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L’ ISTRUTTORE

E’ il punto di riferimento e la figura centrale della formazione equestre.  Dalle sue capacità e conoscenze dipendono i progressi degli allievi nella loro attività tecnica e sportiva.

Per insegnare qualsiasi disciplina occorre piena conoscenza della materia e capacità didattica:  è difficile che esse possano essere acquisite nell’Equitazione senza una grande passione.   L’istruttore deve avere sicura cognizione della meccanica e della psicologia equina nonché delle modalità attraverso le quali il cavaliere può modificarle  nell’armonia e nella collaborazione.

Deve saper addestrare e correggere un cavallo per potere, all’occorrenza, far vedere e sentire ai propri allievi  procedimenti e risultati.   La nomina, tanto in voga oggi, di istruttori “per meriti sportivi” è quindi manifestamente contradditoria.  Anche perché, nel nostro sport, l’atleta è il cavallo.    Concorre, quindi, all’addestramento dei cavalli della scuola affinchè questi rispondano alle azioni corrette degli allievi.

 

 

 

 

Deve essere un educatore perché non vi può essere buona equitazione senza disciplina, lealtà, autocontrollo, coraggio e senso di giustizia.

Deve essere un acuto osservatore perché, col tempo e l’esperienza,  acquisisca il colpo d’occhio che gli consentirà di individuare i difetti dei cavalli e, da essi, risalire a quelli dei cavalieri che li determinano.

Deve saper suggerire agli allievi, in relazione alle loro capacità ed attitudini, gli esercizi idonei a correggere prima i loro difetti  e poi quelli dei cavalli che montano.  Questa attività deve portare alla definizione di un metodo adatto all’allievo medio.

Dalla mia esperienza di istruttore e delegato tecnico ho tratto la certezza che, con un buon metodo, si può portare dei ragazzi di non particolare attitudine a compiere correttamente un percorso di S.O., montati su cavalli della scuola, nel tempo di sei mesi per due ore alla settimana.(leggi “Didattica equestre”).

Poiché tutte le attività sul cavallo sono interdipendenti, un buon istruttore deve conoscere e trasmettere ai propri allievi tutti gli aspetti riguardanti l’addestramento, l’impiego e la gestione di un cavallo.

Gli aspetti più importanti dell’istruzione a cavallo riguardano l’assetto e l’accordo tra gli aiuti perché senza il loro perfezionamento non vi può essere alcun progresso duraturo.  L’istruttore deve esserne conscio e perseguirli con determinazione.  Ogni parte dell’assetto (“L’assetto a cavallo”) è interdipendente:  quindi, o è perfetto o non c’è!  E non si confonda l’assetto con la posizione:  una buona posizione aiuta ad avere un assetto ma non necessariamente.    Qualche anno fa ho assistito ad uno stage dell’istruttore francese Karl:  tra i partecipanti vi era G. della Chiesa che è un buon cavaliere.  Karl ha montato il suo cavallo che, dopo 10 minuti di trotto, si muoveva in un modo completamente diverso.  Questo era dovuto esclusivamente all’assetto di Karl:   che però si è ben guardato dal dirlo.   Queste reticenze da parte di un istruttore, forse dovute a gelosia delle proprie qualità,  sono scorrette ed inutili perchè l’arte non si può rubare.

Un grave difetto che ho notato negli stages è rappresentato dal fatto che nell’insegnamento di molti istruttori non vi è un collegamento diretto e logico tra lavoro in piano e tecnica di salto.  Moltissimi utilizzano il salto come metodo per lavorare i cavalli:  poveracci …loro,  ma sopratutto i loro allievi che li stanno a sentire e li pagano.  Se ragionassero un pò,  si renderebbero conto che, a parte l’usura del cavallo,  in campo prova non potranno ripetere questo tipo di …lavoro.

