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LE CONTRADDIZIONI DELLA FISE

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La FISE è un organo tecnico che organizza e regola l’attività sportiva equestre a spese dei tesserati: poiché nell’Equitazione l’atleta principale se non l’unico è il cavallo, si dà per scontato che la federazione conosca alla perfezione l’animale al quale dedichiamo le nostre cure, il nostro impegno e molte risorse.

Senonchè è stato pubblicato sul sito federale un atto (“Un istruttore sfortunato”) che sembra contraddire queste osservazioni che sono quasi ovvie ed eticamente essenziali. Si dice infatti che il benessere del cavallo può essere meglio valutato da due testimoni senza alcuna particolare qualificazione tecnica piuttosto che dal cavallo stesso.

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Ma come, sono anni che la FISE organizza convegni nell’ambito dei quali esperti di tutto il mondo hanno affermato che il linguaggio attraverso il quale si esprimono i cavalli ha base scientifica: infatti, in tutti i testi di etologia moderna si sostiene che è il cavallo a manifestare il suo malessere attraverso le difese.

Tanto è vero che sul Codice di Tutela degli Equidi vi è scritto che qualunque bardatura accessoria deve essere tenuta “lenta” allo scopo di permettere al cavallo di manifestare le difese in modo comprensibile per il cavaliere.

Ma la FISE sembra essersi dimenticata dell’esistenza del suddetto Codice al quale invece è tenuta ad attenersi scrupolosamente dal momento che è stato emanato dal Ministero della Salute. D’altro canto, e lo dico con cognizione di causa, molte lesioni alte, anche molto gravi, nei cavalli sono difficilissime da vedere anche da parte dei veterinari e si manifestano unicamente nell’impiego( quando vengano posti sotto sforzo gli organi lesi) attraverso le difese del cavallo.

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Queste sono di varia natura e sempre proporzionate alla gravità della lesione ed al carattere più o meno dignitoso del cavallo. La difesa estrema è l’impennata che si manifesta in genere nel caso di gravi lesioni alla colonna vertebrale od alla muscolatura di spinta.

Quindi, qualunque lavoro si fa compiere ad un cavallo presuppone la conoscenza dello stesso animale, delle sue debolezze e carenze fisiche, del suo carattere.

doppia longe

 

 

 

 

Il metodo di lavoro con la doppia longhina è ammesso soltanto se le redini scorrono in appositi anelli sistemati sul fascione: se la redine esterna invece appoggia sulla natica del cavallo ha un forte effetto di leva e blocca l’oscillazione dorsale del cavallo, soprattutto alle andature basculate (passo e galoppo).

doppia longia (2)

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi nessuna sorpresa se un cavallo dopo dieci minuti di passo “incaprettato” si ribella: un istruttore qualificato deve prevederlo salvo portare una grave colpa.

In sintesi, mi pare che la FISE abbia ribaltato l’onere della prova! L’aggressività del metodo di lavoro non può essere valutata da testimoni incompetenti piuttosto che dalla reazione del cavallo.

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Poiché non credo che questa sia la FISE che ha in mente il nostro Presidente, se esiste,  che batta un colpo.

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E il Presidente di colpi ne ha battuti due:  ha fatto fare appello ed ha ottenuto che la Commissione di Garanzia del CONI confermasse la radiazione.  Mi sembra un modo serio di operare!! Complimenti Sig. Presidente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Carlo Cadorna

P.S.  Poiché tra i tesserati vi è molta confusione circa le conseguenze dei provvedimenti di sospensione federale, ricordo che sul sito FISE (giustizia) è stato pubblicato un comunicato con i necessari chiarimenti:  il sospeso non può esercitare né in ambito FISE né fuori.   Se viola la sospensione possono essere aggravati i provvedimenti così come saranno coinvolti i responsabili dei circoli ed i tesserati che si avvalgano del sospeso o, semplicemente, che non abbiano denunciato pur avendo visto.

11 Responses to “LE CONTRADDIZIONI DELLA FISE”

  1. Riccardo Appolloni #

    Salve.
    Non vorrei deviare il contenuto dell’articolo sul piano meramente tecnico, sminuendone la portata etico-politica. Però, non essendomi chiaro un particolare pratico, Le chiedo: come fanno degli anelli “sistemati sul capezzone” a garantire (“se … invece appoggia”) che la guida esterna non giri intorno alla natica e, inoltre, in che modo le guide scorrono – con questo metodo ortodosso – negli anelli?
    La ringrazio per l’attenzione.
    Riccardo

    10 Ottobre 2015 at 22:27 Rispondi
    • lastriglia #

      Giusta domanda! Gli anelli devono essere alti in modo che la longia esterna passi sopra il cavallo: come d’altro canto suggerito dal Decarpentry del quale posto una foto. La longia bassa è ammessa soltanto se l’addestratore si porta dietro al cavallo.

      11 Ottobre 2015 at 05:52 Rispondi
  2. Riccardo #

    Buongiorno.
    Mi scusi, ma allora Lei intendeva (e intende) gli anelli del fascione, non del capezzone, o sbaglio io?
    Molto interessante comunque (lapsus o no): grazie!

    11 Ottobre 2015 at 07:23 Rispondi
    • lastriglia #

      E’ stato un lapsus: intendevo il fascione. Grazie!!!

