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LE RESPONSABILITA’ DEI MEDIA

Alcuni giorni fa leggevo il resoconto dei risultati sperimentali che “avrebbero” messo in discussione le teorie di Albert Einstein.    Acutamente il giornalista faceva notare che, secondo il grande scienziato, la logica dei calcoli precedeva e condizionava i risultati sperimentali e non viceversa.

Questo principio, valido per tutte le attività umane, ha però un’eccezione,  la tecnica equestre, almeno secondo molti detentori del potere mediatico in Italia.

Oggi infatti conosciamo nei minimi dettagli il funzionamento della struttura fisica del cavallo sportivo, almeno nei suoi aspetti meccanici:  basta quindi applicarvi le leggi della fisica (dinamica) per stabilire in modo certo come dovrebbe agire la tecnica equestre per ottenere le migliori prestazioni sul piano meccanico.  Poi è evidente che sul piano della comunicazione ogni cavallo è diverso ed il cavaliere vi si deve adeguare.

Di esempi ve ne sono tanti:  quando, senza alcun interesse se non quello di contribuire al progresso del nostro sport, rivolgo delle critiche (costruttive) ai nostri cavalieri,  sento questi attaccarsi alla mia incapacità sperimentale; perchè ovviamente non ho nè l’età nè i cavalli per raccogliere risultati agonistici di rilievo.  Dimenticano, tra l’altro, che nel nostro sport l’atleta è il cavallo.

Mi ricorda una celebre massima di Oscar Wilde :” Non discutere con gli idioti: ti porteranno sul loro terreno e ti batteranno con l’esperienza”.

Analogamente il direttore di una nota rivista si è lanciato in una analisi dei principali cavalieri del mondo affermando che sono accomunati nell’essere uniti al movimento dei cavalli:  tra questi cita la Alexander-Tops.

Il cavallo ha un movimento oscillatorio: per assecondarlo bisogna fermare le estremità (testa e piedi) ed oscillare con la parte centrale (il bacino).   Chi avesse dei dubbi, provi a salire in piedi su di un’altalena.

 

 

 

 

 

La Alexander invece è incollata alla sella con la parte bassa e muove quella alta: se potesse vederla Mangilli, istruttore colto ed intelligente,  le consiglierebbe di mettere della colla sotto i pantaloni e di stringere il sottopancia al posto delle gambe.  Questo era il Suo commento ironico quando vedeva un cavaliere rimasto ancorato alle tecniche dell”800.

Conosco l’obiezione:  ma la Alexander vince…:   vince perchè è dotata di un cervello che funziona come un computer e perchè monta i migliori cavalli del mondo.  Se utilizzasse una tecnica migliore vincerebbe di più!  Analogo errore viene fatto dai commentatori televisivi che si spendono in elogi nei confronti dell’equitazione del cavaliere Markus Ehning:  le sue mani non cedono mai ed esercitano una pressione in senso contrario sulla colonna vertebrale del cavallo.  Infatti i suoi cavalli sono rigidi al passo, non rientrano con gli anteriori ed hanno la schiena ferma (fanno sempre errore di posteriore).  Alle olimpiadi ha commesso un errore con gli anteriori perchè il cavallo era sulla mano;  allora ha fatto una correzione con le mani e all’ostacolo successivo ha fatto errore con i posteriori.  La settimana precedente è caduto nella riviera di Chantilly(un tempo di galoppo) con la cavalla Sabrina.  Strano per un “grande” cavaliere!  E’ come se Voi doveste fare una scalata in montagna con un carico sulla schiena che vi preme sulla colonna in senso inverso.

 

 

 

 

 

 

Finchè questa analisi così superficiale viene fatta da un singolo, il danno riguarda solo lui;  se invece viene fatta da un giornalista ha degli effetti disastrosi perchè contribuisce a creare dei modelli che tali non dovrebbero essere (“Il benessere del cavallo è soltanto una bella parola?).  E ad aumentare la confusione tecnica che costituisce il principale ostacolo al progresso della nostra Equitazione.

Carlo Cadorna

N.B. La foto di apertura è interessante perchè mostra l’ultima interpretazione della potenza realizzata a Bordeaux:  ostacolo con le barriere, di 8 metri di fronte.   Il cavaliere francese Marc Dilasser salta m.2,10 : cavallo e cavaliere sono in equilibrio perfetto!  L’uso del bilanciere è massimo ed è l’espressione di un addestramento ben concepito che permette al cavallo di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo (infatti la distanza tra la pancia del cavallo e le barriere è la minima possibile).

