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RISPOSTA AD UMBERTO MARTUSCELLI

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Umberto Martuscelli, giornalista che stimo, ha scritto un articolo sul nostro cavaliere Emanuele Gaudiano che contiene alcune affermazioni riguardanti il Cap. Caprilli non propriamente esatte: non me ne voglia perciò se, nella mia veste di past President dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, intervengo allo scopo di precisare meglio l’argomento.

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Innanzitutto va chiarito che Caprilli era certamente un dongiovanni impenitente come d’altro canto molti ufficiali di cavalleria dell’epoca ma non certo un ufficiale “ refrattario alla disciplina ed alle regole militari”.   Come farà mai un cavaliere refrattario alla disciplina ad ottenerla dal suo cavallo?

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Tutta la documentazione esistente parla al contrario di un Caprilli esemplare nell’adempimento dei suoi doveri e ben capace di comandare con l’esempio che è anche l’unica modalità veramente efficace. D’altro canto, se così non fosse stato, non sarebbe certo entrato nelle grazie dei suoi più alti superiori che gli permisero, da semplice capitano, di innovare il sistema di equitazione in vigore.

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Ubertalli: notare la tensione dorsale.

 

 

 

 

Il Cap. Caprilli morì ancora molto giovane ma i concetti essenziali del suo sistema erano già scritti e trasmessi ai suoi allievi dei quali il principale fu Ubertalli: l’essenza del sistema consiste nel giusto uso della staffa e nella spinta del tallone in basso.

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Salto esemplare: si noti l’indipendenza della mano

 

 

 

 

Essi ottengono l’assieme perfetto tra i baricentri di cavallo e cavaliere determinando una qualità dell’impulso (essenzialmente psicologica) sconosciuta alle altre equitazioni; inoltre, la spinta del tallone in basso(indipendente dalla staffa) approfondisce l’inforcatura e ferma l’assetto che può quindi permettere alla mano di essere morbida ed indipendente.

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Solo una mano indipendente può resistere senza tirare: l’equitazione moderna(quella vincente) è basata sulla giusta riunione (quella che gli americani chiamano self-collection) che si ottiene, in un cavallo che avanza tendendosi nella mano, con una semplice resistenza che determina la flessione delle articolazioni alte posteriori ed il sollevamento della base dell’incollatura.

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Tutte le leve di questo cavallo funzionano in modo perfetto.  E’ l’immagine dell’impulso!

 

 

 

 

 

Quando il cavallo risponde correttamente il cavaliere lo sentirà, davanti ai salti, rimbalzare nella mano impegnando la schiena. Questa situazione sarà tanto più raggiungibile e comprensibile da parte del cavaliere quanto più sarà stata sviluppata la corretta tensione della linea dorsale che dovrà essere inarcata.

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La base dell’incollatura si solleva in modo esemplare.

 

 

 

 

I successori del Cap. Caprilli (quelli titolati alla Scuola che furono pochissimi ed inquadrati nel centro preparazione gare ippiche ) non fecero altro che riprendere l’addestramento secondo i concetti suesposti: il cavaliere interviene per insegnare al cavallo e non certo per sostituirsi alla sua volontà. Questo è il vero confine tra l’equitazione naturale e quella di scuola come è precisato nel libro del Col. Cossilla, il miglior istruttore della Scuola.

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La groppa è imbarcata e la base dell’incollatura infossata:  conseguenze di un addestramento mal concepito.

 

 

 

 

L’insegnamento che molti ufficiali frequentatori dei corsi hanno avuto a Pinerolo riguarda invece l’addestramento utilizzato per mandare in guerra i soldati in pochi mesi: purtroppo la FISE del dopoguerra ha permesso che molti di questi esercitassero il ruolo di istruttore nelle scuole civili senza averne la preparazione. Di qui lo scetticismo, peraltro giustificato, da parte di molti cavalieri italiani che hanno avuto quegli istruttori.

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Questo è un assetto esemplare: tutti gli allievi delle nostre scuole, dopo un paio d’anni, dovrebbero stare a cavallo così!

 

 

 

Parlando dei cavalieri moderni non trovo che montino tutti secondo i dettami di Caprilli: quelli che, come scuola, vi si avvicinano maggiormente sono a mio avviso gli irlandesi (alcuni montano sul circuito americano). Quanto agli italiani trovo che E. Gaudiano da circa un anno ha cambiato completamente modo di montare (credo anche istruttore). L’ho osservato lavorare nel campo prova di Piazza di Siena ed era perfetto.

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D’altro canto i suoi cavalli hanno fatto dei progressi inaspettati: è certamente quello che ha compreso maggiormente la lezione di Caprilli.

Altri cavalieri sembrano caprilliani ma non hanno compreso l’essenza dell’impulso.

Carlo Cadorna

 

 

 

2 Responses to “RISPOSTA AD UMBERTO MARTUSCELLI”

  1. giuseppe maria de nardis #

    Credo che la maggior differenza nel modo di montare di Gaudiano, rispetto agli anni precedenti, si noti nell’atteggiamento dei suoi cavalli che nel superare i larghi non mostrano più le schiene imbarcate che tanto spesso si continuano a vedere sotto altre selle.
    Sarei curioso di sentire un commento sul percorso dell’amazzone americana Lauren Hough nell’ultima categoria disputata al LGCT di Parigi il 3 luglio scorso (https://www.globalchampionstour.com/events/2016/paris/results/1580/class-15-paris-2016-csi5-150155m/), aggiungendo anche un grazie all’organizzazione del LGCT che non solo trasmette in streaming gratuito tutte le prove, ma le lascia anche consultabili in rete (attendiamo la FEI).

    giuseppe maria de nardis

    5 Luglio 2016 at 19:48 Rispondi
    • lastriglia #

      Condivido il commento su Gaudiano! Nel valutare i percorsi bisogna cercare sempre di separare quello che è stato ottenuto con l’addestramento da quello che invece è nelle naturali attitudini del cavallo: questo perché oggi vi sono cavalli di eccezionale qualità. Per esempio, non reputo L. Dinitz più di tanto perché non è stata capace di mettere a posto la linea dorsale del Suo grande cavallo Lennox. Lauren Hough è perfetta nell’assieme e la cavalla non ha problemi di salto né di ginnastica, ma mi piacerebbe vederla usare un po’ di più la schiena; quello che deve far riflettere perché è un elemento di giudizio infallibile è la cadenza (quella di Ohlala non è ben marcata). L’idea di alcuni caprilliani che “il cavallo si arrangia” non è nella mia cultura: Cossilla mi diceva sempre che lo sport moderno richiede dei veri atleti e quindi bisogna portare i cavalli in palestra! Io amo l’uso dell’elevatore in doppia redine perché è l’imboccatura della verità: se il cavallo non è veramente riunito, diventa pesantissimo nella mano. Piano piano sto venendo a capo di una brutta cicatrice (conseguenza di vecchi strappi) sulla groppa sx di Utah: non è ancora perfetto ma comincia a saltare nel modo giusto.

      6 Luglio 2016 at 04:09 Rispondi

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