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IL LAVORO AL PASSO

 

 

 

 

 

 

 

                                                                  Il passo è l’andatura più adatta per il lavoro di base del cavallo perché consente di utilizzare l’oscillazione della linea dorsale scomponendo, nei quattro tempi, le rigidità e le disparità della sua struttura.  

Ne deriva una grande possibilità di controllo che, a sua volta, permette di spingere il motore del cavallo al massimo.  Perché soltanto richiedendo al cavallo la massima spinta di cui è capace si possono ottenere i risultati che il lavoro al passo consente di raggiungere (“Lo sviluppo della funzione di flesso-estensione”).

 

 

 

 

 

Infatti il punto debole dell’utilizzo di questa andatura è proprio la tendenza a spegnere l’impulso:  ma questa deve essere l’occasione per migliorare i propri aiuti propulsivi integrandoli con l’uso della frusta lunga (abbiamo potuto osservare in TV il bellissimo passo ottenuto dalla campionessa Sara Morganti-il segreto sta nel fatto che utilizza una frusta lunga per parte).

Quindi il cavaliere deve (“L’assetto in sella”) fermare le proprie estremità ed inserirsi, con la sua parte centrale, nell’oscillazione del cavallo: se questo avviene deve sentire i propri ischi contro il pomo della sella.    

Per sviluppare l’impulso, il cavaliere deve sentire la cadenza (“La cadenza”) ed imporla al cavallo con l’uso sapiente della mano (“L’importanza della mano”) e dell’azione del peso del corpo (“L’azione del peso del corpo”):  è quindi più facile e produttivo esercitarsi su di una strada liscia sia perché si possono ascoltare le quattro battute del passo e verificarne la regolarità, sia perché il cavallo è obbligato ad appoggiare i posteriori pari e, quindi, ad articolare meglio la schiena. 

E’ anche opportuno aiutare i posteriori a lavorare in asse con il movimento attraverso l’uso di ferri posteriori comodi e che assicurino un buon appoggio (fa molta differenza!). 

 

 

 

 

 

Ho spiegato(“La tensione dorsale”) come l’impulso si manifesti con la tensione dorsale che non è mai troppa, soprattutto al passo. 

Non ha alcuna importanza se il cavallo tende a chiudersi troppo purchè sia sempre ben appoggiato nella mano del cavaliere:  questi deve mirare ad averlo pari sulle due mani, resistendo (resistere cedendo) maggiormente con quella che riceve la maggiore pressione. 

Se il cavallo tende ad uscire dalla mano, si può effettuare una leggera rotazione dei polsi in corrispondenza dell’anteriore che avanza. Quando il cavallo sarà pari (=diritto) bisognerà ricercare, con la stessa tensione, una maggiore estensione dell’incollatura fino a che la fronte si porti almeno sulla verticale. Dal rallentamento del ritmo (cadenza) si dovrà approfittare per accentuare, nel momento della spinta, l’azione del peso del corpo allo scopo di aumentare, sulla tensione, l’ampiezza dell’oscillazione e, di conseguenza,  l’impegno dei posteriori. 

 

Quando il cavallo cesserà di chiudersi troppo bisognerà curare che sviluppi i due posteriori in modo assolutamente uguale:  il posteriore che spinge meno è quello che tende a sottrarsi all’azione del peso del corpo e, sul cui diagonale la bocca tende a resistere.  In questo caso conviene lavorare in un circolo (12 – 14 m.) tenendo il posteriore all’esterno sino a che le due anche si impegnino nello stesso modo.

 

 

 

 

 

 

 

Consiglio ai cortesi lettori di effettuare questo lavoro, per la durata minima di 40 minuti, all’inizio del lavoro quotidiano, sia per riscaldare tutta la struttura del cavallo preparandola al lavoro,  sia per poter valutare quotidianamente i progressi fatti rispetto all’obiettivo di ottenere un cavallo diritto;  consiglio inoltre di ripeterlo, al termine del lavoro, nel tondino almeno fino a che il cavallo non sia completamente asciutto.