 

4 Responses to “LE RESPONSABILITA’ DEI MEDIA”

  1. Filippo Gargallo #

    La comunicazione, così importante nel mondo contemporaneo, ha evidentemente grandi responsabilità quando viene intesa come uno strumento pedagocico. Sarebbe sempre bene far presente che quanto andiamo affermando, nei nostri interventi (in qualsivoglia campo, ma ancor di più in una disciplina complessa come quella dell’equitazione) è solo il nostro punto di vista, suffragato magari (come nel caso del Col. Cadorna) da una ricerca scientifica ed una smisurata esperienza.
    Evidentemente, quanto maggiore è la diffusione del mezzo di informazione tanto maggiore è la responsabilità che gli appartiene.
    Filippo Gargallo

    1 Marzo 2012 at 11:56 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      Intendevo sostenere, avvalendomi anche di un parere molto autorevole, che quando un asserto discende da un processo logico che parte da un dato scientifico, da soggettivo diventa oggettivo.
      Nell’equitazione la sola esperienza è fallace: quando non si riesce ad ottenere qualcosa dal nostro cavallo o non ha compreso la richiesta o non è in grado di soddisfarla perchè ha dei problemi fisici (nove su dieci alla colonna vertebrale).
      Se ripetiamo la richiesta mettendoci della forza il cavallo risponde e noi riteniamo che ci voleva della forza.
      In realtà il cavallo ha ceduto alla forza ma ha eseguito quanto richiesto compensandosi. Se aveva un problema alla colonna, le compensazioni portano a danni gravi e sicuramente irreversibili per quel tipo di cavaliere. Questo è il motivo principale per cui in Italia non c’è un cavallo sano mentre i più ritengono che non ci siano dei buoni cavalli.

      3 Marzo 2012 at 05:43 Rispondi
  2. Alberto Alciator #

    Gentil. Mo Carlo, è con molto piacere che ho scoperto in questi giorni il suo spazio web dove è possibile leggere interessanti articoli scritti da una persona competente e libera di esprimersi.
    Rileggendo la parte dell’articolo in cui lei dice: ”Dimenticano, tra l’altro, che nel nostro sport l’atleta è il cavallo.”, ho ripensato a quanto ho detto ad alcuni ragazzi qualche giorno fa in occasione di un breve corso di avviamento al salto ostacoli.
    Ai ragazzi desiderosi di “imparare a saltare” ho fatto presente che nel nostro sport è il cavallo che salta, il compito del cavaliere non è quello di saltare, ma quello di acquisire un buon assetto che gli consenta di seguire il cavallo sul salto senza disturbarne l’azione. Assetto inoltre indispensabile per poter utilizzare aiuti fini e precisi che consentono di condurre il cavallo senza la necessità di costringerlo ad eseguire e quindi, come giustamente ha fatto notare Lei, con la garanzia di praticare un equitazione che tiene in considerazione anche il benessere del cavallo.
    Ho fatto poi notare ai ragazzi che in qualunque libro di equitazione, di qualunque sia la nazionalità dell’autore, è indicata una ben precisa posizione del cavaliere. Tutti noi abbiamo ben presente questa posizione ideale, anche perché altro non è che il risultato di quelle che sono state le intuizioni del Cap. Caprilli poi perfezionate dai suoi allievi diretti.
    Incredibilmente non si riesce a capire come mai tutti siano concordi nell’indicare questa posizione come quella corretta ma quasi nessuno si preoccupi di insegnare e di divulgare il sistema naturale, frutto delle intuizione del Cap. Caprilli, che ad oggi rimane l’unico metodo che può portare con certezza a questo risultato.
    Credo che Lei possa capirmi.
    Io, per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, continuerò a cercare di fare il possibile perché questo meraviglioso modo di montare non venga dimenticato.

    Alberto Alciator

    7 Aprile 2012 at 18:00 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      La ringrazio molto per l’apprezzamento. Molti si complimentano per la mia esperienza. Sbagliano perchè quello che scrivo e che ho verificato con l’esperienza su cavalli difficili, non è frutto dell’esperienza, ma del ragionamento. Purtroppo c’è in Italia un rifiuto mentale a farlo. Ma non solo in Italia.
      In Germania, sono partiti da Steinbrecht che dice delle cose giuste per arrivare a Museler, che dice delle cose sbagliate (e naturalmente è stato copiato dai nostri).
      Quanto al cavallo “atleta” la FISE ha promesso(promessa NON mantenuta!) di qualificarlo come tale sullo Statuto: non per ragionamento ma per furbizia fiscale.
      Li aspetto al varco perchè verranno al pettine molti nodi relativi al maltrattamento dei cavalli.

      7 Aprile 2012 at 20:31 Rispondi

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