Invece, il lavoro in piano ben concepito è la migliore preparazione per il salto perchè conferisce al cavallo equilibrio ed impulso.   Sono rari i cavalieri che utilizzano una tecnica di salto ben delineata:  dipende ovviamente da una grave carenza degli istruttori,  troppo impegnati a contare i “galoppi”.  E’ ovvio che senza aver stabilito una tecnica di salto ben precisa e rispondente ad esigenze logiche (massimo risultato col minimo sforzo),  non si possono nemmeno definire le procedure per un lavoro in piano mirato.

 

L’istruttore non deve commerciare cavalli perché sono due attività in conflitto d’interessi.  Deve invece trasmettere ai propri allievi la passione per il lavoro e per i risultati ottenuti esclusivamente per il suo tramite, senza scorciatoie.

Deve invece essere il consulente dei propri allievi nell’acquisto di un cavallo: per questa attività può pretendere un’equa percentuale sul prezzo di acquisto (max 10%).

Deve saper intrattenere un rapporto costruttivo con i genitori, senza ammettere interferenze ma coinvolgendoli nell’istruzione (progressi e regressi) dei figli:  in questo modo potrà conquistarne la fiducia.

 

 

Un buon istruttore deve tenere al decoro ed alla serietà dell’insegnamento:  gli allievi devono essere portati in gara soltanto quando questa può essere un’esperienza positiva.  Portare in gara allievi che non sono maturi può avere dei risvolti penali con azione  risarcitoria civile:  perciò l’istruttore dovrebbe anche essere assicurato  (leggi “Le responsabilità dell’istruttore”).

Anche la forma ha la sua importanza:  i cavalli devono essere presentati ben toelettati e con bardatura in ordine;  gli allievi, con la tenuta impeccabile, devono visitare il percorso al seguito dell’istruttore, anch’egli in una tenuta adatta alla circostanza.   Devono essere edotti sulle principali norme di comportamento (regole di maneggio e di buona educazione).       Al termine del percorso l’istruttore deve accogliere l’allievo all’uscita perché  le dichiarazioni a caldo sono le più veritiere ed avere nei suoi confronti espressioni positive, soprattutto se è andato male.  Ci sarà poi tutto il tempo per fare un’analisi dettagliata del percorso.

L’istruttore deve sempre rivolgersi agli allievi con calma e con correzioni positive perchè essi hanno già abbastanza difficoltà ed hanno solo bisogno di un aiuto nel già difficile rapporto con il proprio cavallo.

Carlo Cadorna

 

12 Responses to “L’ ISTRUTTORE”

  1. Filippo Gargallo #

    Su ogni punto espresso nell’articolo si potrebbero scrivere 100 libri. Eppure la sintesi rende molto bene le sensazioni che si provano ad insegnare questa difficile disciplina così come rende oggi ben riconoscibili le sensazioni che si provarono quando si era allievi.
    Vorrei poter dare un mio piccolissimo contributo (anche se credo non sarà molto condiviso e ancor meno apprezzato, perlomeno da diversi istruttori). Nella mia molto modesta esperienza da istruttore ma in quella maggiore da allievo ho maturato la convinzione che nella stessa misura in cui è bene per un allievo montare quanti più cavalli possibile è altresì bene avere l’opportunità di apprendere da più istruttori senza limitarsi a seguire un unico insegnante. Ognuno di noi trasmette agli allievi (che quando sono particolarmente giovani, apprendono velocemente e “come delle spugne”) le proprie convinzioni ma anche le proprie sensazioni, oltre naturalmente ad una conoscenza che – come molto bene descritto nell’articolo – deve essere comunque valida. Ebbene, sensazioni e convinzioni sono necessariamente soggettive e quindi diverse da istruttore ad istruttore. Ogni allievo apprenderà dai diversi istruttori diverse nozioni (paradossalmente, riuscirà ad apprendere da un determinato istruttore qualcosa che pure gli è stata già insegnata da un altro istruttore).
    Se questo è evidentemente possibile per ogni insegnamento, a mio avviso lo è in maggiore misura proprio nell’insegnamento dell’equitazione, stante il carico emozionale ed empatico che interviene tra istruttore ed allievo attraverso la mediazione del nobile animale.
    Filippo Gargallo

