cadenza). Può essere protratto anche per 90′ (vedi “Osteopatia”) e può essere utilmente applicato mediante IL LAVORO A MANO (“Il lavoro a mano”).
Oggi, purtroppo, la diffusa ignoranza della meccanica del cavallo porta moltissimi cavalieri (o pseudo tali) a bloccare, anziché svilupparla, la funzione essenziale dell’incollatura (è come se ad un atleta uomo gli leghi le braccia!): credono che l’incollatura debba essere tenuta in una posizione quando è vero il contrario. E’ l’impulso che deve determinarne la posizione.
Ma anche gravissima è la responsabilità delle federazioni (la Svizzera le ha vietate!) che ammettono l’uso delle redini ausiliarie, veri e propri strumenti di tortura, dannosi per i cavalli e per i cavalieri che, a cavallo, resteranno per sempre degli analfabeti perché non potranno apprendere il colloquio con la bocca del loro compagno.
Per concludere, dal momento che nella funzione di flesso-estensione si concentra tutto il lavoro di addestramento ed allenamento di un cavallo, non è logico dedicare allo sviluppo della funzione solo una frazione del tempo dedicato all’addestramento. Alla luce di questa considerazione, penso che le modalità del lavoro in piano dei cavalli, così come vengono praticate in tutto il mondo, debbano essere completamente ripensate.
Questo METODO, che propongo, è veramente innovativo perchè consente di sviluppare la funzione anche con il lavoro in libertà che permette di salvaguardare appieno l’integrità delle articolazioni del cavallo. Io l’ho sperimentato ed ho ottenuto risultati prima impensabili (riduzione di due terzi del tempo occorrente per l’addestramento del cavallo) nella condizione e nell’addestramento del cavallo (leggi “L’impegno del posteriore e la riunione” ,”L’osteopatia”).
Quindi, il buon senso vorrebbe che durante il lavoro i cavalieri si chiedano sempre se, in quel momento, stanno sollecitando lo sviluppo della funzione, indispensabile perché il lavoro sia utile.
Mi sembra quindi che il mondo dell’Equitazione debbe aggiornarsi velocemente anche perchè molti dei principi ai quali ho accennato, sono stati recepiti dal Codice di Tutela degli Equidi che stabilisce per legge le norme per il benessere dei cavalli.
Carlo Cadorna
P.S. Dopo questo articolo consiglio di leggere “Il cavallo”. Le fotografie devono essere aggiornate. Il libro sarà ripubblicato con il titolo di “Equitazione naturale moderna nel segno di Caprilli”, Bastogi Libri e sarà presentato con la presenza del Prof. V. Canali.
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L’obiettivo di ogni cavaliere dovrebbe essere quello di elaborare un metodo che consenta di lavorare un cavallo PRESTO e BENE. Il metodo che suggerisco consente questo risultato. Poi, certamente, bisogna intendersi sul significato di cavallo lavorato: io prendo come esempio l’amazzone americana Brianne Goutal (seconda classificata nel circuito americano) visibile su you tube. In Italia siamo lontani mille miglia dal momento che vige lo stile Chiaudani… Questione di cultura: noi siamo scivolati verso il terzo mondo!
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Sig Colonnello tutto l’articolo è chiaro , ma la frase : alla mano che mette le spalle davanti alle anche .. la trovo un attimino da iniziati , e leggi e rileggi non la capisco .,
Grazie
La frase si richiama alla letteratura equestre più famosa (l’Hotte, Steinbrecht…). Significa che siccome tutti i cavalli cercano di evitare la fatica del posteriore più debole portandolo in fuori (cioè traversandosi) ed un cavallo che si traversa non può avere impulso, bisogna correggerlo. La correzione non consiste nel cercare di tenere in dentro il posteriore che si risparmia (perché sarebbe inefficace) ma nel portare(con l’aiuto delle redini) il treno anteriore davanti a quello posteriore: se il treno posteriore esce a sx, anche il treno anteriore dovrà essere portato a sx attraverso l’azione della redine sx di apertura e quella dx intermedia(in direzione del posteriore più debole). Queste sono le regole dell’Equitazione che Caprilli ha semplificato ma non ha cambiato. Nel tondino, lavorando prevalentemente alla mano contraria a quella verso cui il cavallo si traversa, la correzione è automatica perché la recinzione del tondino fa da parete ed il cavallo lavora diritto e può sviluppare l’impulso. In definitiva, il lavoro nel tondino è indispensabile e conveniente per un corretto e rapido sviluppo della funzione di flesso-estensione.
Grazie ,ma purtroppo in quasi tutti i maneggi della zona che io sappia il tondino non esiste ,forse è stato sostituito dalla giostra ?.
Il tondino non può essere sostituito da una giostra perché verrebbe comunque a mancare il giudizio umano sulla opportunità del cambio di mano. Ma si potrebbe studiare la possibilità di applicare la redini ai cavalli messi nella giostra allo scopo di ottenere almeno un risultato parziale. Rilevo però che un tondino di fortuna può essere realizzato dovunque con una recinzione ottenuta, per esempio, con pilieri o pezzi di tondino (quello del cemento armato).
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