Nei giorni scorsi alcuni organi d’informazione hanno riportato come un episodio anomalo la notizia dei gravi provvedimenti presi dalla FISE nei confronti di un’amazzone undicenne il cui cavallo (pony) è stato trovato positivo all’esame antidoping.
Posto che il doping costituisce la negazione di tutte le regole sportive stabilite dalla Legge, mi pare logico che ad essere colpito sia l’utilizzatore dell’animale: infatti, nessuno l’ha obbligato a farlo e, se lo fa, deve essere nel pieno rispetto del Codice Etico e delle regole sportive.                                                                                                                                                                            A maggior ragione da parte di una giovane amazzone che deve imparare (ma avrebbe già dovuto farlo) a sentirsi responsabile del proprio cavallo e del suo corretto utilizzo.                                                            Ricordo infatti che finalmente si è stabilito che l’educazione è efficace soprattutto nell’età prescolare e scolare dei primi anni.                                                                                                                                             Quindi, bene ha agito la FISE ponendo, in modo così evidente, l’utilizzo dell’atleta cavallo nella sua giusta cornice di serietà .
Invece, l’operato della FISE perde gran parte del suo valore etico ove si considerino le contraddizioni presenti nei suoi regolamenti.                                                                                                                                  Prima di tutto la pretesa che gli atleti siano due: questo presuppone che entrambi abbiano una loro attività che si deve conciliare con l’altro. In altre parole ne consegue che è il cavaliere a “lavorare” il cavallo per esempio attraverso l’uso delle redini di ritorno previste anche e soprattutto per i cavalli giovani.            Viene così bloccato artificialmente il principale mezzo che ha il cavallo per far oscillare la sua colonna vertebrale, attraverso il quale si può ottenere l’equilibrio e l’impulso: senza oscillazione, il cavallo anzichè utilizzare le sue leve metterà sotto sforzo i suoi muscoli. Provate a correre con le braccia legate dietro la schiena….
Nella buona equitazione invece l’atleta è il cavallo che, se bene allevato e domato ha in sè i presupposti per diventare un atleta vero, quello che si sente primo attore e non certo un semplice mezzo di trasporto.
Il compito del cavaliere è prima di tutto quello di “permettergli” di sviluppare le sue capacità attraverso il rispetto della bocca e delle reni, i due punti focali.                   In secondo luogo quello di insegnargli ad utilizzarli meglio, favorendo con la mano l’estensione dell’incollatura e con l’assetto l’utilizzo della schiena con la flessione delle articolazioni alte.
Carlo Cadorna