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MA L’IPPICA E’ AL PASSO CON I TEMPI?

 

 

 

 

 

Il primo errore dell’Ippica, non solo italiana, è stata ed è la mancanza di una seria autocritica.

 

 

 

 

Il grande Federico Tesio ricordava che la distanza non si misura col metro ma col tempo impiegato a percorrerla. Lo sapete che i tempi ottenuti su di una distanza media, che compensa la partenza da fermo senza troppo mettere in gioco la tenuta, non sono migliorati affatto negli ultimi sessant’anni?

Infatti il record sui 2000 era di 2.02 negli anni 50 e tale è rimasto pressapoco.

 

 

 

 

 

Eppure è migliorata la tecnica per realizzare le piste, la selezione nell’allevamento dovrebbe aver prodotto dei cavalli più qualitativi, l’alimentazione e le cure si avvalgono di conoscenze scientifiche molto più avanzate. Di conseguenza, se non vi è stato progresso, la causa non può essere ricercata che nei sistemi di allenamento.

 

 

 

 

 

In campo umano lo sviluppo delle scienze motorie ha consentito dei progressi notevolissimi: essi sono dovuti all’applicazione delle suddette scienze concretizzatasi soprattutto nell’aver concentrato gran parte della preparazione nello sviluppo della funzione di flesso-estensione. Essa presiede allo sviluppo dei muscoli che controllano la capacità del cavallo di orientare le sue leve nella direzione utile per ottenere la maggiore efficacia nel movimento in avanti: questo avviene quando il cavallo galoppa con una marcata flessione isocrona dell’articolazione lombo-sacrale.

 

 

 

 

 

L’anno scorso ho potuto assistere ad una corsa di gruppo 1 in Francia: il nostro fantino L. Dettori era partito in testa montando una cavalla, Enable, con questa attitudine. Ero curioso di vederne gli effetti pratici e non sono rimasto deluso perchè la cavalla ha fatto la corsa da sola, vincendo facilmente.

Sappiamo oggi che la funzione si sviluppa essenzialmente al passo allungato ed al galoppo: è scritto sui libri di fine diciannovesimo secolo che i cavalli delle migliori scuderie basavano il lavoro quotidiano su fino a sei ore di passo dietro ad un capofila anziano, proprio allo scopo di assicurare l’impulso, prima di andare in pista a galoppare, sempre in compagnia.

Le stesse prescrizioni seguiva mio Padre, allievo del Col. Piero Dodi (fondatore della FISE ed allievo di Caprilli), e capolista delle corse ad ostacoli nel 1914.

 

 

 

 

 

Appare quindi evidente la discontinuità odierna tra i metodi di allenamento in uso e quelli dettati dalla tradizione classica che avevano già scoperto sperimentalmente quello che oggi viene sancito dagli studi scientifici.

Sei anni fa ho scritto ad una delle massime autorità nel mondo del galoppo proponendo un esperimento su di un purosangue all’inizio dell’addestramento ma non ho nemmeno avuto risposta.

Infatti, la funzione di flesso estensione mediante il passo allungato, può essere esercitata anche mediante il lavoro a mano (“Il lavoro a mano”), adatto anche ad un due anni perchè si svolge senza peso sulla groppa e marciando esclusivamente diritto: in tre mesi si possono ottenere dei risultati straordinari incrementando notevolmente la precocità e la durata di qualsiasi cavallo.

 

 

 

 

Infatti esso sviluppa:

  • la resistenza, che aiuta il funzionamento dell’apparato cardio-vascolare;
  • la forza, che facilita il buon funzionamento del metabolismo;
  • la flessibilità, che previene il logoramento delle articolazioni;
  • l’equilibrio, che previene i dolori cervicali e della schiena.

Occorre naturalmente l’opera di un addestratore esperto che sappia combinare la tensione dorsale con la cadenza, esattamente come nel lavoro montato.

Carlo Cadorna

 

 

 

 

 

4 Responses to “MA L’IPPICA E’ AL PASSO CON I TEMPI?”

  1. giuseppe maria de nardis #

    Effettivamente la progressione dei record umani, ad esempio nei 1500 metri sia femminili che maschili, dagli anni ’50 ai giorni nostri è stata assai più rilevante.
    Peccato che il mondo dell’allevamento del purosangue da galoppo non abbia la curiosità di provare le tecniche di allenamento descritte. E dire che ci sono tanti puledri che vengono scartati dopo le prime prove: sarebbe interessante verificare se allenati diversamente ottengono tempi migliori.
    Di Tesio ne nascono pochi (segnalo un bel video recente di Cavallo2000 sull’inserimento di Federico Tesio nel Dizionario Biografico degli Italiani Treccani).
    Un’ultima riflessione sull’associazione che sempre si fa tra Cavallo e Libertà: i nomi di Piero Dodi e Raffaele Cadorna la confermano anche nella dimensione della Storia d’Italia.

    giuseppe maria de nardis

    8 Novembre 2019 at 11:36 Rispondi
    • lastriglia #

      Mi associo: che nel mondo del cavallo l’enorme progresso realizzato in campo umano sia mancato, dovrebbe essere una semplice presa di coscienza. Ma il mondo del cavallo non è stato capace nemmeno di questo, legato com’è a consuetudini arcaiche!

