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IL DEFICIT CULTURALE DEL MONDO EQUESTRE

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Ho iniziato ad occuparmi di Equitazione in un’epoca ormai lontana che appare esserlo ancor di più quando faccio un confronto tra quello che ho potuto ascoltare e vedere in passato, e quello che vedo oggi.  Proprio ora che è facile, avvalendosi del mezzo televisivo, trasmettere cultura equestre essa appare irriconoscibile e gravemente carente.

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Essa viene in parte compensata dallo straordinario innalzamento della qualità dei cavalli prodotti  dalla selezione allevatoriale,  ai quali i cavalieri odierni si affidano.  Peccato però che le carenze tecniche abbiano un’influenza fortemente negativa sulla durata dei nostri atleti,  elemento che condiziona fortemente i risultati  che, statisticamente, sono privilegio dei binomi più esperti.

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Osservando gli stages  tenuti dagli istruttori maggiormente considerati  e seguiti si vedono delle abitudini consolidate che contraddicono i principi della buona Equitazione:  a meno che si voglia sostenere che Equitazione ed agonismo non hanno nulla a che spartire.   Questa tesi  sarebbe però  paradossale perché determinerebbe, come già determina, il rapido decadimento del patrimonio atletico ed è comunque ora stata opportunamente vietata dal nuovo Codice di Tutela.

D’altro canto oggi viene messa in discussione anche la riviera che costituisce l’unico ostacolo di verifica di una corretta preparazione fisica del cavallo:  infatti la sua presenza verifica se il cavallo “è sulle sue gambe”.  In caso contrario l’equilibrio sarebbe artificiale ed i muscoli contratti.

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Il Ten. Fraghy in elevazione, che ho avuto l’opportunità di conoscere.

Esempio di un cavallo ben preparato, che si estende con facilità.

 

 

 

 

 

Voglio dire ai cavalieri più giovani che in quell’epoca ormai lontana gli istruttori veramente qualificati come tali (un numero molto ristretto!) già rispettavano il Codice perché faceva parte del loro bagaglio culturale:  venivano curati in particolare gli assetti allo scopo di evitare qualsiasi contrasto e l’insorgere di qualunque difesa da parte del cavallo.  Infatti le difese denotano la mancanza di collaborazione da parte del cavallo che, invece, è il presupposto della buona Equitazione.

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Osservando gli stages che vengono tenuti oggi vedo purtroppo che le difese (“Le difese del cavallo”) fanno ormai parte dell’abitudine e vengono quindi costantemente ignorate (cavalli in sottrazione, schiene bloccate):  tutti sembrano ignorare che le difese più gravi non sono altro che il naturale proseguimento di quelle più piccole (“La sottomissione del cavallo”).

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Inoltre le difese non sono altro che la conseguenza di gravi difetti nell’assetto che, anziché essere corretto,  si consoliderà sempre più in modo negativo rendendo impossibile l’insieme con il cavallo:  è come un cavaliere, montato su di un cavallo di qualità, che sistematicamente va a saltare restando indietro.  Non passerà molto tempo che il cavallo, pur generoso, comincerà a fermarsi.  Dal momento che il salto non è altro che un tempo di galoppo riunito ingrandito,  è evidente che le stesse conseguenze si avranno se il cavaliere non sarà insieme al cavallo in piano.

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Purtroppo mi capita spesso di ascoltare istruttori famosi che insegnano ai cavalieri a “stare dietro ai cavalli”.  Tecnica  gravida di conseguenze negative perché, rompendo l’insieme, incide sulla qualità dell’impulso che è il fattore determinante dell’Equitazione.

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Questi “istruttori” confondono l’avere il cavallo davanti” che dipende dall’impulso(“La tensione dorsale”) con lo “stare dietro al cavallo” che rappresenta la negazione dell’Equitazione, arte di mettere in armonia due corpi animati.

 

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D’altro canto, l’impulso presuppone un assetto perfettamente inserito nel movimento del cavallo e non lo può essere se determina delle difese(cavallo sopra o sotto la mano).  Ma vedo oggi delle riprese con tutti i cavalli in sottrazione senza che l’istruttore faccia la minima osservazione.

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Un fenomeno così generalizzato non può non coinvolgere i responsabili federali:  d’altro canto come meravigliarsi dal momento che nei corsi federali non si mette la decontrazione al primo posto.   Essi sono stati  or ora smentiti dal Codice di Tutela!

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La cosa più grave è che questa situazione di grande superficialità e confusione tecnica non viene stigmatizzata dai candidati alla presidenza FISE secondo i quali, per la maggior parte, le cose vanno bene così…  Spero quindi che sia soltanto una tattica elettorale e si rendano conto che è necessaria una rivoluzione tecnica che ha come presupposto il rigore intellettuale.

Carlo Cadorna

 

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8 Responses to “IL DEFICIT CULTURALE DEL MONDO EQUESTRE”

  1. Lesley Roberts #

    Anch’io sono istruttrice da anni. Non ex amazzone diventata istruttrice. Per me non c’è una via più corta . Sono d’accordo che la decontrazione deve essere insegnato per evitare le difese che non possono essere considerate nella norma!

    15 Marzo 2015 at 21:21 Rispondi
  2. giovanna #

    Quale lettura consiglia?

    16 Marzo 2015 at 19:39 Rispondi
    • lastriglia #

      Per fare presto questo sito (Indice tecnico) cominciando dall’inizio: è una sintesi…
      Con più calma gli autori citati in “Didattica Equestre”.

      17 Marzo 2015 at 01:02 Rispondi
  3. adolfo sandri poi #

    Musica per le mie orecchie: “il cavallo avanti piuttosto che il cavaliere dietro al cavallo” la differenza c’è anche se non viene vista!

    16 Marzo 2015 at 19:55 Rispondi
    • lastriglia #

      Grazie!!!!!!!

      17 Marzo 2015 at 01:02 Rispondi
    • lastriglia #

      Purtroppo, chi non ha mai montato un cavallo in avanti non riuscirà mai a comprendere la differenza….

      19 Marzo 2015 at 05:54 Rispondi
  4. federico #

    Buona sera sig. Cadorna. Come ha scritto lei, La televisione è un mezzo, ed è il mezzo più infido di tutti, non può trasmettere cultura equestre, semmai fa dell’equitazione un grande spettacolo. Scusi la precisazione ma credo che sia molto importante per l’incipit che ha dato all’articolo.

    13 Settembre 2015 at 19:01 Rispondi
    • lastriglia #

      E’ vero quello che dice; se però la TV di Stato o anche quella privata si facesse assistere da esperti veramente tali, farebbe anche della cultura e nel modo più diretto. Purtroppo proprio le recenti trasmissioni della RAI sui campionati europei e sul GCT hanno propinato una quantità di notizie prive di fondamento e di commenti tecnici ridicoli. Pensi quale risultato si sarebbe potuto ottenere se a Piazza di Siena nel passato il commento fosse stato affidato ad uno dei fratelli D’Inzeo!

      14 Settembre 2015 at 05:52 Rispondi

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