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IL CAVALLO IN AVANTI

 

 

 

 

 

 

 

 

CAVALLO   IN   AVANTI           

                                                  

                                                                         Molti lettori mi hanno chiesto di scrivere qualcosa dell’istruzione che Piero d’Inzeo impartiva ai Suoi allievi:  io non sono mai stato Suo allievo diretto, ma per circa otto anni ho assistito e partecipato alle Sue riprese;  inoltre ho montato molti dei Suoi cavalli o cavalli che da Lui provenivano. 

La sostanza dell’istruzione di Piero consisteva nel mettere il cavallo in avanti perché, quando è in questa situazione, è in grado di risolvere da solo ogni problema. 

Quando ho iniziato a montare andavo all’ippodromo alle sei del mattino a galoppare i cavalli in pista:  e gran parte dei cavalieri che si formavano allora passavano dal mondo delle corse.  Qui si imparava a mettere le fascie ed a governare i cavalli:   erano essi che ti facevano sentire cos’è un cavallo in avanti. 

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Osservare come il cavallo di C. Jacobs non flette i garretti ma li distende lasciando l’onere dell’equilibrio alla schiena.

 

 

 

Tutti i grandi cavalieri del passato recente hanno montato in corsa:  ne cito due, Michel Robert e Nick Skelton.  In Italia i d’Inzeo , Mancinelli  e gli Angioni:   cavalieri attuali che hanno dei cavalli in avanti sono Luca Moneta, A. Zorzi e L. De Luca perché hanno un assetto (“L’assetto in sella”) compatibile con un cavallo in questa situazione.  In assoluto, il cavaliere che ho visto montare meglio, con il cavallo in avanti, è l’americano Charlie Jacobs (New York).

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Infatti, un cavallo è in avanti quando impiega tutte le energie di cui è capace per avanzare  (coprire spazio): è un concetto che racchiude sia l’impulso che l’equilibrio ossia la capacità del cavaliere di andare con il cavallo essendo fermo in sella per potere, attraverso la resistenza elastica della mano, determinare l’equilibrio (“La lezione di Piero”). 

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Certo, non sono in avanti quei cavalli (oggi purtroppo la maggioranza) che hanno bisogno di essere “pompati” dall’assetto (seduto) del cavaliere;  così come i cavalli che litigano con la mano del cavaliere, proprio perché non sono in avanti.        Montando un cavallo in avanti il cavaliere deve soltanto assecondarlo inserendosi nel suo movimento. 

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Cavallo sulle anche

 

 

 

 

In altre parole, il cavallo “in avanti” è sulle sue gambe mentre quello che non lo è tende ad essere “sulle anche”:  questa disposizione è adatta al dressage avanzato ma non certo al S.O. od al completo perché il cavallo sulle anche non si può aggiustare davanti ai salti e tende a partire dalla posizione nella quale si trova più comodo come ha ben dimostrato l’incidente occorso ad un cavaliere tedesco a P. di Siena.

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Il cavaliere deve sentire il cavallo davanti alle sue gambe che si fermano per la spinta del tallone in basso, ed agli ordini della sua mano che lo asseconda verso il basso:  deve sentire il posteriore comodo come quando è seduto ma non deve avere bisogno di sedersi perché il cavallo mantenga la tensione davanti al suo assetto.

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Cavallo in avanti

 

 

 

 

Il lavoro di Piero era il più classico:  molte transizioni,  molti alt con spostamento della groppa fino a cambiare di mano,  molto lavoro in compagnia per stimolare l’impulso(“La tensione dorsale”),  pochi salti  usati soltanto come verifica e nessun esercizio con le barriere. 

A volte perdeva la pazienza e montava Lui il cavallo dell’allievo: inutile dire che in dieci minuti l’aveva messo in avanti.  “Adesso montalo e senti il cambiamento” … e poi: “ora, continuando a galoppare, vieni sul passaggio di sentiero”…  e tutto era diventato facile.  Ma l’inforcatura di Piero era penetrante dall’indietro in avanti ed il busto fermo e rilasciato!

 

 

 

 

 

Il succo era che il lavoro in piano ben concepito è la migliore preparazione per il salto.  Quando l’impulso dei cavalli veniva giudicato sufficiente gli allievi venivano chiamati ad affrontare un percorso classico con le distanze andanti nel quale voleva vedere i cavalli in azione ed i cavalieri convogliare l’impulso nella direzione della traiettoria del percorso con aiuti esterni. 

 

 

 

 

 

 

 

Davanti ai salti l’unica prescrizione era quella di stringere le gambe dal momento che il cavallo doveva uscire dalle girate già nella situazione giusta per saltare. 

 

 

 

 

 

Nel lavoro dei Suoi cavalli usava molto il lavoro alla corda:  spingeva i cavalli, con la frusta, al trotto allungato mantenendoli in equilibrio attraverso delle redini pari e piuttosto tirate e dei circoli piuttosto stretti.  Quindi un lavoro molto costrittivo,  anche se concettualmente giusto,  ed oggi improponibile nel rispetto del benessere dei cavalli che richiede una maggiore progressione.  Io ritengo che possa essere sostituito dal lavoro nel tondino (“Il lavoro nel tondino” – “Lo sviluppo della funzione di flesso-estensione”). 

L’importante è concentrare la propria attenzione sullo sviluppo della funzione di flesso-estensione che determina la spinta che consente al cavallo di essere realmente e stabilmente in avanti.

Va rilevato invece che il lavoro seduto. effettuato su di un cavallo che non è riunito,  mette il cavallo temporaneamente in avanti con gravi controindicazioni nella capacità del cavallo di coordinare il treno posteriore con quello anteriore (“Cross-country: equitazione in declino?”).

 

 

 

 

 

 

Un lavoro che Piero, a ragione, amava molto è quello in compagnia,  che proviene dal mondo delle corse.  Infatti, la compagnia assicura l’impulso ed è sufficiente un giusto contatto della mano per realizzare un lavoro produttivo:  consiglio perciò a tutti gli istruttori di far lavorare i propri allievi affiancati:  si annoieranno di meno ed otterranno risultati migliori. 

Tra l’altro, quando il cavallo galoppa in compagnia, si tende maggiormente e quindi è molto difficile che possa farsi male. 

 

 

 

 

 

Una eccellente opportunità è rappresentata dalla partecipazione alle caccie a cavallo:  soprattutto in Lombardia vi sono dei terreni alluvionali di grande qualità che consentono di galoppare tutto l’anno ed un’organizzazione eccellente perché vi è un Master di grande competenza e passione.

Per concludere, l’essere in avanti è connaturato con i cavalli addestrati nell’Equitazione Naturale perché essa permette una qualità dell’impulso che è impossibile in quella di Scuola (“Equitazione naturale ed equitazione di scuola”).

 

                                                                                                    Carlo  Cadorna

P.S. Grazie ad un cavallo veramente in avanti il cavaliere francese Max Livio si è permesso di battere nel completo di Pau**** il grande M. Jung.

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