    18 Febbraio 2013 at 18:35 Rispondi
    • lastriglia #

      Intervento interessante! Io ho avuto diversi istruttori, tutti molto qualificati. Eppure l’equitazione è talmente complessa che ciascuno mi ha insegnato qualcosa ma, per molti anni, mi è mancato un quadro d’insieme. Io ho usato il metodo di scrivere tutti gli insegnamenti che sembravano funzionare ed alla fine sono riuscito a trovare la chiave perchè ogni dettaglio andasse ad incasellarsi in un quadro preciso e funzionante. Ho aperto questo sito perchè sono certo di quello che scrivo: negli ultimi mesi ho anche perfezionato un metodo di lavoro che è superiore per tempi e qualità. Ecco perchè ritengo si debba tornare al valore dei titoli pari a quelli in uso alla scuola di Pinerolo: il Col. Cossilla (la figlia era mia sorella di latte) aveva una conoscenza completa dell’Equitazione. La mancanza di un quadro d’insieme fiacca la fiducia dell’allievo nell’istruttore e lo porta a ricercare altre strade, spesso errate: questo è il dramma dell’equitazione italiana! Si potrebbe paragonare quello che dici con quello che è successo a me con lo studio del pianoforte, che è una disciplina altrettanto difficile e faticosa. Ho cambiato quattro insegnanti perché ciascuno di essi, dopo un certo periodo, non era più in grado di darmi alcuno stimolo: di conseguenza non avevo più voglia di studiare e non progredivo. Anche l’istruttore di Equitazione deve saper proporre continui stimoli tecnici per migliorare.

      18 Febbraio 2013 at 20:21 Rispondi
  2. Leggo sempre con attenzione “La Striglia”, trovo gli articoli interessanti e acuti, fonte di riflessione per chi, come me ha trasformato la passione per il cavallo in una professione. Messaggi di incoraggiamento ad andare avanti sulla “retta via”, in un settore, quello dell’equitazione, dove troppo spesso l’improvvisazione è preponderante rispetto alla professionalità in senso ampio, ambito nel quale la presunzione, coniugata a supponenza, ha il sopravvento rispetto alla riflessione, al mettersi in discussione, fattori che dovrebbero essere elementi irrinunciabili per coloro che esercitano attività orientate all’istruzione e/o alla formazione, qualsiasi sia l’ambito professionale in cui operano.

    Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un impoverimento culturale, in senso globale, del Corpo docente nel nostro settore, frutto di logiche che hanno privilegiato le “relazioni amicali” a dispetto della meritocrazia e della qualità.
    I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Così è il nostro bel Paese!

    Condivido i contenuti del Suo articolo, in particolare ho apprezzato il cenno sulle opportunità che possono offrire i cavalli della scuola, approccio al quale mi sono sempre ispirato e che mi ha consentito di raggiungere buoni risultati in molteplici discipline offrendo, tra l’altro, concrete opportunità di crescita ad allievi che altrimenti avrebbero abbandonato l’equitazione. Questi cavalli, preziosi collaboratori, si sono resi disponibili ad affrontare con successo molteplici discipline (a livello di base) contribuendo alla formazione di cavalieri polivalenti (completi), riprendendo, in questo modo, il filo conduttore di quell’equitazione che vedeva nella campagna il fine ultimo dell’addestramento del binomio.
    Discorso sicuramente a Lei ben noto che meriterebbe essere ripreso.

    Cordialmente,
    Tiziano Bedostri

    20 Febbraio 2013 at 21:30 Rispondi
    • lastriglia #

      Lei ha centrato il problema molto più di me! Legga l’articolo “Affinchè l’equitazione possa essere educativa”. Accolgo volentieri il suggerimento e scriverò sull’argomento.

