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CAVALIERI A CONFRONTO

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Analizzare e mettere a confronto l’equitazione di cavalieri diversi può essere utile per comprendere in modo più approfondito le varie problematiche che si presentano ai cavalieri e le opportunità per risolverle.

Ho scelto due campioni europei di scuola e cultura diversa: Marco Kutscher e Roger Yves Bost. Il primo tedesco ed il secondo francese hanno in comune di essere dei grandi cavalieri nella specialità del salto ostacoli moderno: di conseguenza curano entrambi l’addestramento dei rispettivi cavalli allo scopo di averne il controllo totale senza il quale non si possono avere risultati di rilievo.

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Ma questa è l’unica caratteristica che hanno in comune! Infatti la loro cultura equestre è agli antipodi: Kutscher ritiene (intervista ad una nota rivista italiana) che il lavoro per acquisire il controllo non ha niente a che vedere con il salto che costituisce quindi un esercizio a parte. kutscher

 

 

 

 

 

Si affida quindi alla tradizione tedesca del dressage che sviluppa la capacità del cavallo di accettare gli aiuti e rispondere alle richieste del cavaliere attraverso un controllo totale di tipo prevalentemente meccanico: di conseguenza sceglie cavalli “cavalcabili”, come vengono definiti quelli che si adattano alla monta classica “di scuola”, soprattutto dopo l’esperienza negativa del grande Cornet Obolensky.

Inutile dire che sceglie anche cavalli con particolare attitudine al salto dal momento che non è l’addestramento a svilupparla.

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Bost viene invece da una cultura opposta: ricerca il controllo attraverso l’equilibrio (mentre Kutscher fa il contrario) ed utilizza il lavoro di addestramento per esaltare le qualità di sangue e di attitudine al salto dei suoi cavalli che sceglie spesso proprio tra quelli dotati di maggiore carattere.

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La sua cultura gli dice che maggiore è la libertà d’incollatura e di reni tanto migliori saranno le prestazioni dei suoi cavalli: possiamo infatti osservare che con il procedere dell’addestramento essi diventano più semplici e più facili da montare migliorando la loro ginnastica: ricordo che ha vinto il titolo continentale al passaggio di una doppia gabbia difficile!

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Al contrario Kutscher non concede altra libertà che quella necessaria per saltare: inoltre, come effetto della scuola tedesca che considera il garretto solidale con l’anca, sottopone i suoi cavalli ad uno sforzo notevole per mantenere la riunione.

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Ne abbiamo potuto vedere le conseguenze nella caduta durante il recente gran premio Roma: l’unica analisi che condivido è quella di E. Louradour, il nostro tecnico giovanile. Il cavallo si è messo sulla mano del cavaliere che è una difesa per evitare lo sforzo dei posteriori: a maggior ragione quindi, in quella situazione, non poteva e voleva effettuare un altro tempo di galoppo che avrebbe accentuato lo sforzo ed è partito da lontano.

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I lettori che mi conoscono sanno già che io sto dalla parte di Bost perché lui potrebbe montare i cavalli di Kutscher ma non viceversa : ma rispetto l’equitazione di Kutscher quando ottiene risultati importanti.

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Sento che molti cavalieri si richiamano all’esempio di cavalieri famosi, spesso senza ben comprenderne le conseguenze: ognuno dovrebbe fare un esame di coscienza per stabilire se ha le qualità e le possibilità per imitare l’equitazione di Kutscher (ed in genere dei cavalieri tedeschi).

Infatti essa richiede una grande abilità da parte del cavaliere che, non potendo contare sulla collaborazione del cavallo, deve regolare con le sue azioni l’equilibrio e l’impulso del cavallo oltre che portarlo all’ostacolo con una battuta giusta per le sue caratteristiche atletiche.

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Nell’equitazione di Bost, che può essere definita naturale perché interviene sul cavallo soltanto allo scopo di farne un atleta (Cossilla), invece si esalta la collaborazione del cavallo soprattutto nell’avvicinamento al salto.

Il suo assetto “strano” non può influenzare il mio giudizio perché l’assetto è un fatto funzionale e serve ad assecondare il cavallo: se lui riesce a farlo grazie all’eccezionale senso del cavallo (“Il senso del cavallo”) buon per lui.

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Assomiglia al caso del grande pianista Glenn Gould che, anticonformista all’estremo, usava sedere su di una sedia sfondata e suonava con la tastiera all’altezza del petto anziché dei gomiti: nessuna accademia musicale insegnerebbe una tale posizione irrazionale.

Ma Gould era l’eccezione che conferma la regola!

Carlo Cadorna

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