La FISE ha richiesto a tutti gli aventi causa delle proposte per poter procedere all’aggiornamento dei regolamenti delle discipline olimpiche. E’ un metodo di lavoro intelligente perchè le buone idee possono venire da chiunque: in genere provengono da coloro che sono dotati di intelligenza viva: quella che spesso non è accompagnata da senso pratico. Spetta quindi a chi dirige saper selezionare le buone idee e metterle in valore.
Io ritengo che, come qualsiasi attività direttiva umana, la modifica dei regolamenti non può essere affidata al caso ma deve risultare da un processo logico che sia in linea con gli scopi statutari federali. Lo scopo principale della FISE è quello di favorire lo sviluppo dello sport equestre: ma tutti gli sport si sviluppano quando producono dei campioni ed il nostro non ne produce da 50 anni! La scherma dimostra che i campioni non vengono dalla quantità ma dalla qualità: si dovrebbe favorire il sorgere di società meglio strutturate (“La situazione dello sport equestre in Italia”). I regolamenti devono quindi favorire la qualità dell’equitazione praticata nella preparazione e nell’impiego dei cavalli. Favorire quindi anche la preparazione qualitativa dei cavalieri.
I regolamenti devono quindi riportare le diverse tipologie di gare ad assolvere la funzione per la quale sono state concepite: le gare per i principianti devono permettere loro di prendere confidenza, con tutta la calma necessaria, con l’ambiente ed i problemi della competizione; dovrebbero, inoltre, mettere alla prova gli istruttori e la correttezza della loro didattica (a quando un controllo federale?). Le gare intermedie dovrebbero servire per completare la preparazione tecnica di cavalli e cavalieri: i percorsi dovrebbero essere istruttivi salvaguardando e sviluppando l’impulso. Troppo spesso vediamo, anche nelle categorie più basse, dei tracciati che non sono movimenti di maneggio(“La costruzione dei percorsi di S.O.”). Questi concorsi devono essere maggiormente valorizzati in modo da rendere conveniente la partecipazione alle gare più impegnative soltanto ai binomi che hanno completato la loro preparazione. Questi ultimi concorsi devono avere lo scopo di attirare il pubblico e di costituire una valida preparazione per la partecipazione alle competizioni internazionali. Quindi, poichè nella formula attuale queste gare sono troppo lunghe e noiose nonchè inutili come banco di prova, bisogna adottare dei correttivi: per esempio l’eliminazione al secondo errore; si potrebbe anche pensare a forme di selezione diretta sul campo per arrivare, in poco tempo, a 15-20 cavalieri.
La preparazione dei cavalli è un altro punto dolente dal momento che non ce n’è , in Italia, uno da portare come esempio. Poichè la qualità dell’equitazione si vede nel colloquio tra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo è qui che bisogna intervenire: divieto dell’uso delle redini ausiliarie(“Equitazione, agonismo e benessere del cavallo”), il cui uso è già stato molto limitato dalla FEI (perchè l’Italia non ha adeguato i suoi regolamenti??), e dei chiudi-bocca stretti. Nelle categorie di attitudine, che dovrebbero essere obbligatorie e premiate per i cavalli giovani (“La valutazione dei cavalli giovani”) bisogna dare valore doppio al secondo errore e triplo al terzo, introducendo così un elemento di valutazione oggettivo.
Per concludere, l’interesse ed il dovere federale non può e non deve essere confuso con il piccolo interesse immediato dei singoli cavalieri (ammesso che tali possano essere definiti) che, tra l’altro, non possono essere, nella generalità e salvo eccezioni, d’interesse federale.
Carlo Cadorna
P.S. Ogni contributo, da parte dei lettori, per integrare le linee descritte in questo articolo, sarà molto gradito!
Mi interessa in particolare il discorso riguardante il benessere dei cavalli giovani. Comprendendo che i premi in denaro siano importanti, temo che incentivare tanti concorsi a 4 anni sia dannoso per i puledri.
cordialmente
Filippo Gargallo
Grazie per il suggerimento: scriverò un apposito articolo.