      22 Febbraio 2013 at 06:47 Rispondi
  3. giuseppe maria de nardis #

    Premessa la mia totale condivisione con quanto viene detto in questa come in altre sezioni a proposito della tecnica equestre e del suo fine primario, insegnare in primis il totale rispetto dovuto ad un essere vivente e tramite la comprensione della sua e nostra biomeccanica cercare di non essere avvertiti fastdiosamente o dolorosamente da chi con tanta pazienza ci sopporta, mi chiedo perchè in Italia non sia ancora possibille distinguere chi pratica ed insegna equitazione caprilliana/italiana da tutti gli altri.
    Perchè tanti istruttori ignorano queste tradizioni, ma soprattutto queste conoscenze?
    Perchè la Federazione non tutela attivamente la storia e la pratica dell’equitazione di derivazione caprilliana?
    Grazie dell’ospitalità,
    giuseppe maria de nardis

    25 Febbraio 2013 at 17:47 Rispondi
    • lastriglia #

      Caro de Nardis,
      come risulta chiaramente da quello che scrivo, non solo condivido quello che dice, ma ritengo che il Sistema Naturale sia l’unica equitazione che rispetta il cavallo sul piano etologico ed anche l’unica che può addestrare con successo dei cavalli che non abbiano una costruzione fisica perfettamente equilibrata. Ritengo quindi che per gli istruttori vi debba essere soltanto l’equitazione naturale! Naturalmente quella colta che era praticata dai due istruttori qualificati a Pinerolo: Cossilla e Manzin.

      26 Febbraio 2013 at 14:36 Rispondi
  4. giuseppe maria de nardis #

    Intervengo nuovamente sul tema, dopo aver partecipato (in forma di auditore) ad un incontro avvenuto ieri (26 febbraio) presso il Comitato Reg.le Abruzzo con il tecnico della formazione Antonio Piovan.
    Lo scopo era quello di illustrare le nuove scelte operate nel settore ed ascoltare le richieste e le osservazioni dei tecnici.
    Ho molto apprezzato la propensione all’ascolto, ma anche la fermezza con cui Piovan ha sostenuto la necessità che dei cavalieri sappiano montare in campagna, a livello basico, per poi poter mostrare di saper galoppare verso un ostacolo in una prova di salto. Un linguaggio tecnico d’altri tempi per molti dei presenti, non solo in Abruzzo. Molto attuale per noi frequentatori de “La Striglia”.
    Al momento di salutarlo mi sono permesso di suggerire l’introduzione di una Unità Didattica sulla Storia dell’Equitazione Italiana ed anche la possibilità di creare una forma di riconoscibilità dei tecnici che la praticano e… staremo a vedere, ma l’impressione è stata molto positiva.
    Grazie,
    giuseppe maria de nardis

    27 Febbraio 2013 at 19:34 Rispondi
    • lastriglia #

      Conosco bene Piovan come cavaliere: eccellenza tecnica ed agonistica. D’altro canto è stato allievo di Conforti….
      Non vedo in giro, attualmente, nessun cavaliere del Suo livello!

      27 Febbraio 2013 at 20:27 Rispondi
  5. milly #

    Niente di più vero,ma peccato che spessissimo l’istruttore non è accessibile a tutti(tanti talentuosi ma che non hanno la giusta occasione).

    27 Aprile 2013 at 23:25 Rispondi
    • lastriglia #

      L’istruttore ha il massimo interesse ad avere degli allievi di talento, se è un buon istruttore…
      Se è uno di quelli che si affida soltanto alla qualità dei cavalli (costosi), meglio lasciarlo perdere.
      Graziano Mancinelli non aveva una lira ma è diventato campione olimpico (volontà e sacrificio). Oggi è anche più facile perchè ci sono in giro tanti buoni cavalli che attendono soltanto di essere lavorati.

      28 Aprile 2013 at 06:01 Rispondi
  6. Laura #

    Il 2019 sta per iniziare, ma ancora ci sono istruttori FISE che urlano all’allievo in campo “tira! staccagli due denti!”.
    Ordinerò il suo libro, sperando di imparare quello che oggi non si può più imparare a lezione.

    1 Gennaio 2019 at 00:18 Rispondi
    • lastriglia #

      La ringrazio: il libro è chiaro ma sintetico. Per qualunque approfondimento resto a Sua disposizione sul blog.

      1 Gennaio 2019 at 12:39 Rispondi

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