      11 Ottobre 2015 at 11:57 Rispondi
  3. camogli clelia #

    Perfetta descrizione dei doveri della Fise,al riguardo del codice etico del Ministero della Salute,e del fatto che,a differenza di interpretazioni francamente molto labili,l’impennata è di per se definita “difesa”.Quindi un cavallo in difesa è chiaramente un cavallo a disagio,e l’istruttore non puo non rendersene conto. Se il cavallo in questione avesse avuto finimenti,”a scorrere”,la caduta sarebbe stata sicuramente meno probabile. Altresì trovo strano che,un cavallo che cade dopo essersi impennato,riesca a cadere con il collo in tale flessione da rompere le vertebre cervicali.L’unica possibilità è che fosse talmente imbragato da atterrare sugli arti anteriori in flessione costretta,cadendo di testa.Come se noi cadessimo con le braccia legate dietro la schiena. spero che al piu presto i giudici fise possano porsi queste domande. Grazie per i chiarissimi aggiornamenti. Clelia Camogli

    11 Ottobre 2015 at 23:03 Rispondi
    • lastriglia #

      Il punto è che è stato escluso, senza alcuna cognizione tecnica, il comportamento aggressivo. A mio parere è mancata, nella prima sentenza, una relazione tecnica allegata che doveva rifarsi anche ad un’autopsia che andasse a ricercare la causa della difesa( suppongo qualche vertebra o muscolo posteriore danneggiato). Infatti soltanto una perizia tecnica poteva stabilire che l’aggressività nei confronti di un cavallo si può manifestare semplicemente obbligandolo a muoversi in modo contrario alla sua meccanica naturale.

      12 Ottobre 2015 at 05:57 Rispondi
  4. giuseppe maria de nardis #

    Non conosco gli atti né i documenti probatori e so che la Giustizia Sportiva non ha lo stesso dovere normativo di quella ordinaria nel motivare le sentenze.
    Tuttavia ritengo che un minimo accenno alla personalità equestre dei due testi citati nella sentenza di secondo grado (ometto i nomi, che ciascuno potrà conoscere leggendo la sentenza del RGN 19/2015), nella parte relativa al secondo motivo di appello(pag. 4), andasse fatto. Invece vi è solo la quasi apodittica dichiarazione che i due non hanno fatto “alcun riferimento o commento sulla modalità di addestramento utilizzata”: non me ne vogliano i due testi, ma ne avevano la competenza? Se si, i Giudici avrebbero dovuto accertarla e dichiararlo.
    Loro stessi, i Giudici, hanno competenza specifica nella materia su cui sono chiamati a pronunciarsi? Ovviamente non è necessario che ne abbiano, il loro compito è un altro, ma allora devono farsi assistere da figura professionale analoga a quella che nel rito ordinario è rappresentata dal Consulente Tecnico d’Ufficio, perchè diversamente non potranno formarsi alcun convincimento motivato sul caso specifico. Per non parlare del convincimento basato sull’assenza di “commento” dei testi.
    Trovo inoltre incoerente aver accolto il secondo motivo di doglianza (carenza di prova del nesso causale) e da questo far discendere una revisione della pena originaria della radiazione, ridotta a quattro anni di sospensione, rispetto allo spirito delle norme sportive ed ordinarie poste a tutela degli animali.
    Credo infatti che nell’occorrenza della morte di un cavallo, tutte le omissioni nei confronti del medico veterinario e della proprietaria, accertate dallo stesso Collegio Giudicante nella stessa sentenza, siano per se sole ragione sufficiente, nello spirito delle norme e dei regolamenti, per comminare la pena della radiazione.

    giuseppe maria de nardis

    12 Ottobre 2015 at 20:24 Rispondi
    • lastriglia #

      Grazie per il Suo autorevole parere che conferma le motivazioni dello sconcerto che questa sentenza ha provocato nell’ambiente equestre. Sappia che questo articolo è il più letto in assoluto da quando ho aperto questo blog!

      13 Ottobre 2015 at 05:47 Rispondi
  5. giovanna binetti #

    Caro Carlo,
    ripeto qui i complimenti per il bellissimo articolo.
    Ed aggiungo:
    e se un cavallo si impenna perché l’ha punto un tafano?
    Come fa chiunque a gestire un’impennata improvvisa ed imprevedibile?
    Sia al lavoro, come a riposo, con indosso la doppia longia?
    Non ero presente, ma chi è l’esperto che giudica il Margi?
    Prima di dare in mano la doppia longia a qualcheduno personalmente faccio molta attenzione, perché molto pericolosa per il cavallo.
    Addirittura, personalmente preferisco non usarla.
    Cordialità,
    Giovanna Binetti

    16 Ottobre 2015 at 14:22 Rispondi
  6. giovanna binetti #

    Caro Carlo,
    mi hai detto che oggi tale “bardatura” è diventata fuorilegge per chiunque.
    Allora….dobbiamo dire “meno male”, non certo “per fortuna”.
    Ti saluto caramente,
    Giovanna

    16 Ottobre 2015 at 14:46 Rispondi
    • lastriglia #

      Il Codice di Tutela prevede che tutte le bardature ausiliarie siano tenute “lente” appunto perché il cavallo possa manifestare, ad un cavaliere in ascolto, le sue difese. La violazione del Codice configura il reato di maltrattamento.

      17 Ottobre 2015 at 06:26 Rispondi

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