 

 

 

 

 

 

In una fase molto avanzata del lavoro, quando la tensione dorsale è tale da consentire al cavaliere di tenere il cavallo perfettamente diritto, ho trovato vantaggio, all’inizio del lavoro,  a sostituire il lavoro nel tondino con un lungo lavoro al passo su strada:  in questo modo il cavallo, oltre a scaldare i muscoli, flette le articolazioni alte(perché al passo non si compensa) e quindi procede più velocemente nel suo addestramento reale che deve riuscire a modificare la struttura dei posteriori fino a renderli “ben discesi” (F. Tesio). 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi questo lavoro dovrebbe essere protratto fino a che il cavaliere non senta (comodità e sollevamento della base dell’incollatura) i risultati della riunione (“L’ Equitazione naturale e la riunione”) ed un impulso costante che consenta al cavallo di mantenere la tensione dorsale senza bisogno di essere sollecitato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ulteriori risultati si potranno ottenere con il passo in discesa perché facilita la flessibilità delle articolazioni posteriori.  Quando il cavallo ha acquisito impulso e flessibilità (che si può verificare facendo degli alt) al passo basta un po’ di galoppo (sollevato) per completare la sua condizione!

Vedere dei cavalieri che sanno lavorare al passo è molto raro perché richiede un coordinamento perfetto degli aiuti:  l’unico che ho visto, capace di farlo in modo perfetto, è stato il Col. Cossilla, Istruttore alla Scuola di Pinerolo dal 1932 al 1943.  Aveva una inforcatura profonda e ben inserita.

 

 

 

 

 

 

Ha montato per alcuni giorni una cavalla della razza governativa di Persano che avevo in addestramento e che mi metteva in difficoltà. Cossilla mi disse che aveva un posteriore che non funzionava correttamente: mentre lavorava al passo, questa irregolarità era molto marcata e si vedeva chiaramente. 

Ma la domenica successiva ho partecipato ad una gara a Villa Borghese  ed ho vinto:  erano altri istruttori ed altri cavalieri che sapevano trasformare un cavallo in pochi giorni!!

                                                                                                                           Carlo  Cadorna

 

13 Responses to “IL LAVORO AL PASSO”

  1. Alberto Alciator #

    Leggo sempre con attenzione i suoi articoli perchè propongono dei ragionamenti logici ed un chiaro obbiettivo finale. Ho potuto assistere e a volte partecipare a numerosi stage di cavalieri importanti e devo dire che sono stati spesso inutili perdite di tempo perchè erano solo una ripetizioni di esercizi più finalizzati ad accontentare il narcisismo del cliente che alla crescita tecnica effettiva del binomio. In un caso limite sono dovuto uscire dal maneggio per non rischiare di vedere farsi male un grosso maremmano al quale, nonostante non avesse la preparazione necessaria, si volevano far fare a tutti i costi i cambi di galoppo al volo in uno spazio ristretto e con un fondo di lavoro durissimo. Trovo invece in questa serie di articoli una chiara visione della progressione del lavoro e una serie di proposte molto interessanti e spesso alla portata anche di cavalieri che non sono ancora in possesso di una tecnica avanzata.
    La ringrazio in particolare per questo articolo perchè pur avendo intuito le potenzialità di questo tipo di lavoro quando i cavalli si chiudevano un po troppo non mi fidavo ad insistere. Ora invece ho provato a perseverare e ho ottenuto ottimi risultati.

    Ne approfitto per chiederle un parere su questo video che ho trovato in rete:

    https://www.youtube.com/watch?v=FFUXUaHthQc

    Personalmente mi sembra un lavoro molto mirato ad ottenere il controllo del cavallo per poi poterlo portare a saltare esattamente dove si vuole ma con molte lacune dal punto di vista del lavoro con il cavallo decontratto e del raggiungimento di un reale equilibrio con il cavallo staccato dalla mano.
    Mi piace poco l’idea che qualche cavaliere senza la necessaria esperienza si metta a fare da solo un lavoro di questo tipo cercando di emulare Pessoa.

    Grazie ancora per la disponibilità.

    Alberto Alciator

    15 Aprile 2015 at 13:01 Rispondi
    • lastriglia #

      Quello che scrivo ha una base logica, e lo verifico ogni giorno su di un cavallo particolarmente difficile. Il lavoro di Pessoa, di per sé, non sarebbe sbagliato. Senonchè Lui appoggia poco i piedi sulle staffe e non conosce l’uso della schiena: la conseguenza è che il cavallo, al trotto è troppo chiuso ed al galoppo copre poco spazio. Infatti, le distanze che usa sono tutte corte. Osservi poi l’alt dopo il salto: il cavallo è in difesa che peggiora sempre. Quando un cavallo è in difesa significa, senza possibilità di errore, che è tutto sbagliato! La mia opinione su Rodrigo è che è un grande pilota ma non sa lavorare in piano per l’assetto funzionalmente difettoso. Quello che monta Rodrigo è un gran cavallo che non avrebbe alcuna difficoltà; ma, dopo aver vinto il GP Roma non ha vinto più niente… Lo stesso l’attuale cavallo Status (è fermo!!!). Inoltre, il controllo del cavallo si ottiene con la sottomissione che, a sua volta, si ottiene con il lavoro sistematico e non certo con degli “esercizi”!!