      8 Novembre 2019 at 20:24 Rispondi
  2. Federico #

    Informandomi online, sono rimasto spiacevolmente stupito delle arcaiche tecniche di lavoro utilizzate dagli allenatori e di purosangue da galoppo e di cavalli da salto ostacoli. Nell’allenamento dell’atleta umano, il grando passo avanti nelle prestazioni si ha avuto accorpando, oltre allo sviluppo tecnologico, una maggiore comprensione sia della biomeccanica che dei sistemi energetici e relative fibre muscolari coinvolte. Rimango sempre di stucco quando leggo che molto spero i purosangue corrono 1 furlong (200 metri) a massima velocità solamente una volta nella vita, ovvero quando devono far segnare il tempo per la compravendita. Il lavoro di velocità (breeze) viene quasi sempre fatto una volta sola a sessione eper distanze rilevanti ad intervalli (giorni trascorsi tra una sessione e l’altra) nell’ordine dei 10 giorni. Quando gareggia il cavallo, senza l’aiuto di medicinali, sanguinerebbe sempre, proprio perchè il suo apparato respiratorio non è allenato al lavoro di velocità pura, figuriamoci a quello prolugato per distanze dai 1600 ai 3000 metri. Si dice che Ribot corse i 2200 in 2’04” contro Botticelli, prestazione che, dopo 70 anni, dovrebbe essere facilmente replicabile dai massimi esponenti odierni, e invece… Ancor più impietoso il confronto tra gli attuali pretendenti al triple crown e Secretariat. Per il lavoro sul salto ostacoli, vedo maneggi sempre più sprovvisti di adeguati spazi per galoppare (sarebbe l’equivalente di non far fare a un corridore dei 110m ostacoli degli sprint in velocità!), lavori ad andature sempre raccolte senza mai allenare il cavallo a estendere i suoi arti, cosa che poi fa nel salto. Manca la comprensione della meccanica del salto del vacallo, la preparazione di base a livello prima aerobico, anaerobico nemmeno a parlarne; eppure dovrebbe essere assodato che il salto ostacoli ha una prevalenza di sistema anaerobico assoluta nel gesto del salto. I lavori ad alta velocità aumentano coordinazione intra e extra muscolare e allenano il sistema nervoso a mandare impulsi più potenti, che si traducono in contrazioni muscolari più poderose. Insomma ci sarebbe da “svecchiare” molto in mondo equestre fatto del “io ho sempre fatto così” e portare quello che è stato il progresso in campo umano, essere che dal punto di vista delle funzioni muscolari è del tutto paragonabile al cavallo, in campo equestre. Ho trovato in questo Blog tanta logica, comprensione della biomeccanica di base, voglia di comunicare e di far capire. Veramente lodevole, sebbene penso siano “voci di un uomo che grida nel deserto”, poichè le orecchie sembrano troppo sorde per cogliere i messaggi ben validi. Le auguro comunque di proseguire nel suo intento e di trovare altri lettori con senso critico, pronti a confrontarsi, comprendere e imparare. La ringrazio molto, Federico.

    22 Febbraio 2022 at 17:56 Rispondi
    • lastriglia #

      Gentile Amico,
      è esattamente come dice Lei! Il concentrato della tecnica più moderna sta nello sviluppo della funzione di flesso-estensione che già conoscevo empiricamente, ma mi è stato insegnato in anni recenti dal Prof. Canali, scienze motorie all’Un. di Parma e maggior tecnico italiano. Il suo concetto è applicabile anche sul cavallo, prima con il lavoro a mano prevalentemente al passo allungato. Si può completare con il galoppo per il quale sarebbe consigliabile disporre di una pista. Ma la mia esperienza mi dice che, se si insiste molto sul lavoro al passo tenendo il cavallo diritto con le spalle davanti alle anche, si può ottenere una spinta che consente di galoppare con molto impulso anche in un campo ostacoli.

      25 Febbraio 2022 at 19:06 Rispondi

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