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LA SALVAGUARDIA DELL’INTEGRITA’ DEI CAVALLI

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Poiché ho criticato (“Cattivi cavalli o cattivi cavalieri?”) il fatto che al giorno d’oggi si provochino, nella pratica dell’equitazione (addestramento), delle gravi lesioni ai nostri compagni di sport, mi pare doveroso fornire delle spiegazioni.

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Innanzitutto oggi, al contrario di alcuni anni fa, si conosce la meccanica del cavallo nei minimi dettagli. In campo umano altrettanto e si opera attualmente sul singolo muscolo allo scopo di svilupparne la massima forza e resistenza. Non che manchino gli incidenti (soprattutto nel mondo del calcio) ma è noto che derivano tutti da gravi carenze conoscitive da parte degli allenatori: ne sono un esempio le gambe gonfie di molti calciatori chiaro segnale di muscolature che vanno sotto sforzo.

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In questo modo i risultati sono stati ottimizzati!     Non così purtroppo nel mondo equestre dove molti procedimenti addestrativi, che risalgono a vecchie consuetudini, ignorano le esigenze dinamiche della struttura del cavallo ed operano in contrasto con la fisiologia dei muscoli.

Ne è un esempio diffuso l’impiego delle redini ausiliarie che, poiché ho già descritto diffusamente i loro effetti negativi in questo blog, mi limiterò a definire con le parole del grande tecnico Theodorescu:” sono la porta dell’inferno”!

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Innanzitutto bisogna insegnare al cavallo che con una giusta postura si muove con meno fatica e maggiore armonia (cadenza).

Quindi bisogna rispettare, nello sviluppo della spinta, una rigorosa progressione evitando soprattutto i fenomeni di compensazione perché sono quelli che provocano i danni maggiori. Il cavallo si compensa quando non riesce ad eseguire, quello che gli richiede il cavaliere, perché gli manca la forza con le leve ad esso deputate (perché male orientate). Allora si compensa utilizzando altri muscoli che, non essendo proprio il loro mestiere, vanno subito sotto sforzo e subiscono gravi danni.

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Aggiungo che se non vi è un assieme perfetto tra cavaliere e cavallo, questo sarà portato ad equilibrarsi con la flessione dei garretti e non delle articolazioni alte(“L’equitazione nell’ottica delle funzioni”):  di conseguenza la struttura dei posteriori non potrà subire modifiche (accorciarsi) e, quindi, le leve non potranno determinare una spinta soddisfacente.

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L’unica modalità per evitare questo rischio è quella della scelta appropriata delle andature e nella cura della qualità dell’assetto (“L’assetto in sella”): al passo il cavallo non si compensa perché può utilizzare al massimo la sua oscillazione dorsale (“Lo sviluppo della funzione di flesso-estensione”). Al trotto invece tende a compensarsi al massimo.

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Nel passato apprendiamo dai libri (ma io l’ho appreso anche dal vivo racconto dei protagonisti) che si usava sottoporre i cavalli giovani fino a 5-6 ore di passo allungato: credete forse che questi racconti fossero falsi oppure avessero degli stolti per protagonisti? Mi pare improbabile perché gli autori di queste prescrizioni sono stati anche dei cavalieri e dei preparatori di grande successo.

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Infatti, quando il cavallo ha sviluppato al passo una grande condizione, invitato a trottare non ferma più la schiena che è il presupposto perché non si compensi. Comunque, all’inizio, bisogna limitare moltissimo la durata delle riprese di trotto e tornare al passo allungato con una transizione particolarmente curata (il cavallo deve “entrare” nell’andatura inferiore senza perdere impulso).

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Questa procedura deve essere applicata con particolare insistenza quando si percepisce che un posteriore non vuole impegnarsi: generalmente l’ignoranza colpevole dei cavalieri si verifica proprio perché non rispettano questa prescrizione ed intervengono con gli aiuti allo scopo di obbligare il cavallo all’impegno che rifiuta.

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Bisogna ricordare sempre che qualunque cosa fa il cavallo vi è sempre una ragione: se non vuole impegnare un arto avrà una qualche rigidità che deve essere prima eliminata attraverso la decontrazione.

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Inoltre bisogna sempre controllare il regolare funzionamento della colonna vertebrale, in particolare quando un cavallo si arcua da una parte sola: guai a forzare nella flessione un cavallo che si difende. Si potrebbe provocare una colica renale!

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E’ utilissimo iniziare sempre il lavoro con un po’ di lavoro nel tondino (“Il lavoro nel tondino”): consente di vedere i problemi ed i progressi e prepara la muscolatura allo sforzo.

Nel futuro del nostro sport non può che esservi la stessa evoluzione che si è verificata in campo umano: i cavalieri che non hanno la cultura sufficiente per applicare in modo appropriato i suddetti concetti, saranno costretti ad avvalersi, come si fa abitualmente in campo umano, di un “personal trainer” che sia capace di suggerire le giuste tecniche di lavoro più appropriate per ogni cavallo e l’utilizzo delle tecniche osteopatiche per ottenere la decontrazione.

In ogni caso, un cavaliere, essendo l’allenatore del proprio cavallo, può chiamarsi tale soltanto quando avrà imparato, stando in sella, a percepire tutto quello che avviene sotto di lui:  in particolare tutto quello che riguarda il funzionamento dei muscoli e della articolazioni.

Carlo Cadorna

2 Responses to “LA SALVAGUARDIA DELL’INTEGRITA’ DEI CAVALLI”

  1. Naty #

    Articolo meraviglioso.
    Il paragone con i calciatori è calzantissimo!
    Seguendo il calcio sin da bambina tendo sempre a fare dei paralleli tra cavalli atleti e calciatori…
    Spesso vedo persone che fanno dei percorsi dopo aver riscaldato il cavallo 10 minuti… O
    Si siedono al trotto seduto su schiene fredde e
    Poco elastiche …
    Ma Non si dovrebbe tenere conto dell età , della preparazione atletica e addirittura del clima prima di mettere su un giro di 1.30 con
    Cavalli muscolarmente freddi, rigidi e contratti?
    Del resto la fretta non è amica di questo sport ma spesso si va di corsa ,si salta di corsa e si pretende dal proprio cavallo cose impensabili.. E da lì il Passo a Vederli fermi è breve.
    La fermata per mia modesta opinione non va mai sottovalutata o addebitata al cavallo. Io ci vedo un mondo dietro.. Innanzitutto l errore di chi è sopra nell avvicinamento a quel preciso salto.
    Ci vedo l insicurezza del cavallo ma anche il suo atavico spirito di sopravvivenza (Se non è stato scaldato a sufficienza,se non ha fatto un lavoro propedeutico al salto, se ha saltato la razione di mangime o fieno perché lo si è tirato fuori dal
    Box prima Che finisse il pasto, se il campo è allagato d acqua, se ha il sole contro..se è stato punito o ha dovuto fare diversi sforzi nei salti precedenti perché mai dovrebbe saltare???
    Appena mi alzo la mattina nessuno mi obbliga ad andare a fare una corsa a ostacoli alla Farnesina. Gli riderei in faccia!!! I nostri cavalli si difendono come possono! Mi fanno tanta tenerezza!!
    Sarà che io ho un cavallo con me da molti anni che non voleva passare neanche una barriera al passo!!!!

    13 Novembre 2015 at 00:10 Rispondi
    • lastriglia #

      Quello che ho scritto sui calciatori me l’ha raccontato il Prof. Canali per evidenziare la giusta fisiologia dei muscoli.

      13 Novembre 2015 at 06:06 Rispondi

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