      15 Aprile 2015 at 13:59 Rispondi
  2. Alberto Alciator #

    Buonasera Colonnello, oggi mi sono riletto questo articolo dopo aver osservato in questi mesi alcuni cavalieri. Sembra in effetti che il lavoro al passo sia praticamente sconosciuto e quindi è difficile anche avere l’occasione di osservarlo. Cercando in internet ho trovato questo filmato, mi potrebbe dare un suo parere sul lavoro al passo che si vede ^

    https://www.youtube.com/watch?v=HP1wtswVHaw

    Grazie per la sua disponibilità

    Alberto Alciator

    8 Marzo 2017 at 20:48 Rispondi
    • lastriglia #

      Bel filmato! E’ un’amazzone che monta bene a cavallo ma il lavoro che svolge è poco producente. Il cavallo non si sostiene pesando sulla mano: si vede perché il collo è grosso e dalla mancanza di cadenza che si vede soprattutto nelle transizioni a scendere(galoppo-trotto). Se il cavallo si sostenesse il lavoro che si vede sarebbe perfetto. Ma invece il cavallo non si sostiene e porta il baricentro in avanti, ed il cavaliere dovrebbe correggerlo conservando l’assieme: quindi niente lavoro seduto perché blocca le vertebre dorsali ed irriggidisce la schiena che invece deve flettersi alle articolazioni lombo-sacrale e coxo-femorale affinché il cavallo possa portare maggiore peso con i posteriori. Il lavoro al passo che si vede all’inizio potrebbe andare bene perché il cavallo è molto caldo ma, per avere un qualche effetto, dovrebbe essere protratto fino a che il cavallo non si distacca completamente dalla mano ed entra in un passo veramente allungato (un cavallo come quello richiede almeno 90′). Tutto il restante lavoro che si vede ottiene l’unico effetto di mettere i garretti sotto sforzo. Io porterei quel cavallo a lavorare al passo su di una bella strada di campagna, magari in dislivello. Al passo il cavallo comprende più facilmente quello che deve fare e non si stanca: ecco perché è l’andatura di base. Con questo cavallo sarebbe utile anche il lavoro a mano e quello nel tondino.

      9 Marzo 2017 at 12:45 Rispondi
  3. Alberto Alciator #

    La ringrazio molto, sono osservazioni interessanti, che purtroppo nessuno fa, ma che sono il presupposto per poter progredire.

    Un altra cosa che ho notato è che anche il galoppo sollevato sta ormai diventando uno sconosciuto. Addirittura molti istruttori lo condannano. Bisogna però dire che chi lo condanna non è capace di praticarlo e quindi le persone intelligenti capiranno immediatamente quanto poco valga la loro parola.

    Chiedo scusa se approfitto della sua gentilezza, ma le vorrei chiederle se mi può dare un parere sul passo ottenuto con questo cavallo, il video raccoglie spezzoni del lavoro in tondino nel primo mese precedente la doma. .

    https://www.youtube.com/watch?v=y21j0PpBfFg

    Grazie ancora

    Alberto Alciator

    13 Marzo 2017 at 21:03 Rispondi
    • lastriglia #

      Bel cavallo: avrai notato che, quando hai iniziato a lavorarlo Tu, è cambiato tutto perché vi era un impulso adeguato. Lo chambon è appena troppo tirato perché deve costituire soltanto un’indicazione. Il lavoro seduto è utile soltanto con un cavallo che si sostiene (riunito): altrimenti mette il posteriore sotto sforzo con gravi danni che, spesso inizialmente li vede soltanto un occhio esperto, ma alla fine si pagano. Quanto tempo fa Ti ho detto che la cavalla Chiara era finita, almeno al primo livello, malgrado la sua eccezionale qualità?

