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LA CRISI DELL’IPPICA

La crisi dipende da tre aspetti che sono strettamente collegati. La cattiva gestione,  il degrado tecnico e la caduta del pubblico e degli scommettitori.

Chi ritiene che la crisi dipenda da una cattiva gestione delle scommesse, non ha afferrato il nocciolo della questione che poi è il bandolo della matassa!

La gestione può essere rivista sotto la direzione di un buon manager come l’attuale commissario, purchè segua logiche di mercato e non assistenziali.  Aver sprecato i 150 milioni messi a disposizione dal governo è stato un grave errore:  infatti c’è anche un problema di tempo che non gioca a favore dell’ippica.

Il degrado tecnico è un problema antico: se ne lamentava Federico Tesio (lo posso testimoniare io) che fu osteggiato in tutti i modi.  Riguarda la qualità delle infrastrutture, in particolar modo delle piste,  e la qualità della preparazione dei cavalli fin dalla doma.  E qui siamo al terzo mondo. Chi non ci crede, si faccia un giretto in Irlanda.  Qui ci vuole veramente una rivoluzione totale ammesso che si trovino dei veri uomini di cavalli disposti a guidarla.  Se veramente i cavalli beneficiassero di una preparazione razionale,  si aprirebbe un canale di scambio interessante con il mondo dell’equitazione.

Il pubblico è sparito dalle corse da molti anni solo che prima seguiva la corsa dai botteghini dei bookmakers.  L’ippica non ha compreso che il pubblico è la sua assicurazione sulla vita:  senza pubblico la politica non la prende nella minima considerazione e non scucirà un solo euro(ne riparliamo tra qualche mese?).   Ma nessuno se ne è preoccupato perchè nessuno ha compreso che la base di tutto non può che risiedere nella passione per i cavalli.  Ma quali cavalli? Non certo quegli attaccapanni che frustati, rantolanti,  rifiutano la corsa fin dalla partenza. Perchè nessuno ha ancora compreso che, per un cavallo non perfettamente allenato, la corsa è un’esperienza terribile che brucia il suo cervello.

Tesio lo sapeva perchè era un uomo di cavalli ma nell’ambiente ne hanno sempre parlato male, come allenatore.  Ora ha la Sua, terribile, rivincita.

Carlo Cadorna

P.S.  Mario Masini, presidente dei proprietari, scrive su “Libero” (30 sett. 2012)  che aspetta i soldi dal governo!  Proprio lui che era nel consiglio dell’UNIRE quando sprecava i soldi pubblici in pranzi, feste e pubblicazioni inutili.  Se quei soldi fossero stati spesi per aggiornare gli ippodromi e per riqualificare gli allenatori, forse non ci troveremmo nell’attuale situazione!

5 Responses to “LA CRISI DELL’IPPICA”

  1. Credo sinceramente che la progressiva dimunuizione di pubblico nelle corse sia dovuta al fatto che quest’ultimo sia piu’ interessato all’aspetto economico, e quindi alle scommesse, piuttosto che alla passione per l’ippica e prima ancora per il cavallo.
    Sarebbe dunque utile avvicinare a questa disciplina bambini e ragazzi, in modo tale da poter “investire” in un interesse più semplice, concreto e soprattutto lontano da interessi economici.

    Francesco Gargallo

    2 Luglio 2011 at 22:04 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      E’ una giusta osservazione: che dimostra come vi potrebbero essere delle grandi sinergie tra l’Ippica e l’Equitazione. Ma l’ippica brancola nel buio e l’Equitazione non ha mostrato, finora, un progetto complessivo chiaro e rispondente alla necessità primaria di coinvolgere, in modo stabile, un pubblico di appassionati. Vi sono alcune proposte intelligenti nella rubrica Caravanserraglio.

      3 Luglio 2011 at 21:02 Rispondi
  2. Paolo Reinach #

    La crisi dell’IPPICA in Italia purtroppo è una realtà. Giusta l’analisi fatta da Cadorna e più che giusta quella di Gargallo. Ci sono però altre ragionii, oltre quella principale delle scommesse : ( l’UNIRE non ha più introiti perchè il pubblico non scommette più sui cavalli ma su troppi altri giochi.) Secondo me sono spariti i veri proprietari e sopratutto i veri Gentlemen Rider; ci sono troppi “fantini pesanti” e neanche più uno Gentleman d’Ostacoli !
    Prima della mia attività equestre (cavaliere e poi giudice) sono stato G.R. (per due anni capolista in ostacoli) e quindi per oltre 20 anni Commissario del Jokey Club. Ora sono Consigliere nellì AGRI e nella SIRE e a seguito di un progetto di Filippo Grasso Caprioli forse qualche cosa di buono può nascere.
    Filippo è un Gentleman che ha vinto centinaia di corse sia in piano che in ostacoli e ora la sua idea è formare nuovi Cavalieri sopratutto d’ostacoli. Seguirà progetto …

    15 Luglio 2011 at 00:22 Rispondi
  3. Mio figlio Francesco ha già detto quanto pensava ed i successivi commenti sono quantomeno illuminanti su ciò che ormai manca al mondo dell’ippica. Vorrei però riportare l’esperienza fatta dal mio figlio più piccolo, Andrea, che negli ultimi due anni ha vinto il campionato pony di galoppo alle Capannelle. Questo campionato che si articola in circa 7/8 corse l’anno ed è suddiviso in tre categorie afferenti le varie taglie dei pony, ha avuto, perlomeno nell’esperienza della mia Famiglia come anche di quelle di amici che hanno condiviso queste corse pony, il pregio di avvicinare tanti piccoli cavalieri al mondo dell’ippica. Magari questi ragazzi non diventeranno mai fantini ma tante volte ho sentito dire al Col. Cadorna e ad altri grandi cavalieri che l’esperienza delle corse in piano è molto formativa per i cavalieri che si cimentano nel salto ostacoli o nel completo.

    25 Luglio 2011 at 18:01 Rispondi
    • Carlo Cadorna #

      L’esperienza delle corse (sopratutto quelle ad ostacoli) è fondamentale per conseguire un assetto fermo
      e per acquisire una giusta sensibilità per l’impulso e l’equilibrio del cavallo. L’azione della compagnia
      mette il cavallo in avanti e nell’equilibrio reale. I cavalli da corsa fanno facilmente parabole di sette metri
      quando saltano la riviera, mentre quelli da concorso stentano a passare la larghezza di un normale tempo
      di galoppo: questo fatto dovrebbe essere oggetto di riflessione.

      25 Luglio 2011 at 20:13 Rispondi

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