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CI VUOLE UN CAMBIAMENTO

 

Lo scintillio della cerimonia d’apertura delle olimpiadi non può nascondere il grave schiaffo all’etica dello sport rappresentato dall’ammissione dei cavalieri sauditi responsabili di doping nei confronti dei loro cavalli.    Nemmeno una parola critica da parte delle federazioni:      quindi un’olimpiade che nasce all’insegna della gravissima crisi morale, prima ancora che finanziaria, del vecchio continente.

Mentre i nostri tre rappresentanti individuali si apprestano ad entrare in campo con la grande responsabilità di dare credibilità ad una gestione fallimentare, sono già iniziate, con lo stile di sempre, le manovre elettorali.

Le elezioni sono state fissate per la prima data disponibile:       decisione corretta ma inconsueta che può trovare la sua spiegazione soltanto con la volontà di impedire ai concorrenti, facendo loro mancare il tempo necessario, la campagna elettorale.     A sostegno di questa tesi vi è il fatto che i rappresentanti federali (stipendiati da noi) stanno già facendo il giro delle società a caccia di deleghe: un modo per sottrarre ancora una volta le decisioni a quelli che, con il loro portafoglio, mantengono la FISE e cioè i tesserati.

Ma sopratutto un modo per cercare di perpetuare una gestione che il famoso tecnico Henk Nooren ha definito “disastrosa”.    Siamo l’unica federazione i cui tecnici parlano la lingua della torre di babele.   Ed ancor peggio sarà dopo aver allungato la filiera con l’applicazione del progetto “scuderie”.

Ci vuole invece un unico tecnico che si confronti settimanalmente con i migliori cavalieri individuati dai comitati regionali.  Deve proporre loro un programma di lavoro durissimo che in pochi mesi possa far vedere dei risultati apprezzabili.   In cambio la federazione potrebbe fornire sostegni finanziari e promozionali nonchè cavalli (nati in Italia) a coloro che non ne dispongono.   La riunione settimanale serve a verificare se chi ha aderito al programma ne rispetta i risvolti pratici.     Serve anche a riqualificare gli istruttori.

Quando la condizione dei cavalli abbia raggiunto un livello sufficiente, sarebbe opportuno stabilire un programma di competizioni che verifichi sul campo l’efficacia del lavoro svolto e la scelta dei cavalieri.

In questo modo ed in poco tempo si può verificare la validità del tecnico ed eventualmente sostituirlo.

Mentre noi ci chiudiamo sempre più in un’equitazione autoreferenziale i paesi emergenti hanno assunto i migliori tecnici disponibili e pretendono da essi di vedere i risultati:  così soltanto si spiega la presenza ai vertici stilistici ed agonistici di un cavaliere egiziano ed altri ne verranno non solo nel salto ostacoli ma anche nel completo.

Ecco perchè, allo scopo di non restare indietro, è urgente e necessario un cambiamento radicale.

Carlo Cadorna

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