      14 Marzo 2017 at 06:31 Rispondi
  4. Alberto Alciator #

    Buongiorno e grazie ancora per l’attenzione. Quello del video in effetti era un cavallo che si muoveva molto bene e tutto sembrava facile. Molto diverso è il cavallo con cui sto lavorando adesso che è molto forte ma anche rigido e soprattutto a mano destra ho parecchie difficoltà ad ottenere un passo attivo e continuo. Per ora ho lavorato circa due mesi senza redini ausiliare e questa settimana comincerò ad utilizzare le redini come consigliato nei suoi articoli. Il cavallo era stato un po’ messo in secondo piano rispetto agli altri dell’allevamento, un po’ per il carattere e un po’ per questa sua rigidezza e brutta conformazione dell’incollatura. Io penso che dedicandogli un po’ più di tempo rispetto agli altri possa diventare comunque un ottimo cavallo e il lavoro fatto in questi mesi mi sta già dando ragione. Nei prossimi giorni cerco di fargli un video mentre lo lavoro in tondino così approfitto ancora di qualche suo consiglio. Intanto le faccio vedere un video del cavallo mentre affronta qualche piccolo salto in libertà. https://www.youtube.com/watch?v=c_0zFwPLH3g

    15 Marzo 2017 at 07:15 Rispondi
    • lastriglia #

      A me sembra un cavallo di grande qualità e forza: deve imparare ad usarla in modo appropriato. Deve lavorare con le redini per dimenticare ed atrofizzare la vecchia muscolatura, sviluppando, nel contempo, quella nuova che lo porta ad inarcare la linea dorsale. Non mi sembra che ci vorrà molto tempo perché il cavallo ha il posteriore ben attaccato al tronco. Deve quindi solo imparare a sollevare la base dell’incollatura! Devi insistere di più alla mano nella quale avanza di meno. Ama galoppare a sx: potrebbe avere qualche problema a sx, o muscolare sulla groppa o articolare sulle vertebre.

      15 Marzo 2017 at 19:09 Rispondi
  5. Alberto Alciator #

    Ecco, sono riuscito a fare un filmato del cavallo in tondino, in questi due mesi ho lavorato senza redini perchè era difficile avere la concentrazione del cavallo che ogni due passi era con la testa al vento, il collo era in una posizione quasi verticale. Ora va molto meglio e come ho già detto comincerò il lavoro con le redini. Faccio il lavoro al passo in tondino per un ora o anche più un giorno sì e uno no e negli altri giorni mi concentro di più su altri aspetti dell’addestramento che comportano una certa attenzione ma poco sforzo fisico. Questa settimana cominceremo anche a montarlo, per ora solo al passo. Devo gradualmente cercare anche nel lavoro montato lo stesso impegno che sto cercando nel lavoro in tondino? Più avanti comincerà la parte più difficile perchè il cavaliere che dovrà poi montarlo pur montando abbastanza bene ha la mano bloccata e non conosce la ceduta. Vedremo…intanto procediamo con il lavoro al passo. Grazie ancora per l’attenzione.

    Alberto Alciator

    https://youtu.be/K-SVJ3CQHUk

    17 Marzo 2017 at 07:34 Rispondi
    • lastriglia #

      Ti consiglio di iniziare il lavoro montato (al passo) quando ha raggiunto una buona condizione nel tondino. Così, se c’è qualche problema sulla groppa sx te ne accorgi prima e lo puoi curare. Il lavoro montato è uguale: sempre massimo impegno perché deve diventare un’abitudine del cavallo. Dal video si vede che un problema c’è (lo dicono le orecchie del cavallo) e dovrebbe essere sul lato sx perché a mano dx avanza meno.

      17 Marzo 2017 at 12:26 Rispondi
  6. Alberto Alciator #

    Grazie, concordo pienamente con le sue osservazioni e continuerò con il lavoro al passo nel tondino.

    19 Marzo 2017 at 08:51 Rispondi
  7. Alberto Alciator #

    Grazie della segnalazione, un video è molto utile per capire i concetti espressi. Approfitto per farle un ulteriore domanda. Nel lavoro al passo su strada, perchè sia efficace, bisogna comunque avere la massima attività possibile dei posteriori e il cavallo bene appoggiato sulla mano del cavaliere?

    Grazie come sempre della sua disponibilità

    Alberto Alciator

    13 Giugno 2018 at 18:29 Rispondi
    • lastriglia #

      Ci deve essere sempre il massimo impegno e la massima tensione dorsale: senza appoggio nella mano non vi possono essere perché il cavallo è diritto soltanto quando è pari con la massima tensione senza la quale i muscoli non si sviluppano. La controprova è che il mio cavallo ha delle lesioni gravissime (“L’osteopatia”) ma è quasi completamente guarito (ci vorranno forse ancora 15 gg.).

      14 Giugno 2018 at 06:33 Rispondi

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